Ci sono storie che vanno oltre il calcio, storie capaci di lasciare un segno indelebile nel tempo. Così è la storia di Renato Curi, centrocampista dal cuore immenso, icona del Perugia, scomparso tragicamente sul campo di gioco il 30 ottobre 1977. Oggi, a distanza di 47 anni, il ricordo di Curi è più vivo che mai, un simbolo eterno per i tifosi biancorossi e per l’intera città. Il Perugia, oggi guidato dal neo-allenatore Lamberto Zauli, scenderà in campo in Sardegna contro la Torres non solo per cercare di conquistare punti preziosi, ma anche e soprattutto per omaggiare la memoria di un calciatore che incarna il vero spirito del Grifo.
Nel match odierno, ogni giocata, ogni tackle e ogni gol saranno dedicati a Renato Curi, alla sua passione per il calcio e alla sua dedizione verso i colori biancorossi. La sua storia, breve ma intensa, ha segnato per sempre il cuore dei tifosi del Perugia, che anche quest’anno, come ogni anno, si stringono nel ricordo del loro eroe scomparso troppo presto. E così, mentre i biancorossi inseguono la vittoria contro la Torres, la memoria di Renato Curi risuona nei cuori dei tifosi, che non smettono mai di ricordare un campione che, pur lasciando il mondo del calcio, è diventato immortale.
Renato Curi, l’ultima partita e una tragedia inaspettata
Era il 30 ottobre 1977, una data destinata a entrare tragicamente nella storia del Perugia e del calcio italiano. Allo stadio Comunale di Pian di Massiano, i biancorossi ospitavano la Juventus per la sesta giornata di campionato di Serie A. Quello che doveva essere un incontro emozionante, si trasformò in una delle giornate più nere della storia calcistica. Più di 30mila tifosi affollavano le tribune per sostenere il Grifo, senza immaginare che quella partita si sarebbe trasformata in una tragedia.
Renato Curi, che aveva recuperato da un infortunio, scese in campo per dare il suo contributo, come sempre, alla causa biancorossa. Il centrocampista, nato a Montefiore dell’Aso, era considerato da mister Ilario Castagner una pedina fondamentale nello scacchiere del Perugia, e la sua presenza sul campo rappresentava uno stimolo in più per tutti i compagni. Una fitta pioggia si abbatté sullo stadio, e le condizioni del campo diventarono difficili. Ciononostante, la partita continuava a ritmo serrato, con entrambe le squadre pronte a darsi battaglia su ogni pallone.
Il primo tempo si concluse senza reti, ma appena cinque minuti dopo l’inizio della ripresa, successe l’irreparabile. Durante uno scatto per recuperare palla, Renato Curi si accasciò improvvisamente a terra, stroncato da un infarto. Il gelo scese sugli spalti, e nonostante i tentativi di soccorso, Curi perse la vita sul campo. Aveva solo 24 anni. La sua morte sconvolse l’intero mondo del calcio, e poco meno di un mese dopo, il 26 novembre, lo stadio di Perugia venne intitolato a lui, divenendo lo Stadio Renato Curi, un tributo perenne a un uomo e a un atleta che ha lasciato un segno indelebile nella storia del Perugia.
La carriera: da Giulianova alla leggenda del Grifo
Renato Curi iniziò la sua carriera calcistica nelle giovanili del Giulianova, squadra che lo prelevò dalla Marconi Pescara. Fin da giovane, dimostrò un talento naturale per il calcio, divenendo titolare in Serie D a soli diciassette anni. Nella stagione 1970-1971, il giovane Curi fu protagonista della promozione del Giulianova in Serie C, una tappa fondamentale nella sua carriera.
Nel 1973, il Como, militante in Serie B, lo notò e decise di dargli un’opportunità in un campionato più competitivo. A vent’anni, Curi esordì così in Serie B, dimostrando di avere le qualità per fare la differenza anche a livelli superiori. Nel 1974, arrivò la chiamata del Perugia, allenato da Ilario Castagner. Per Renato Curi si aprivano le porte di un’avventura destinata a cambiare per sempre la sua vita.
Nel 1974-1975, con il Perugia, Curi fu tra i protagonisti della storica promozione dei biancorossi in Serie A, una conquista attesa da anni dai tifosi. Durante quella stagione, il centrocampista segnò quattro reti, due delle quali decisive contro il Verona, contribuendo alla prima storica promozione della squadra nella massima serie. L’anno successivo, il 5 ottobre 1975, Curi esordì in Serie A in un match contro il Milan.
Uno dei momenti più memorabili della sua carriera fu la partita del 16 maggio 1976 contro la Juventus, quando una sua rete regalò al Perugia una vittoria storica e, indirettamente, consegnò lo scudetto al Torino. Quella partita rimase nella storia per la radiocronaca di Sandro Ciotti, che annunciò la rete di Curi, seguita dal boato del Comunale di Torino per la notizia, riportata in diretta anche da Enrico Ameri. Durante la stagione 1976-1977, Curi fu ancora una volta determinante, aiutando il Perugia a raggiungere un sesto posto che rimase tra i migliori risultati della squadra in Serie A.