La ripartizione delle funzioni della Regione Umbria fra le sedi di Perugia e Terni diventa realtà. L’Assemblea legislativa ha approvato all’unanimità la mozione del consigliere regionale Enrico Melasecche (Lega), che impegna la Giunta a presentare un piano di riorganizzazione degli uffici e dei servizi regionali in un’ottica di equilibrio territoriale e partecipazione dei cittadini.
Il documento, emendato su proposta del consigliere Cristian Betti (Pd), sancisce una volontà politica condivisa: nessun territorio dovrà sentirsi penalizzato, e la riorganizzazione dovrà passare attraverso un dialogo aperto con enti locali, sindacati e comunità.
“È un passo importante verso un regionalismo maturo e condiviso”, ha commentato Melasecche, ricordando come “la presenza della Regione a Terni abbia sempre rappresentato un punto di riferimento certo, frutto di un principio di equa ripartizione tra i due capoluoghi”.
Il consigliere leghista ha rimarcato come negli anni “quel decentramento, pur celebrato a parole, si sia progressivamente ridotto, con funzioni e ruoli dirigenziali concentrati su Perugia”.
La svolta più concreta si materializzerà presto in via Saffi, dove sarà inaugurato il nuovo centro direzionale unico della Giunta regionale. La struttura – un tempo sede del Genio Civile – è stata oggetto di un intervento di consolidamento statico e riqualificazione antisismica, e accoglierà tutti gli uffici regionali oggi dislocati in sedi inadeguate o in affitto.
Come spiegato dall’assessore Francesco De Rebotti, l’operazione comporterà “una notevole razionalizzazione degli spazi e delle attività amministrative” e consentirà alla Regione di restituire al Comune di Terni l’attuale sede del Centro Multimediale, riducendo così i costi di locazione e migliorando l’efficienza interna.
L’intervento non si limita a via Saffi. Anche Palazzo De Santis sarà al centro della nuova organizzazione logistica: qui confluiranno gli uffici dell’Assemblea legislativa, SviluppUmbria, Afor, il Centro per le Pari Opportunità, il Centro Antiviolenza, e in prospettiva uno sportello Arpal per l’utenza.
“È un’operazione a costo zero per la Regione”, ha precisato De Rebotti, ricordando che Palazzo De Santis è stato acquisito dalla Provincia di Terni “grazie a una trascrizione coattiva prevista dalla legge”.
Il risparmio stimato è considerevole: oltre 250 mila euro l’anno in minori spese di gestione e locazione. A questi si aggiungono 800 mila euro di investimenti per la riqualificazione delle aree esterne, finanziati con fondi dell’Accordo di Coesione.
Secondo l’assessore, la nuova articolazione logistica rappresenta “un tassello fondamentale nel percorso di riorganizzazione e valorizzazione del patrimonio regionale”.
L’obiettivo è duplice: ottimizzare le risorse e rendere la pubblica amministrazione più trasparente e competitiva, migliorando la qualità del lavoro dei dipendenti e la fruibilità dei servizi per cittadini e imprese.
“Una pubblica amministrazione capace e moderna è uno degli elementi che rendono un territorio competitivo e attrattivo”, ha aggiunto De Rebotti, sottolineando il valore strategico della riforma per il futuro della Regione.
Il consenso unanime dell’Aula, che ha visto la convergenza di maggioranza e opposizione, testimonia un cambio di passo significativo: dopo anni di dibattiti e promesse, la Regione Umbria avvia finalmente una politica di riequilibrio territoriale concreta e strutturata, riconoscendo pari dignità ai due capoluoghi e restituendo a Terni un ruolo istituzionale forte, non più solo simbolico.
Dopo l’intervento di De Rebotti, è stato Cristian Betti (Pd) a rimarcare il valore politico della mozione, definendola “un atto che supera le appartenenze e guarda al bene comune”.
“Lo spirito del testo – ha spiegato – è condiviso anche dalla maggioranza, in piena coerenza con quanto illustrato oggi dal vicepresidente Bori. È parte del cammino che vogliamo fare insieme, coinvolgendo tutti i gruppi consiliari e i territori”.
Le parole di Betti hanno suggellato il clima di collaborazione che ha caratterizzato la discussione in Aula: un segnale di coesione istituzionale che mancava da tempo nel dibattito sulla gestione amministrativa regionale.