16 Jun, 2025 - 16:00

Caso inceneritore Bioter, la Regione Umbria chiama il Comune di Terni: “Serve un fronte comune a tutela della salute”

Caso inceneritore Bioter, la Regione Umbria chiama il Comune di Terni: “Serve un fronte comune a tutela della salute”

La Regione Umbria tende la mano al Comune di Terni per chiedere supporto nella battaglia legale contro la riaccensione dell'inceneritore Bioter a Maratta. 

Una mossa, quella dell'assessore all'ambiente De Luca, che se da un lato mira a rafforzare l’azione legale contro la riaccensione dell’impianto Bioter, dall'altro ha anche la valenza politica di provare a cavalcare un eventuale diniego da parte del Comune. Ma qua siamo nel campo delle ipotesi di strategia. Perché in ogni caso i due enti si sono sempre detti contrari, con posizioni ufficiali, alla riaccensione. 

I fatti sono che dopo settimane di tensioni, dichiarazioni incrociate e un contenzioso aperto con la società titolare dell’inceneritore di Maratta, l’assessore regionale all’Ambiente Thomas De Luca ha formalmente chiesto al sindaco Stefano Bandecchi la costituzione del Comune nel giudizio pendente al Consiglio di Stato. Un’udienza, quella prevista per il prossimo 25 settembre, che potrebbe risultare decisiva per il futuro dell’impianto, sospeso al momento per motivi tecnici ma al centro di uno scontro istituzionale dagli sviluppi tutt’altro che prevedibili.

Bioter, ricorso al Consiglio di Stato: l’Umbria chiede un fronte comune con Terni

L’iniziativa della Regione arriva a poche settimane dall’annuncio - poi parzialmente rientrato per via di problemi tecnici - della riaccensione dell’impianto di coincenerimento a Maratta, da parte della Bioter, titolare dell’autorizzazione concessa nel 2017 e sospesa nel 2020.

La riattivazione, comunicata unilateralmente dall’azienda a metà maggio, aveva scatenato reazioni durissime, in particolare da parte dell’assessore De Luca, che aveva parlato di “decisione irresponsabile, che ignora la criticità ambientale della Conca Ternana”.

La Regione aveva già impugnato davanti al Consiglio di Stato la sentenza del Tar Umbria n. 819/2024, che aveva annullato la richiesta regionale di riesame dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Al centro del ricorso, la richiesta - che non era stata accolta dal TAR - di subordinare ogni ripartenza dell’impianto all’adeguamento alle cosiddette BAT (Best Available Techniques), previste dalla normativa europea per garantire i più alti standard di tutela ambientale.

Ora, De Luca chiede a Palazzo Spada di schierarsi ufficialmente al fianco della Regione, definendo necessaria e opportuna la costituzione in giudizio del Comune, per rafforzare un fronte istituzionale compatto a difesa del diritto alla salute e della qualità ambientale del territorio ternano”.

Il braccio di ferro tra Regione e Comune, tra collocazione politica e competenze

La vicenda Bioter, al di là del piano tecnico-giuridico, ha assunto da mesi una valenza squisitamente politica. La contrapposizione tra Regione e Comune, infatti, ha spesso preso i toni del botta ee risposta sulle reciproche responsabilità, con il Movimento 5 Stelle, forza di maggioranza in Regione, da una parte, e Alternativa Popolare, partito del sindaco Bandecchi, dall’altra.

Un braccio di ferro che ha generato non poche frizioni. Il sindaco Bandecchi, da sempre contrario alla riattivazione dell’impianto, aveva firmato un’ordinanza per bloccarlo, poi ritirata dopo l’avvio dell’iter di revisione dell’AIA. Nei giorni successivi alla notizia del riavvio, si era affidato ai social per prendere posizione: Fosse per me quell’inceneritore sarebbe già spento. Ma serve coraggio e la testa per fare certe cose serie. Aspetto la chiusura: forza Giunta regionale, tirate fuori gli attributi”. Il vice sindaco Riccardo Corridore, dal canto suo, aveva rilanciato l’ipotesi di termovalorizzatori a plasmazione, sottolineando “l’inefficacia dell’impianto Bioter rispetto alle attuali esigenze ambientali”.

Ma il Movimento 5 Stelle ha ribattuto colpo su colpo, chiarendo che nessuna autorizzazione è arrivata da De Luca e ricordando che “la comunicazione del riavvio risale a quando in Regione governava la giunta Tesei, alleata di Alternativa Popolare”. Un botta e risposta che riflette, in filigrana, la campagna elettorale conclusasi a novembre scorso.

L’impianto resta fermo per ora, ma la battaglia è tutt’altro che chiusa

Secondo quanto comunicato dalla Regione Umbria, la ripartenza dell’impianto è attualmente sospesa per problemi tecnici, ma la situazione resta fluida. L’azienda ha avviato la “fiamma pilota” e ha 90 giorni per mettere a regime l’impianto, con l’obiettivo di tornare a produrre energia bruciando biomasse e rifiuti. Una prospettiva che preoccupa cittadini, comitati e associazioni ambientaliste, che hanno già annunciato azioni legali.

Non a caso, l’assessore De Luca ha ribadito: “Non intendiamo farci espropriare delle nostre competenze. L’impianto non risulta adeguato alle BAT e non può ripartire senza una verifica approfondita”. A fare da sfondo, i 29 milioni di euro dell’accordo con il Ministero dell’Ambiente per il risanamento della qualità dell’aria nella Conca Ternana, a rischio in caso di violazione delle misure concordate.

Nel biennio 2023-2024, la centralina di Maratta ha registrato 41 giorni di sforamento dei limiti di PM10, ben oltre la soglia prevista dalle normative italiane ed europee. Numeri che pesano come macigni, in attesa delle prossime mosse di Palazzo Spada, da cui ora si attende una risposta formale alla richiesta regionale. L’eventuale adesione del Comune al ricorso potrebbe rappresentare un punto di svolta in una vicenda che, ancora una volta, incrocia ambiente, salute pubblica e responsabilità politica.

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Federico Zacaglioni
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