Il TAR boccia il ricorso della CIDAT contro la Regione dell’Umbria per la revoca dell’autorizzazione a realizzare una clinica privata a Terni. Se vorrà riprovarci, la società dovrà ricominciare l’iter da zero. A meno di nuovi, lunghi contenziosi davanti al Consiglio di Stato.
Quello della volontà della società privata CIDAT di realizzare una clinica convenzionata da 82 posti letto a Terni, era stato uno dei temi caldi delle ultime settimane. Ma dopo la battaglia delle relazioni pubbliche, con comunicati e interviste anche il TAR dell’Umbria ha chiuso la porta in faccia al gruppo sanitario di via Ippocrate.

Niente da fare per la società guidata da Maurizio Gambino. Che si era rivolto al Tribunale amministrativo regionale per chiedere l’annullamento dell’atto con il quale, nel 2023, la Regione Umbria aveva dichiarato decaduto l’assenso rilasciato nel 2016 alla realizzazione di struttura da destinare a Casa di cura per complessivi 82 posti letto, alla Domus Gratiae di Terni. Nei giorni scorsi la CIDAT aveva diffuso una serie di comunicati stampa, nei quali ribadiva la sua disponibilità a realizzare le clinica. In attesa proprio della sentenza del TAR.
Sentenza pubblicata proprio ieri dal collegio presieduto dal giudice Pierfrancesco Ungari, che oltre a respingere tutte le argomentazioni della società di diagnostica e sanità, condanna CIDAT anche al pagamento di 2 mila euro a favore della Regione per le spese di giudizio. La Regione dell’Umbria è stata rappresentata in giudizio dall’avvocato Anna Rita Gobbo, mentre gli interessi della CIDAT sono stati curati dall’avvocato Giovanni Ranalli.

Dal TAR stop alla clinica della CIDAT, dopo il diniego della Regione: “Revoca autorizzativa corretta”

CIDAT, che aveva ottenuto l’assenso all’opera nel 2016, sosteneva di averla fermata a causa del COVID. Riprendendo l’iter per le autorizzazioni comunali solo di recente. Poi, qualche mese fa, era arrivato il nuovo Regolamento regionale. Secondo il quale i lavori per la realizzazione degli 80 posti letto sarebbero dovuti partire entro due anni dalla concessione dell’autorizzazione. Facendo così decadere l’assenso per la struttura.

La società diagnostico-sanitaria aveva così deciso di andare al TAR. Ma il Tribunale regionale amministrativo ha dato ragione alla Regione dell’Umbria su tutti i punti del ricorso. Per il collegio giudicante, infatti, “l’esistenza di autorizzazioni (…) non concretizzate, e ciononostante efficaci, da un lato, rischia di frenare nuove iniziative imprenditoriali e congelare così il mercato delle prestazioni sanitarie. Dall’altro, può comportare per l’Amministrazione il rischio, opposto, di autorizzare strutture in esubero rispetto al fabbisogno mettendo in pericolo l’opera di razionalizzazione del sistema sanitario. È dunque logico che, trascorso infruttuosamente il periodo considerato (due anni, ndr), le condizioni di compatibilità in rapporto al fabbisogno complessivo e alla localizzazione territoriale delle strutture, possano essere mutate e comunque debbano essere rivalutate nell’ambito di un nuovo procedimento“.

L’intervento di ampliamento nella clinica di via Ippocrate, in programma da quasi un decennio, avrebbe previsto un investimento di circa 20-25 milioni di euro. Ma per il TAR dell’Umbria “a distanza di circa sei anni dal rilascio dell’assenso regionale, e di oltre cinque dal rilascio dell’autorizzazione comunale e dall’entrata in vigore del regolamento 6/2017, i lavori di realizzazione della struttura della ricorrente non risultavano iniziati (…). Quindi, i presupposti per la decadenza, a norma regolamentare, erano ampiamente maturati“.

La vicenda CIDAT utilizzata politicamente contro il progetto stadio-clinica. Ora la parola fine

La vicenda CIDAT (che in realtà marciava parallela) era stata usata come una clava politica dagli oppositori del progetto Stadio-Clinica. “Dato che ci sono i posti letto già autorizzati a Terni – era uno degli argomenti più utilizzati per mettere in contrapposizione i due progetti – la clinica collegata allo stadio non si può fare“.
E così nei giorni scorsi, dopo i comunicati della società conseguenti all’udizienza di fronte al TAR, era stato chiamato in causa anche il sindaco Bandecchi. Che bloccato dai cronisti davanti a Palazzo Spada aveva in realtà risposto sulla manifestazione di interesse vincolante della Ternana Calcio (ancora mai formalizzata, ndr) rispetto al progetto stadio-clinica. Glissando sul ricorso CIDAT.

Chi vuole il progetto della clinica e il terreno – aveva detto Bandecchi – deve mettere sul piatto 8 milioni di euro“. Un’esortazione che, erroneamente, era stata interpretata come una risposta a CIDAT. Ma che in realtà era un pungolo alla nuova proprietà della Ternana Calcio. Tanto che Bandecchi aveva scritto proprio a via della Bardesca per reiterare la richiesta di un impegno definitivo sul progetto.

Ora, però, anche questo argomento di polemica è rimosso.