Le Regionali della Liguria possono essere paragonate a una volata di ciclismo, col grande favorito (il campo largo) che si lancia troppo presto, certo di vincere, e finisce col prestare il fianco a chi gli sta in scia (il centrodestra). Che poi lo stacca al photofinish.
E ora che ci sono altre due tappe di questo mini-tour, il gioco si riapre anche per la classifica finale. Con le sicurezze di ieri che diventano timori. Col braccino che si accorcia. E con i punti fermi che vengono meno. Il 17 e 18 novembre, infatti, il centrosinistra confida di vincere (e facile) in Emilia Romagna. Ma in Umbria adesso il clima somiglia terribilmente a quello ligure. Certo, qui non ci sono stati scandali (anzi, semmai il centrodestra continua ancora a beneficiare a quelli accumulati dalla sinistra nel recente passato). Però fino a poche settimane fa c’era un sentiment diverso. Le amministrative avevano ringalluzzito la rinnovata coalizione di centrosinistra. Che si era scelta il nome di Patto Avanti. E che ora, con Stefania Proietti, è l’Alleanza in Cammino. E non a caso Donatella Tesei ripete che l’Umbria ha bisogno di correre libera. Perché chi cammina, in una volata da fotofinish, è spacciato.

La sinistra-sinistra aveva ripreso Perugia. E lo aveva fatto dopo dieci anni di amministrazione Romizi, guardato come l’Harry Potter del centrodestra. Capace di governare con abilità, consenso trasversale e coesione Palazzo dei Priori. Il risveglio, però, era stato di quelli choc. Con la candidata del sindaco uscente, Margherita Scoccia, superata sul filo di lana da una Ferdinandi con l’immagine nel futuro ma i piedi ben radicati nella tradizione del “partitone rosso“. Per molti era l’inizio di un’onda lunga. Resa ancora più alta dalle vittorie di Bastia, Marsciano e Castiglion del Lago. I successi del centrodestra a Foligno, Gubbio e Orvieto erano visti come incidenti di percorso. Piccoli graffi da curare con un cerotto.

Le Regionali in Liguria cambiano gli scenari per il centrodestra, ora Tesei guardaal modello Bucci

Era il 30 agosto quando Elly Schlein, segretaria del PD, sceglieva la Festa de l’Unità di Terni per il suo giro dell’estate militante. E nella Terni governata allora da un “equidistante” Stefano Bandecchi, si lanciava nell’evocazione del 3-0. Dava la Liguria per fatta, col suo candidato Andrea Orlando. Dava per scontato il successo in Emilia Romagna, con De Pascale a succedere a Bonaccini. Ed era appena arrivata la designazione di Stefania Proietti a candidata di quello che era ancora il campo largo. Complice il clima di entusiasmo, le salsicce dei militanti e il codazzo dei dirigenti di coalizione, era partita la volata.

Alla fine di ottobre, però, la strada è diventata mano a mano sempre più in salita. Il 3-0 è un obiettivo già non più perseguibile. Perché Giorgia Meloni, con la scelta di Marco Bucci e una coalizione allargata in Liguria, ha stravolto il pronostico. Quello Stefano Bandecchi, trattato anche con un po’ di sdegno da Schlein (“con lui mai“, disse) e che correndo da solo avrebbe regalato Terni al centrosinistra, adesso è nella coalizione avversaria. Donatella Tesei, che sembrava messa all’angolo da una “gioiosa macchina da guerra”, si è scossa. E ha cominciato a rimettere insieme i cocci del consenso, di liste competitive e della narrazione dei risultati ottenuti. E ora vuole fare come Bucci in Liguria, confidando stavolta lei nell’onda lunga. Sulla quale far surfare il centrodestra umbro.

Le ultime due settimane di campagna elettorale devono mobilitare gli elettori indecisi

L’Umbria delle prossime Regionali non è la Liguria, come il centrodestra e il centrosinistra non sono uguali. Ci mancherebbe altro. E paragoni non si possono fare. Ma l’elezione di Bucci in rimonta ha cambiato il mood. Adesso, a poco più di due settimane dal voto, è il centrodestra a sorridere col vento in poppa.
I sondaggi danno Tesei in testa in maniera univoca su Proietti. Chi con largo margine, chi di corto muso. Ma la tendenza è quella. Il centrodestra (se si eccettua qualche nostalgico ternano della battaglia con Bandecchi) fa professione di unità e coesione. Il centrosinistra, invece, ha passato quasi un mese a raccontarsi diverso rispetto alle altre regioni, dove Movimento 5 Stelle e renziani se le sono date di santa ragione. Il grande lavoro dei guru della comunicazione, che tanto aveva appassionato i cronisti delle amministrative perugine, in queste Regionali proprio non si è visto. Tutto è molto tradizionale. Tutto si fa alla vecchia maniera. Santini, riunioni, pranzi, cene, strette di mano. Altro che storytelling.

Lasciamo stare i confronti tra le candidate presidenti. Frequentati, per lo più, da militanti e sostenitori dell’una e dell’altra parte. Sono serviti – come sempre accade – solo a polarizzare. Alimentare i bias dell’una e dell’altra parte. Convincere i già convinti. Le vere campagne elettorali le stanno facendo i candidati consiglieri. dell’una e dell’altra parte. Che stanno battendo il territorio, facendo dichiarazioni, incontrando gente, stringendo accordi con chi conta. E mai come stavolta a decidere sarà la capacità di portare al voto gli indecisi. Già, perché altra grande novità delle elezioni liguri, il partito dell’astensione è diventato quello di maggioranza assoluta. Chi sarà capace di mobilitare gli elettori? Chi sarà capace di portare al voto gli indecisi e i delusi?