Il rebus energia per Arvedi AST scalda politica e sindacato. Da quando Dimitri Mernecali, AD dell’acciaieria di viale Brin ha lanciato l’allarme, raccolto da Tag24 Umbria, degli extracosti elettrici, la situazione è andata via complicandosi. Prima con l’alert acceso dalla fabbrica di viale Brin che sul tema organizzerà una mostra. Poi con l’annuncio alle segreterie territoriali di FIM, FIOM e UILM, Fismic e UGL che il costo insostenibile dell’energia induce il gruppo ad approvvigionarsi con bramme di produzione asiatica. Pagate sul mercato allo stesso prezzo del rottame ferroso usato per le produzioni di acciaio nei forni elettrici. E infine con i conti sciorinati ai sindacati da Menecali e dal responsabile dell’HR Scordo. Che hanno ricordato che gli energivori italiani pagano l’energia 95 euro a megawatt/ora contro i 32 della Germania, i 24 della Francia, i 53 della Spagna.
“Non possiamo che esprimere la preoccupazione sul ritardo per la stipula dell’Accordo di programma – dicono i sindacati -. Uno stallo interminabile che può rappresentare un rischio per l’investimento record per la siderurgia italiana e per quello che per AST“. La nota si conclude con la chiamata alla responsabilità di tutti gli attori politici, istituzionali e delle rappresentanze sociali affinché il rebus della soluzione energetica non resti, ancora una volta, senza soluzione.
Rebus energia, l’intervento di Cardinali (Comune di Terni): “Il ministro Urso si attivi con Enel come promesso”
Il primo a prendere carta e penna è l’assessore allo sviluppo economico del Comune di Terni, Sergio Cardinali. E all’accusa di immobilismo istituzionale risponde con i risultati raggiunti dall’amministrazione Bandecchi.
“Abbiamo dato una risposta al tema della bonifica e messa in sicurezza della discarica del Comune a spese di AST – afferma Cardinali – con l’accordo siglato al tavolo ministeriale. Ma ora bisogna avviare il percorso sul tavolo di concertazione territoriale con l’azienda e gli altri stakeholder. Che dovrà portare a un sensibile miglioramento delle questioni ambientali del territorio ternano. Come Comune vogliamo attivare una traiettoria inversa in termini di inquinamento. A partire dai problemi di sempre polveri, vibrazioni, metalli pesanti. Bene quindi la certificazione ambientale di AST. Un primo passo verso un nuovo rapporto dell’azienda con la città di Terni“.
Ma è sull’energia che l’intervento dell’assessore comunale indica l’elefante nella stanza. Quelli che tutti sembrano non vedere. Come si risolve il rebus energetico? E Cardinali svela un retroscena. Quello dell’impegno ministeriale a un confronto con Enel per abbassare la bolletta dell’acciaieria.
“Resta da sciogliere il nodo energetico che tiene il bilico l’Accordo di programma – argomenta -. Resta necessario capire come attuare un piano energetico per allineare i costi a quelli dei competitor. L’impegno del ministro Urso, preso al tavolo nazionale, di avviare un confronto con Enel non è più rinviabile. Come non è rinviabile una soluzione europea, verso una indipendenza energetica del continente. Consentendo un riequilibrio dei costi per gli stati membri a salvaguardia del settore manifatturiero, che rappresenta ancora um peso specifico irrinunciabile per il vecchio continente
Sul tavolo territoriale di concertazione con AST sarà fondamentale anche il nuovo rapporto tra la Fondazione Arvedi e lo sviluppo turistico e culturale del territorio ternano, come dichiarato dall’azienda durante la stipula dell’accordo sulla discarica di Valle“.
Il PD di Terni alza i toni sul futuro dell’area a caldo: “Basta con i balletti sull’Accordo di programma o si perde competitività”
E poi arriva la nota del PD, che solleva il problema del rischio di sopravvivenza per l’intera area a caldo dell’acciaieria di viale Brin. Quella dei forni fusori. Quella più energivora e, di conseguenza, più costosa. Se comprare le bramme già semilavorate nel sud-est asiatico costa quanto comprare i rottami, viene da sé che il rischio di una messa in discussione dell’intero reparto possa tornare d’attualità.
Sono il segretario dell’Unione comunale PD, Pierluigi Spinelli, e il responsabile Lavoro e welfare, Emidio Gubbiotti a sollevare il polverone.
“Una situazione insostenibile, che ancora una volta mette a rischio l’area a caldo dell’acciaieria – affermano in una nota -. Situazione risolvibile solo attraverso l’Accordo di programma sempre rinviato. Registriamo la latitanza e l’immobilismo del sistema istituzionale: Governo centrale, Regione Umbria, Comune e Provincia di Terni. L’investimento da un miliardo di euro del gruppo Arvedi AST continua ad essere bloccato dal mancato dell’Accordo di Programma nazionale da cui dipende il piano industriale. Governo e Ministri, Giorgetti prima, ora Urso, lo annunciano come imminente a ogni occasione elettorale, ormai da due anni, senza esito. La presa in giro è continua e aggravata dagli enti locali e regionali“
Anche i due esponenti DEM sottolineano l’ottenimento della certificazione ResponsibleSteel ottenuta da Arvedi AST. “Questo patrimonio industriale, occupazionale e di competenza tecnica e ambientale – conclude la nota del PD – rischia, insomma, di essere compromesso dall’inadeguatezza e dall’indifferenza del Governo nazionale, a cui compete una scelta decisiva. Ma anche dalla incompetenza che stanno dimostrando Regione e Comune, capaci solo di promesse e incapaci di qualunque azione concreta a sostegno dei settori più avanzati dell’industria ternana e umbra“.