11 Jun, 2025 - 10:40

Decimo rapporto Caritas Perugia, la povertà cresce e diventa cronica

Decimo rapporto Caritas Perugia, la povertà cresce e diventa cronica

È stato presentato ieri al Villaggio della Carità di via Montemalbe di Perugia, il decimo rapporto annuale della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve. 'Intreccio di reti, reti per includere', questo il titolo, mostra come nel corso del 2024 sia cresciuto il numero di coloro che hanno richiesto aiuto al centro di ascolto, anche se rispetto agli anni precedenti, l'aumento è stato più contenuto, attestandosi al +1,5% rispetto al 2023.

Cresce la povertà in Italia

Nel corso del 2024 nel mondo la ricchezza dei miliardari è cresciuta esponenzialmente e così è accaduto anche in Italia dove un esiguo 5% delle famiglie detiene quasi la metà della ricchezza nazionale, ovvero il 47,7%. 

"L'estrema concentrazione di ricchezza al vertice non è solo un male per l'economia, ma un male per l'umanità" si legge nel report della Caritas diocesana di Perugia. Nel 2024, in base ai dati Istat, il 23,1% della popolazione italiana, cioè 13 milioni e 525 persone, è a rischio di povertà od esclusione sociale. Un dato superiore a quello del 2023 quando si attestava al 22,8%. Numeri che restituscono lo spaccato di una società dove la povertà cresce e diventa endemica.

Caritas Perugia, povertà "stabile" nel 2024

In base ai dati forniti dall'osservatorio perugino, nel 2024 i richiedenti aiuto che si sono rivolti al Centro di ascolto diocesano sono stati in totale 1.832, di cui 469 nuclei italiani, 1.294 stranieri e 69 con doppia cittadinanza. 

Dopo il forte incremento di utenti che si era rilevato nel periodo nel 2020-2023, prima a causa della pandemia e poi per l’inizio del conflitto russo-ucraino, fattori che hanno determinato nell’arco di pochi anni un aumento complessivo degli utenti di circa il 73,9%, il 2024 sembra aver rappresentato un anno di stabilizzazione del fenomeno della povertà nella Diocesi.

Del totale dei 1.832 richiedenti aiuto del 2024, solo una parte si è recata al Centro d’ascolto diocesano nell’anno per la prima volta, ovvero 668 utenti (il 36,5% del totale); ulteriori 257 (14,0%) si erano invece presentati per la prima volta nel corso del 2023.

A incidere sulla povertà è soprattutto la solitudine che colpisce trasversalmente: quasi la metà delle persone aiutate dalla Caritas perugina lo scorso anno, sono italiani soli. Per quanto riguarda i cittadini stranieri, è il Marocco il Paese con più richiedenti per gli uomini mentre la Nigeria per le donne.

L'allarme è anche sul fronte abitativo dove si evidenziano 176 persone in povertà assoluta, che non hanno un tetto. A incidere sono i bassi livelli di scolarizzazione e occupazione ma c'è anche il lavoro povero, che non permette di vivere dignitosamente: nel 2024 è cresciuta l'incidenza delle richieste da parte degli occupati che rappresentano il 19,7%, 360 persone.

La povertà diventa cronica

Questi ultimi dati mostrano come quello della povertà sia un fenomeno "cronico" dove gli utenti che tendono a presentarsi al Centro d’ascolto diocesano in maniera più o meno ricorrente nel corso degli anni.

A conferma di ciò, i dati evidenziano come tra i 1.832 richiedenti aiuto del 2024, 214 (l’11,7%) hanno aperto la propria scheda oltre 10 anni prima. "Questi oltre 200 utenti, per circa un terzo italiani e per i restanti due terzi stranieri o con doppia cittadinanza, rappresenta uno “zoccolo duro” di poveri le cui caratteristiche varrebbe la pena analizzare meglio, per comprendere quali sono i fattori che incidono maggiormente sul permanere di una situazione di povertà nel lungo periodo" si legge nel report.

Trend stabile anche nel 2025, i dubbi per il 2026

Come sottolineato dal direttore della Caritas, don Marco Briziarelli, intervenuto insieme all'economista Pierluigi Maria Grasselli e all'arcivescovo Ivan Maffeis, il primo trimestre del 2025 appare in linea con quello del 2024, con 769 persone che si sono rivolte al centro di ascolto diocesano.

Una stabilizzazione "difficoltosa" l'ha definita Briziarelli, che preoccupa perché, sottolinea "non so se riusciremo a garantire tutti i servizi nel 2026".

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Sara Costanzi
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