Il tratto umbro dell’autostrada del Sole si è trasformato nel teatro di un incidente che cela una storia di criminalità ben più ampia: un furgone, carico di rame rubato, si è ribaltato tra Fabro e Orvieto, all’altezza di Ficulle, in direzione sud. L’incidente autonomo ha messo in moto una serie di indagini che puntano a smascherare i responsabili di uno dei tanti episodi che evidenziano il dilagante problema dei furti di rame in Italia.

Quando gli agenti della polizia stradale di Orvieto sono giunti sul luogo dell’incidente, si sono trovati davanti a una scena insolita. Il furgone, ribaltato e abbandonato, non conteneva alcun passeggero o conducente, ma una grande quantità di rame, materiale che gli investigatori hanno rapidamente identificato come rubato. L’ipotesi più plausibile è che i ladri abbiano abbandonato il veicolo dopo l’incidente e siano fuggiti a piedi nelle campagne circostanti. Tuttavia, non si esclude che un altro veicolo, condotto da complici, li abbia prelevati per garantirne la fuga.

Le targhe del furgone hanno aggiunto un ulteriore tassello all’intricato puzzle: quella esterna, italiana, apparteneva a un’auto radiata dal pubblico registro automobilistico, mentre all’interno del mezzo è stata rinvenuta una targa bulgara. Le indagini hanno poi rivelato che il furgone stesso era stato rubato a metà ottobre nella zona di Avellino. Gli investigatori della polizia stradale sono ora impegnati a ricostruire il percorso del veicolo e a individuare il luogo esatto del furto di rame, che sembra essere di proprietà di Enel.

Il furgone carico di rame rubato ultimo episodio di una serie di furti che affliggono l’Italia

L’incidente sul tratto umbro dell’autostrada del Sole è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di furti di rame che affliggono l’Italia. Questo tipo di criminalità, spesso definito “oro rosso” per il valore economico del rame, rappresenta un problema di portata nazionale e internazionale. Il materiale è molto richiesto sul mercato nero per la sua versatilità e resistenza, utilizzato in settori che spaziano dall’elettronica all’edilizia.

Secondo i dati più recenti, in Italia avvengono migliaia di furti di rame ogni anno, con un impatto significativo non solo sulle aziende colpite, come Enel e Ferrovie dello Stato, ma anche sulla collettività. Le interruzioni di corrente elettrica, i disagi nel trasporto ferroviario e i danni alle infrastrutture causati da questi furti comportano costi economici e sociali considerevoli.

I furti di rame sono spesso opera di organizzazioni ben strutturate. Questi gruppi criminali agiscono con precisione e rapidità, prendendo di mira linee elettriche, cabine di trasformazione, cantieri edili e siti industriali. Una volta sottratto il materiale, il rame viene rivenduto sul mercato nero, spesso all’estero, dove le normative sul riciclaggio dei metalli sono meno rigide.

Nel caso specifico dell’incidente sul tratto umbro dell’autostrada, l’uso di targhe false e di un veicolo rubato testimonia l’organizzazione dei ladri, che pianificano ogni dettaglio per ridurre al minimo il rischio di essere identificati. Tuttavia, l’incidente potrebbe rappresentare un punto di svolta nelle indagini, offrendo alle forze dell’ordine elementi fondamentali per risalire alla rete criminale coinvolta.

Il fenomeno dei furti di rame non si limita a causare danni economici alle aziende, ma genera un effetto a catena che colpisce tutta la società. Le interruzioni nel servizio elettrico possono paralizzare intere aree, mentre i ritardi nel trasporto ferroviario, spesso legati alla sottrazione di cavi, causano disagi per migliaia di pendolari ogni giorno.

L’ammontare dei furti di rame nel nostro paese supera i 100 milioni di euro l’anno

Secondo un rapporto del 2023, il costo annuo dei furti di rame in Italia supera i 100 milioni di euro. A ciò si aggiunge l’impatto sulle operazioni di manutenzione e sicurezza, che richiedono ingenti risorse per la sostituzione del materiale rubato e il ripristino delle infrastrutture danneggiate.

Negli ultimi anni, le autorità italiane hanno intensificato gli sforzi per combattere i furti di rame. Tra le misure adottate vi sono l’aumento dei controlli sui depositi di metalli, l’installazione di sistemi di videosorveglianza nei siti a rischio e l’introduzione di normative più severe per il riciclaggio del rame. Tuttavia, il problema persiste, alimentato dalla crescente domanda di questo materiale sul mercato internazionale.

Il caso di Orvieto evidenzia l’importanza della collaborazione tra forze dell’ordine e aziende. L’uso di tecnologie avanzate, come sensori anti-intrusione e GPS per il tracciamento dei mezzi, potrebbe rappresentare un ulteriore passo avanti nella prevenzione di questi crimini. Inoltre, campagne di sensibilizzazione mirate a coinvolgere la comunità potrebbero favorire la segnalazione tempestiva di attività sospette, contribuendo così a contrastare il fenomeno.

Si stanno adottando materiali alternativi al rame per proteggere infrastrutture

Enel, ad esempio, ha investito in tecnologie innovative per proteggere le sue infrastrutture, come l’uso di materiali alternativi al rame e l’implementazione di sistemi di allarme integrati. Questi sforzi, uniti a una maggiore collaborazione con le autorità, stanno iniziando a dare i primi risultati.

Mentre le autorità continuano a indagare sul caso del furgone ribaltato, la caccia ai ladri prosegue. Le ricerche nelle campagne circostanti non hanno ancora dato risultati concreti, ma gli investigatori restano fiduciosi. L’ipotesi più accreditata è che i responsabili siano già lontani, aiutati da complici che li hanno prelevati subito dopo l’incidente.

Nel frattempo, il ritrovamento del rame rubato rappresenta un piccolo ma significativo successo nella lotta contro questo tipo di crimine. Le autorità sperano che l’analisi dei dettagli, come le targhe false e il percorso del furgone, possa fornire indizi utili per smantellare la rete criminale coinvolta.