Ci ha lasciati una leggenda assoluta della musica. Il primo uomo di origine afroamericana ad aver giocato un ruolo da protagonista indiscusso nel mondo dello spettacolo (e non solo) su scala mondiale. Trombettista, arrangiatore, compositore e produttore fra gli altri, anche di Frank Sinatra e Michael Jackson. Ieri, all’età di 91 anni, Quincy Jones, meglio noto come “Q”, si è spento nella sua casa di Bel Air, in California, circondato dall’affetto della sua famiglia.

Il nome di Quincy Jones è legato indissolubilmente anche all’Umbria e in particolare a Umbria Jazz. Perché “Q” oltre ad aver lavorato con alcuni dei maggiori artisti che si sono esibiti negli oltre cinque decenni della kermesse perugina, scelse lui stesso quel palco per festeggiare i suoi 85 anni, nel 2018. Proprio durante la 45esima gli venne assegnato il primo “Umbria Jazz Award” di sempre. E da UJ è arrivato un commosso addio all’immenso Jones.

Quincy Jones: un’icona dello showbiz

In oltre settant’anni, Quincy Jones ha saputo imprimere un marchio indelebile all’intera storia dello show business. Originario di Chicago dove nacque nel 1933, la musica rappresentò per lui il rifugio durante gli anni difficili dell’infanzia, tra ristrettezze economiche e la malattia mentale della madre. A dieci anni si trasferì con la famiglia a Seattle dove strinse amicizia con un talentuoso pianista, purtroppo cieco: era Ray Charles, di due anni più grande di lui.

Una carriera incredibile – scrivono da Umbria Jazz – che ha fatto di “Q” una icona dello spettacolo, non solo della musica, ed uno degli intellettuali afroamericani più rispettati e influenti di sempre. E non si può dire che sia stato un genio incompreso se si pensa che tra i riconoscimenti che gli sono piovuti addosso, non solo in America (la Francia lo ha insignito della Legion d’Honneur) ci sono 79 nomination e 28 vittorie ai Grammy, incluso il più prestigioso di tutti, il Grammy Legend Award, assegnato soltanto a quindici artisti. Le lauree ad honorem e i master delle più prestigiose università, da Harvard a Princeton a Seattle, non si contano“.

Dall’amico Ray Charles a Michael Jackson, tutti i nomi di “Q”

Trombettista di ottimo livello, la sua carriera partì come jazzman ma seppe presto ampliare i suoi orizzonti. Instancabile talent scout, dagli anni ’50 approdò alla produzione collaborando con artisti come Frank Sinatra, Barbra Streisand e Tony Bennett. E da lì una lunga schiera di star che sarebbe impossibile elencare tutte. Count Basie, Duke Ellington, l’amico Ray Charles, Sarah Vaughan, Dizzy Gillespie, Miles Davis, Dean Martin, Clifford Brown & Helen Merrill, Dinah Washington, Lionel Hampton, Diana Ross e Ella Fitzgerald. Produsse due dischi anche in Italia, uno per Tony Renis nel 1964 e l’altro nel 1973, per Lara Saint Paul e collaborò per le registrazioni con musicisti italiani.

Diventò il più potente produttore discografico di sempre quando dopo aver conosciuto Michael Jackson, produsse il suo Off the Wall del 1979 che vendette oltre 30 milioni di copie. La collaborazione con Jacko si estese anche al lavoro successivo, quello che sarebbe diventato l’album più venduto di tutti i tempi: Thriller. I due lavorarono ancora insieme con Bad del 1987. Nel mezzo ci fu il travolgente successo di We Are the World, scritta da Jackson e Lionel Richie per raccogliere fondi a favore delle popolazioni africane colpite dalle carestie.

Una causa che Jones sposò immediatamente essendo sempre stato anche un attivista sul fronte dei diritti civili, sostenitore di Nelson Mandela e di Martin Luther King oltre che di numerose cause umanitarie. Inossidabile esploratore musicale, Jones fu anche un raffinato compositore per il cinema firmando una trentina di colonne sonore di celebri pellicole. Tra cui L’uomo del banco dei pegni, La calda notte dell’ispettore Tibbs e A sangue Freddo. Oltre a serie tv come Ironside e allo show di Bill Cosby.