Nella storia della cinematografia, esiste un prima e un dopo Quarto Potere (Citizen Kane, 1941) di Orson Welles, che ha radicalmente cambiato il modo di fare cinema e quello di guardarlo. La convergenza degli storici è quasi unanime, Quarto Potere è un film così potente e stratificato, così profetico e al tempo stesso misterioso, che a ogni visione, continua a mostrare qualcosa di nuovo.

Martedì 23 e mercoledì 24 aprile arriverà in versione restaurata, al Politeama Lucioli di Terni, in lingua originale con sottotitoli. Alle 20:45 ci sarà l’introduzione a cura di Sentieri del Cinema e a seguire, la proiezione. Ne abbiamo parlato, in esclusiva per Tag24 Umbria, con Maria Rita Fedrizzi, la storica del cinema che da oltre dieci anni in città, riesce a parlare a intere generazioni, che ha appassionato con le sue introduzioni, sempre puntuali e rivelatrici.

Quarto Potere è universalmente riconosciuto come uno dei film più importanti della cinematografia mondiale, se non il più importante. Che cosa significa per te confrontarti con quest’opera?

C’è anzitutto una sconfinata ammirazione, tenendo conto dell’età che aveva Welles (26 anni ndr). C’era stato un film precedente, ma era di supporto a uno spettacolo teatrale quindi non era un’opera con una propria autonomia. Questo è il vero film di esordio di Welles e in un certo senso è il primo e l’ultimo, il che è straordinario, perché è già così perfetto. Un unicum nella storia del cinema, che affronto con un sentimento reverenziale“.

Ci sono altri aspetti che reputi particolarmente affascinanti di questo film?

Il fatto che abbia anticipato alcune tematiche estremamente attuali, come la pervasività dei media che riescono a influenzare le nostre vite. É anche un film che se rivedessimo fra cento anni, avrebbe comunque la stessa bellezza e lo stesso valore, perché quello che conta, più della lettura politica o sociologica, è la lettura umana e esistenziale. Ovvero la questione che in fondo, non riusciamo mai veramente a conoscere un essere umano. Kane è inconoscibile, Kane è destinato a rimanere un mistero, così come ciascuno di noi. La doppia lettura del finale in questo senso è emblematica“.

Sentieri del Cinema è la realtà che a Terni ha riportato la storia del cinema, nella sala cinematografica, grazie anche all’importante collaborazione con la Cineteca di Bologna. Volevo ripercorrere con te la vostra storia e capire che tipo di risposta avete avuto dal pubblico.

Abbiamo iniziato nel 2012 con le prime introduzioni al Politeama. Le primissime volte, eravamo in tre o quattro in sala. Altre persone di fronte a una risposta di questo tipo, avrebbero desistito. Invece ho sempre continuato a crederci. Adesso con Dario Argento (con la versione restaurata di Profondo Rosso ndr) siamo arrivati a settanta persone in una sera. La cosa bella è che è un pubblico veramente trasversale, sia per quanto riguarda l’età che per quanto riguarda il background, è un pubblico eterogeno che oggi condivide un fortissimo senso di comunità: quello delle persone che hanno in comune la passione per il cinema che è stato e che hanno il piacere di vederlo o rivederlo in sala. É diventato quasi un appuntamento identitario“.

Quanto è necessaria oggi l’educazione cinematografica?

É fondamentale perché siamo immersi continuamente nelle immagini, di tutti i tipi e la maggior parte delle volte non siamo in grado di decodificarle. La nostra è una lettura veloce, inconsapevole. Credo che questi appuntamenti nello sviscerare i film, aiutino anche a leggere poi tutte le altre immagini. L’educazione cinematografica fornisce degli strumenti per la lettura del reale“.

La trovo una cosa importantissima, soprattutto per i giovani.

Da anni si parla di cinema nelle scuole, però viene trattato in maniera discontinua. Ultimamente, soprattutto con Dario Argento, abbiamo avuto in sala dei diciottenni che entrano alle 20:40 per non perdersi l’introduzione, quando potrebbero venire tranquillamente alle 21. Fornire degli strumenti critici per leggere quello che andranno a vedere, è un grande risultato“.