Nel quartiere di San Martino di Gubbio, davanti al Palazzo del Capitano del Popolo esiste una “pietra” particolare che consiste di una serie di tessere giustapposte nella forma ovale tipica dello zodiaco che è volgarmente detta “pietrone”.
Per certificare l’essenza sacrale di questo oggetto va detto che durante la processione del Venerdì Santo la lettiga del Cristo Morto viene depositata per qualche istante proprio sopra questa pietra. La tradizione vuole che questa, altro non fosse se non una pietra batti-sedere, usata per i debitori inadempienti che messi “in braghe di tela” subivano il pubblico ludibrio.
È evidente che nel medioevo si fosse persa la nozione della natura di questa pietra e che per un periodo l’avessero adibita a questo uso anche se l’episodio della processione del Cristo morto denota una reminiscenza di tipo religioso-sacrale.
Per la forma e per la suddivisione in settori della corona che la circonda va senz’altro classificata come pietra augurale. E di questo parla il grande studioso Massimo Pallottino nel suo libro “Etruscologia”, quando introduce l’arte augurale presso gli Etruschi. Lo studioso riproduce una pianta molto simile a quella del “pietrone” nella quale distingue una parte àntica e una parte pòstica oltre a una parte favorevole e un’altra sfavorevole corrispondente alla sinistra e alla destra dell’augure che dava la schiena al Settentrione.
Rimossi i paletti che proteggevano la pietra nel quartiere di San Martino
Questo antico reperto aveva la protezione di una sorta di ringhiera costituita da quattro paletti removibili uniti da una catenella che recentemente qualcuno ha rimossi dopo che presumibilmente un automezzo ne aveva colpito alcuni deformandoli.
Ormai da qualche mese il pietrone si trova sguarnito e le autovetture sono tornate a parcheggiarvi sopra come un tempo.
“Lo aveva ristrutturato mio nonno che faceva parte della Università dei Muratori e degli Scalpellini – ci racconta Martina Corazzi, studiosa di storia eugubina – negli anni 80. Ora c’è bisogno di intervenire con una ristrutturazione dell’intero manufatto. Oggi ormai la gente ha tolto la recinzione e ci parcheggia sopra senza ritegno. È una vera e propria vergogna”.
È vero, è una vergogna, abbandonare una tessera importante della nostra storia nelle mani della gente senza che quanti sono deputati alla sua tutela intervengano in maniera adeguata a tutelarla.
Il patrimonio culturale di Gubbio potrebbe diventare in prospettiva il “core business” della nostra economia ma come potrebbe mai rivestire questo ruolo se noi continuiamo a danneggiarlo e a sminuirlo? Certo, con una politica oculata, non se ne potranno raccogliere i frutti se non in tempi medio-lunghi ma se si continua a maltrattarlo i tempi diventeranno eterni…
Bisogna anche considerare che questo antico manufatto giace al centro del quartiere di San Martino, una perla del medioevo e forse una delle parti più antiche di Gubbio.
Il quartiere di San Martino dovrebbe essere classificato per intero come bene culturale d’insieme. Non una sequela di palazzi e di vie ma un unicum inscindibile. Come le note che unite vanno a formare lo spartito di una sinfonia e che non possono essere disgiunte dall’insieme che vanno a formare.
Per tutelare un bene culturale bisogna conoscerne il significato
È evidente che il modo migliore per tutelare qualsiasi bene culturale è quello di facilitarne la conoscenza. Se le persone che hanno tolto i paletti di recinzione avessero conosciuto il significato di quell’oggetto, forse si sarebbero astenuti dal commettere un atto tanto sciocco.
Ciò che è stato possibile in altre città d’arte deve essere possibile anche a Gubbio. Quel è il discrimine che fa di Gubbio una città di seconda categoria rispetto a Siena o a Pisa?
Non fatemi dire che sono gli abitanti che fino a oggi, ogni volta che sono stati chiamati a scegliere chi li avrebbe governati, hanno operato con disattenzione.
Oggi è venuto ancora una volta il momento di scegliere con discernimento non con disattenzione. Fate sì che la nostra città non scenda la china verso la quale si è incamminata. Per questo motivo è necessario reagire e dimostrate il proprio amore per essa.
Chiuderò con una citazione da un film di fantascienza degli anni 90, “Independence Day”, che sia un soprattutto augurio per Gubbio: “Noi non ce ne andremo in silenzio nella notte”.