27 Jun, 2025 - 12:30

Quando l’impresa fa cultura: da Luisa Spagnoli a Brunello Cucinelli, le storie degli imprenditori umbri che hanno fatto grande la regione

Quando l’impresa fa cultura: da Luisa Spagnoli a Brunello Cucinelli, le storie degli imprenditori umbri che hanno fatto grande la regione

Siete pronti a intraprendere un viaggio avvolgente nel cuore autentico dell’Umbria, dove impresa e cultura si fondono in un’unica visionaria espressione? In questa terra di colline sinuose, borghi carichi di storia e tradizioni che sussurrano emozioni, emergono storie straordinarie di donne e uomini che hanno reso il fare impresa un atto di civiltà, un gesto di bellezza e un ponte tra memoria e futuro. Dalla lungimiranza di Luisa Spagnoli, capace di coniugare innovazione industriale e attenzione al benessere delle persone, alla visione etica e umanistica di Brunello Cucinelli, che ha trasformato il borgo di Solomeo in un modello internazionale di armonia tra profitto, dignità e bellezza: sono solo due delle tante anime di un’Umbria che non smette di sorprendere. Un’Umbria che sa creare valore coltivando ideali profondi, dove l’impresa diventa veicolo di cultura, custode di memoria e seme di futuro.

In questo articolo vi porteremo alla scoperta di figure visionarie che hanno saputo coniugare sviluppo e responsabilità, estetica e comunità, impresa e cultura. Preparatevi a lasciarvi affascinare da racconti autentici e profondi, dove il lavoro non è soltanto un mezzo, ma una missione. Perché in Umbria, quando l’impresa incontra l’anima, nasce qualcosa di unico e duraturo: un’eredità da raccontare, da vivere, da custodire.

Luisa Spagnoli – L’imprenditrice avant‑garde che ha modernizzato l’Umbria

C'è un nome che, da solo, evoca eleganza, coraggio e innovazione. Un nome profondamente legato alla storia dell’Umbria e alla sua capacità di reinventarsi con grazia e determinazione: Luisa Spagnoli. Nata a Perugia nel 1877, è stata molto più che una brillante imprenditrice: è stata una pioniera nel senso più autentico del termine, capace di intuire e mettere in pratica, con decenni di anticipo, una visione d’impresa umanistica e moderna.

Nel 1907 co-fondò la Perugina, destinata a diventare uno dei marchi più iconici del made in Italy, dando vita – nel 1922 – al celebre Bacio, piccolo capolavoro di marketing e gusto, la cui storia è intrisa di romanticismo e genialità. Ma Luisa non si fermò al successo commerciale: fu lei, negli anni Venti, a lanciare l’allevamento del pregiatissimo coniglio d’angora, e a fondare la Città dell’Angora, un modello assolutamente rivoluzionario per l’epoca.

Non si trattava solo di un centro produttivo, ma di un ecosistema pensato per il benessere delle operaie: asili nido, piscina, ambulatori, mensa, attività ricreative e supporto economico alle famiglie. Un’idea di welfare ante litteram, che affondava le radici in una visione profonda della dignità del lavoro e della centralità della persona.

Luisa Spagnoli ha saputo modernizzare l’Umbria senza tradirne l’anima, unendo rigore imprenditoriale e cuore. Ancora oggi, il suo esempio continua a ispirare generazioni di imprenditrici e imprenditori che credono che l’impresa, se guidata da valori, possa davvero cambiare la società.

Brunello Cucinelli – Il “Capitalismo Umanistico” che parla al mondo

C'è qualcosa di profondamente poetico nella parabola imprenditoriale di Brunello Cucinelli: un uomo partito da Castel Rigone, piccolo borgo umbro, figlio di contadini e cresciuto tra i valori semplici della terra e della dignità del lavoro. Da lì, con determinazione e una visione straordinaria, ha costruito un impero del cashmere di altissima gamma, diventato sinonimo di eleganza senza tempo e di uno stile imprenditoriale unico al mondo.

Fondata nel cuore della regione, la sua azienda oggi fattura oltre 600 milioni di euro, ma il vero capitale di Cucinelli non si misura solo nei numeri. È un capitale umano, etico e culturale. Alla base della sua filosofia c’è quella che lui stesso definisce “Capitalismo Umanistico”: un modo di fare impresa in cui il profitto non è mai disgiunto dalla cura per le persone, dalla bellezza e dal rispetto della vita.

Gli operai della sua azienda percepiscono salari superiori alla media, godono di mense aziendali con prodotti del territorio, orari di lavoro equilibrati e ambienti dove il tempo è scandito dal rispetto e non dalla frenesia. Ma il cuore pulsante della sua visione è Solomeo, borgo medievale che Cucinelli ha riportato in vita con uno straordinario progetto di rigenerazione: un teatro, una biblioteca, una scuola di arti e mestieri, oltre al restauro integrale del centro storico e del paesaggio circostante.

Solomeo oggi non è solo il quartier generale della sua impresa: è un manifesto vivente di come il lavoro possa essere non solo strumento di reddito, ma espressione di bellezza, cultura e armonia. Cucinelli non ha semplicemente costruito un’azienda: ha costruito una visione del mondo in cui l’etica non è un valore accessorio, ma il fondamento stesso dell’agire economico.

Umberto Ginocchietti – Il tessile umbro che ha vestito l’élite della moda internazionale

Tra i nomi che hanno scritto la storia silenziosa, ma profondamente incisiva, del Made in Umbria, quello di Umberto Ginocchietti merita un posto d’onore. Originario di Perugia, Ginocchietti fu tra i pionieri assoluti che, tra gli anni ’60 e ’80, trasformarono una regione a vocazione agricola in un centro d’eccellenza per la maglieria di alta gamma.

Con lungimiranza e spirito imprenditoriale, fondò lanifici a Solomeo, Ponte Felcino, Valfabbrica e Colombella, contribuendo a dare vita a un vero e proprio distretto tessile. Ma fu soprattutto la sua idea di filiera integrata – dalla fibra al capo finito – a rivoluzionare il tessuto produttivo locale: una visione modernissima per l’epoca, che puntava alla qualità sartoriale, al controllo diretto di ogni fase produttiva e alla valorizzazione del territorio.

Le sue maglie, realizzate con filati pregiati e artigianalità impeccabile, finirono nelle collezioni di Armani, Valentino, Dior, Yves Saint Laurent e molti altri. Umbria e haute couture, grazie a lui, cominciarono a dialogare in modo strutturato, aprendo la strada a quella che, negli anni successivi, sarebbe diventata una delle eccellenze assolute del Made in Italy: il cashmere umbro. Ginocchietti non fu solo un industriale, ma un costruttore di futuro, capace di vedere nelle colline umbre non un limite, ma un'opportunità: un luogo dove l’eleganza poteva nascere in silenzio, lontano dai riflettori, ma con la forza di arrivare sulle passerelle di tutto il mondo.

Nel suo operato si ritrovano molte delle radici su cui hanno poi costruito imprenditori come Brunello Cucinelli: la centralità del lavoro ben fatto, il rispetto per il territorio, l’idea che l’impresa debba dialogare con la cultura. In questo senso, Ginocchietti è stato non solo un innovatore, ma un vero precursore di una nuova idea di manifattura umana, colta e sostenibile.

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Francesco Mastrodicasa
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