Un notevole e significativo miglioramento nella qualità della vita è stato registrato in Umbria, nelle città di Perugia e Terni. È quanto emerge da un’indagine condotta nel corso dell’anno dal Sole 24 Ore, che analizza il benessere delle diverse realtà italiane. Grazie ai progressi concreti ottenuti, entrambe le città umbre hanno guadagnato posizioni nelle classifiche, con Terni che, in particolare, si è distinta per i risultati eccellenti ottenuti nel 2024.
I principali risultati dell’indagine su Terni e Perugia
Come anticipato, entrambe le città umbre hanno registrato significativi miglioramenti in termini di benessere nel corso del 2024. Perugia, che si colloca attualmente al 40° posto, ha scalato nove posizioni rispetto al 2023. Terni, invece, ha fatto un notevole balzo in avanti, guadagnando 14 posizioni e raggiungendo il 48° posto.
Perugia ottiene ottimi risultati nella qualità della vita per le donne, piazzandosi al terzo posto in questa specifica classifica, che considera dieci parametri distinti. Tuttavia, la performance peggiore riguarda il tasso di infortuni sul lavoro, mortali e con inabilità permanente, dove la città si posiziona al 102° posto.
Il capoluogo regionale migliora anche nei settori della giustizia e sicurezza, guadagnando dieci posizioni, e nella cultura e tempo libero, con un incremento di nove posti. Tuttavia, le performance peggiorano nel settore ambiente e servizi (scivolando di dodici posizioni) e in affari e lavoro (perdendo otto posizioni).
Terni si distingue per il settore delle startup innovative, dove occupa la quarta posizione in Italia, ma registra una performance negativa riguardo al quoziente di mortalità standardizzato, posizionandosi al 102° posto. La città migliora notevolmente in giustizia e sicurezza (+19 posizioni) e in cultura e tempo libero (+26 posizioni), ma segnala un calo nel settore affari e lavoro, scendendo di dieci posti.
Per quanto riguarda la classifica generale, Bergamo si conferma come la prima città in Italia per qualità della vita, mentre le province del Mezzogiorno continuano a occupare le ultime posizioni, con Reggio Calabria che si posiziona all’ultimo posto.
Un’indagine che conferma i risultati positivi evidenziati dal recente report dell’Istat
Quanto riportato dall’indagine del Sole 24 Ore rappresenta una conferma degli ottimi risultati già evidenziati nella seconda edizione del report BesT dell’Istat, che aveva messo in risalto il posizionamento positivo delle province umbre rispetto al panorama nazionale. Tuttavia, l’analisi dei dati rivela differenze significative tra Perugia e Terni, evidenziando sfumature che meritano attenzione.
Mentre l’indagine del Sole 24 Ore sottolinea i progressi di Terni, in alcuni casi superiori a quelli del capoluogo, il report BesT dell’Istat aveva invece mostrato un quadro meno favorevole per la città ternana. Secondo i dati Istat, Terni registrava una percentuale più alta di posizionamenti nelle classi di benessere più basse (“bassa” e “medio-bassa”), con un’incidenza del 18,7%, superando di 3,1 punti percentuali il dato di Perugia. Parallelamente, Terni presentava anche una quota inferiore di presenze nelle classi di benessere più elevate (“alta” e “medio-alta”), fermandosi al 43,7% contro il 48,4% di Perugia.
Le disparità tra le due città emergono anche in settori strategici. Il report Istat, ad esempio, ha evidenziato che entrambe le province umbre mostrano criticità rilevanti in ambiti chiave come innovazione, ricerca e creatività. In questi settori, considerati fondamentali per lo sviluppo economico e tecnologico, ben il 37,5% degli indicatori provinciali umbri si colloca nelle classi di benessere più basse, senza alcuna presenza nelle categorie superiori. Un dato che solleva interrogativi importanti sul futuro della regione e sull’urgenza di investire in questi ambiti cruciali.
Per quanto riguarda gli aspetti positivi, l’indagine Istat ha messo in luce ulteriori risultati incoraggianti, in particolare nei settori della politica, delle istituzioni e del reddito disponibile. Nel primo ambito, l’Umbria si distingue per un “vantaggio evidente”, con il 33,3% degli indicatori che rientrano nella classe di benessere più elevata.