L’inaugurazione dell’anno giudiziario ha messo in luce un quadro preoccupante della criminalità minorile in Umbria. Secondo i dati presentati dal procuratore generale Sergio Sottani e dalla Procura dei Minori diretta da Flaminio Monteleone, sono in aumento i reati commessi da minori, con un incremento significativo delle lesioni personali, dei reati contro la libertà sessuale e dei procedimenti legati a droga e spaccio. Tra i dati più inquietanti, spicca anche il numero crescente di delitti commessi da infraquattordicenni, un quadro preoccupante che evidenzia un disagio sociale profondo.
Nel periodo compreso tra luglio 2023 e giugno 2024, la Procura dei Minori ha aperto 674 procedimenti, un aumento rispetto ai 589 dell’anno precedente. Tra i reati più comuni figurano quelli contro l’incolumità personale, con 170 casi di cui 137 di lesioni personali, in aumento rispetto ai 100 del periodo precedente. Seguono 109 furti, di cui 68 aggravati, e 37 episodi di spaccio di sostanze stupefacenti.
I reati sessuali, definiti “preoccupanti” dal procuratore Sottani, sono stati 22, con molte fattispecie aggravate. Sebbene stazionari rispetto all’anno precedente, i reati di rapina ammontano a 17, mentre i danneggiamenti hanno coinvolto 38 episodi con 45 indagati. Le risse, pur rimanendo limitate a sei casi, continuano a rappresentare un sintomo di tensioni sociali latenti.
Un dato particolarmente rilevante riguarda l’aumento dei reati commessi da minori di 14 anni, passati da 34 a 38. Questi episodi, che coinvolgono spesso ragazzi in età da scuola media, suggeriscono un fenomeno di devianza che emerge in età sempre più precoce.
Quadro preoccupante sottolineato dal Procuratore Sottani che include episodi di violenza e microcriminalità
Molti reati, secondo le analisi della Procura, si concentrano nelle aree urbane, con una distribuzione decrescente che va da Perugia a Terni, Foligno, Bastia Umbra, Assisi e altre cittadine umbre. Particolare attenzione è stata posta ai luoghi di aggregazione come centri commerciali e parchi pubblici, dove spesso si manifestano episodi di violenza e microcriminalità.
Sottani ha evidenziato come il consumo di sostanze stupefacenti rappresenti uno sfondo comune a molti reati, soprattutto contro la persona e il patrimonio. Lo spaccio, con 37 episodi registrati, è un fenomeno allarmante non solo per la sua diffusione, ma anche per il ruolo che svolge nell’alimentare altre forme di devianza.
Un elemento che emerge dai dati è la composizione eterogenea dei gruppi coinvolti nella criminalità minorile. Circa il 45% dei procedimenti penali riguarda minori stranieri, con una prevalenza di marocchini, tunisini, albanesi ed ecuadoregni. La Procura dei Minori sottolinea come il fenomeno non si limiti più a reati di sopravvivenza, ma includa comportamenti determinati dalla necessità di uniformarsi al gruppo dei pari.
“Lo spaccio di stupefacenti non è più un mercato esclusivo dei minori nordafricani”, spiega il procuratore Monteleone, “ma coinvolge anche albanesi, rumeni, ucraini e sudamericani“. Analogamente, i furti, un tempo attribuiti principalmente a minori Rom, sono ora distribuiti tra diverse nazionalità e spesso commessi in concorso con minorenni italiani.
Questa “integrazione antisociale”, come è stata definita, sembra essere alimentata da una ricerca di status symbol come telefonini e abiti di tendenza, nonché dalla necessità di disporre di risorse economiche per il consumo di alcol e droghe leggere.
Necessario potenziare reti di supporto sociale coinvolgendo scuole e famiglie
Le autorità giudiziarie sottolineano che il fenomeno della criminalità minorile è un “sintomo di un disagio ben più grave” e richiede interventi che vadano oltre la semplice repressione penale. Sebbene le sanzioni siano necessarie per affrontare episodi di particolare gravità, è fondamentale adottare misure socioeducative che possano prevenire il radicarsi di comportamenti devianti.
La Procura dei Minori e gli esperti del settore ribadiscono la necessità di potenziare le reti di supporto sociale, coinvolgendo scuole, famiglie e comunità locali. Interventi mirati nei luoghi di aggregazione, programmi di educazione alla legalità e progetti per favorire l’integrazione positiva dei giovani stranieri sono considerati passi fondamentali per affrontare il problema alla radice.
L’aumento della criminalità minorile in Umbria è un fenomeno complesso, che non può essere ridotto a semplici statistiche. Dietro ogni numero ci sono storie di disagio, emarginazione e mancanza di opportunità. Le sfide poste da questo fenomeno richiedono una risposta articolata, che coinvolga non solo le istituzioni giudiziarie, ma l’intera società.
Un aspetto fondamentale è il ruolo delle famiglie, spesso in difficoltà nel fornire ai giovani un ambiente stabile e supportivo. La frammentazione del tessuto sociale, unita alla mancanza di punti di riferimento, contribuisce a creare un terreno fertile per comportamenti devianti.
Le istituzioni hanno il compito di affrontare questa emergenza con un approccio integrato. Oltre a garantire la sicurezza attraverso il contrasto alla criminalità, è necessario investire in politiche di prevenzione e inclusione. La scuola, in particolare, deve essere al centro di questo processo, offrendo non solo un’istruzione di qualità, ma anche spazi di ascolto e supporto per i ragazzi in difficoltà.
I quadro preoccupante delineato dalla Procura dei Minori per l’Umbria mette in luce necessità di intervenire con urgenza per contrastare questo fenomeno in crescita. L’aumento dei reati commessi da giovani, spesso in contesti di disagio sociale e familiare, richiede uno sforzo collettivo che vada oltre la repressione penale.