Nel giorno del deposito delle liste, uno dei candidati alla carica di consigliere della Provincia di Terni si concede una battuta. “A Palazzo Bazzani sarà il Vietnam“.
Già, perché il clima è da tempesta perfetta. Complici il sistema di voto introdotto dalla legge Delrio e la riorganizzazione istituzionale voluta dal governo Renzi e, infine, il mutamento del quadro politico territoriale, alla fine si produrrà un consiglio diviso in tre. Con una presidente, Laura Pernazza di Forza Italia, che non avrà più una maggioranza. Con Alternativa Popolare che riporterà il governo del Comune di Terni nel consiglio provinciale. Con le scorie del braccio di ferro di 15 mesi fa, quando Pernazza e la sua maggioranza sostituirono i quattro consiglieri ternani decaduti dopo le elezioni, pescando dai primi dei non eletti delle due liste. E, infine, con un bivio politico che richiederà mediazioni, trattative e intese. A meno di consegnarsi a una guerra di trincea su ogni provvedimento, a cominciare dal bilancio. Il documento contabile senza l’approvazione del quale l’usciere accompagnerà tutti alla porta.
Andiamo per ordine, però. A mezzogiorno scadeva il termine per la presentazione delle liste. Formate da non più di dieci e non meno di cinque candidati. Per essere eletti bisogna essere amministratori di uno dei Comuni della provincia, consigliere o sindaco. Alla fine di liste ne sono arrivate tre. Quella del centrosinistra si chiama Nuova Provincia, quella di centrodestra Provincia libera, e – infine – quella monocolore di Alternativa Popolare.
Presentate le liste, per la Provincia di Terni si vota domenica 29 settembre a Palazzo Bazzani
Al voto vanno 410 “grandi elettori”, sindaci e amministratori della circoscrizione elettorale, coincidente col territorio della Provincia. Secondo la legge Delrio, quella del “taglio delle Province” di Matteo Renzi, non votano più i cittadini. Ma i loro rappresentanti nei 33 Comuni del territorio.
Quello che trovate sotto è il complesso calcolo dell’indice di ponderazione che porterà alla composizione del prossimo consiglio provinciale. E poi ci sono tutti i nomi in lizza.
Alternativa popolare, lista monocolore – Marina Severoni, Mirko Presciuttini, Federica Mengaroni, Gianluca Filiberti, Agnese Passoni, Riccardo Ratini
Provincia libera, lista di centrodestra – Tamara Grilli, Chiara Ruco, Cinzia Fabrizi, Francesco Ferranti, Giovanni Taglialatela, Marco Bruni, Davide Melone, Matteo Panzetta, Marco Cecconi, Barbara Chiaramonti.
Nuova Provincia di Terni, lista di centrosinistra – Arianna Antonini, Diego Bussetti, Luciano Conti, Fabio Di Gioia, Diego Diomedi, Antonella Graziani, Marsilio Marinelli, Martina Soldi, Nicoletta Valli
Verso lo schema 4-3-3, per la governabilità necessarie alleanze. Altrimenti sarà “anatra zoppa”
Lo schema che si annuncia è lo “zemaniano” 4-3-3. Dieci consiglieri equamente divisi tra i tre contendenti. La maggioranza relativa dovrebbe andare ad Alternativa Popolare, con la quale il Comune di Terni, capoluogo e città più importante della Provincia, tornerà a contare a Palazzo Bazzani. Gli altri 6 seggi andranno al centrodestra, che sostiene Pernazza, e al campo largo che fa opposizione.
“Lo scenario che si delinea – dice Francesco Castaldi, segretario politico di Alternativa Popolare a Terni – impone alla presidente Pernazza una riflessione. Al di là del fatto che AP avrà la maggioranza relativa, quello che è certo è che lei non avrà più una maggioranza. A meno di trovare un accordo consociativo con la sinistra, che sarebbe rifiutato dagli elettori del centrodestra, sarà un’anatra zoppa. Con un consiglio ingovernabile. Se Laura Pernazza è un presidente avveduto, ha una sola strada. Quella di trovare un’alleanza con il gruppo di Alternativa Popolare“.
Castaldi ricorda l’apertura fatta al centrodestra dal segretario nazionale del partito, Stefano Bandecchi, alla chiusura della festa di AP. Ed evidenzia che il ruolo del capoluogo, dove i gialloazzurri governano, non potrà che essere valorizzato nel nuovo consiglio di Palazzo Bazzani.
“Bandecchi dice che preferisce un’alleanza col centrodestra e che con la sinistra non ci vuole parlare – conclude il segretario ternano -. Ha lanciato un messaggio che andrebbe raccolto. Pernazza sia così illuminata da farlo, se non vuole avere consiglio ingessato. Poi c’è il fattore “geografico”: non si può continuare a pensare di tenere fuori Terni dal governo di un ente come la Provincia. Per arroccarsi in un nuovo campanilismo anacronistico. Laura Pernazza ha due carte da giocare, con una accetta l’innovazione il dialogo con AP. Con l’altra si relega al porto delle nebbie, nel quale è destinata a sparire politicamente“.