Settimana importante per l’Umbria, un ragazzo ricoverato nel reparto di Pediatria e Neonatologia dell’ospedale di Terni è stato sottoposto al protocollo di trattamento sul diabete di tipo 1.

In Umbria prima applicazione del protocollo sul diabete di tipo 1

Il ragazzo ricoverato nel reparto di Pediatria e Neonatologia all’ospedale di Terni è stato solo il primo a iniziare l’attuazione del protocollo d’intesa. Presto si aggiungeranno altri bambini e ragazzi che necessitano di cure.

Grazie al fondamentale impegno della Regione Umbria e dell’Associazione per l’aiuto ai giovani con diabete (Agd Umbria), saranno semplificate le procedure per consentire alle famiglie di quanti hanno a che fare con il diabete di tipo 1 di accedere automaticamente alle svariate agevolazioni – come per esempio quelle previste dalla L. 104/92 – quando si presenta questa patologia cronica.

I benefici di questa nuova modalità


“Da questa settimana, l’Umbria può vantare tale grande primato in Italia sottolinea l’associazione in una sua nota – grazie alla continua e costante collaborazione tra tutti gli stakeholder che gravitano intorno a questa patologia che affligge centinaia di bambini e giovani. I benefici che si traggono da questa nuova modalità di procedura sono notevoli, primo fra tutti, il non dover più sottoporre i bambini a visite aggiuntive e revisioni assurde, semplificando così la vita delle famiglie dei pazienti affetti appunto da diabete di tipo 1, che devono già destreggiarsi con una patologia di difficile gestione“.


Ed è proprio per guardare al futuro con sempre maggiore speranza che Agd Umbria ha deciso di organizzare domenica 7 aprile, con inizio alle ore 9.00 all’Hotel Giò di Perugia, un congresso dal titolo “Diabete di Tipo 1 – Ricerca e Tecnologia, l’ultimo miglio verso la guarigione?”.

L’evento vanterà un parterre di relatori di caratura internazionale in ambito medico e scientifico, che canalizzeranno l’attenzione dei presenti sul rapporto appunto tra diabete di tipo 1, nuove tecnologie e ricerca scientifica. Tra questi il professor Valentino Cherubini, presidente della Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica e il professore Lorenzo Piemonti, direttore del Diabetes Research Institute di Milano.


Chiunque volesse partecipare al convegno – spiegano gli organizzatori – può registrarsi sul sito www.consultaumbra.com ed iscriversi, tenendo presente che i posti sono limitati.

Come funziona il protocollo di trattamento

Il protocollo di trattamento del diabete di tipo 1, sviluppato da un team multidisciplinare di esperti nel campo della diabetologia, si basa su una combinazione di terapie tradizionali e approcci innovativi. Questo approccio integrato mira non solo a controllare efficacemente il livello di zucchero nel sangue, ma anche a migliorare la qualità della vita dei pazienti e a ridurre il rischio di complicanze a lungo termine.

  • Monitoraggio Continuo della Glicemia: Il protocollo incoraggia un monitoraggio costante della glicemia attraverso l’uso di dispositivi avanzati, come i sensori di glucosio interstiziale. Questo permette un controllo più preciso del livello di zucchero nel sangue e una risposta più rapida agli eventuali sbalzi.
  • Terapia Insulinica Personalizzata: Il trattamento con insulina viene adattato in base alle esigenze individuali di ciascun paziente, tenendo conto di fattori come l’età, lo stile di vita e le abitudini alimentari. Ciò permette di ottimizzare l’efficacia del trattamento e di ridurre il rischio di ipoglicemia.
  • Focus sull’Alimentazione e sull’Esercizio Fisico: Il protocollo promuove un approccio integrato alla gestione del diabete, che include una dieta equilibrata e la pratica regolare di attività fisica. Questi elementi sono fondamentali per mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue e migliorare la sensibilità all’insulina.
  • Supporto Psicologico e Educazione del Paziente: Il protocollo prevede anche un sostegno psicologico e un’adeguata formazione per i pazienti e i loro familiari. Questo aiuta a gestire lo stress e le sfide emotive legate alla malattia, nonché a promuovere una migliore comprensione delle strategie di autogestione.