Basta aprire Repubblica (non certo Libero o il Giornale, ndr) per capire che in Umbria si sono accesi tutti gli alert dopo la sconfitta della coalizione di centrosinistra in Liguria e i sondaggi sulla sfida Tesei-Proietti. Il 3-0, vaticinato in casa DEM, 5 Stelle, AVS e soci sull’onda dell’entusiasmo di Amministrative ed Europee, non solo non è più possibile. Ma rischia di trasformarsi in una remuntada alla rovescia. Con la sola Emilia Romagna a garantire la solidità dell’alleanza.

Ma i problemi in casa del centrosinistra non sono solo quelli del pallottoliere segnapunti. Qualche sia il risultato, la sconfitta ligure ha lasciato così tante scorie e conti da regolare da essere diventata uno spartiacque. Già, perché se il PD guadagna voti e si propone come partito guida della coalizione, tutto intorno c’è il fermento. Il nervosismo. E pure la rivendicazione. In Liguria è sparito il centro del centrosinistra. E pure un bel pezzo di Movimento 5 Stelle, fagocitato da astensionismo e beghe interne tra Conte e Grillo. Il tutto proprio mentre il centrodestra (quello che a sinistra chiamano “le Destre”) , l’area dei moderati andava ad occuparla. Con i partiti centristi e popolari (Noi Moderati e UDC) e con l’allargamento della coalizione ad Alternativa Popolare di Stefano Bandecchi, sul modello della Basilicata.

Chi cerca di fare il pompiere, quindi, è la candidata governatrice. Stefania Proietti, sindaca di Assisi e presidente della Provincia di Perugia, è stata definita in parecchi dibattiti una “candidata messaggio“. Ma lei non ci sta a finire sul banco degli imputati per colpa dei partiti della coalizione. E allo psicodramma dell'”Allarme Umbria” (come titola Repubblica, ndr) risponde vestendo i panni del pompiere e cercando di spegnere subito le polemiche.

Dopo la sconfitta in Liguria, Proietti rilancia il suo ruolo di federatrice della coalizione di centrosinistra

La situazione in Liguria è stata diversa da quella in Umbria fin da subito – dice Proietti all’ANSA -. Qui la coalizione si è unita attorno al mio nome, addirittura prima che accettassi la candidatura. Va aggiunto che quattro delle sette liste dell’alleanza che mi sostiene, sono civiche che fanno da collante ai partiti. Coesi pur con le loro sfaccettature in una coalizione plurale. Che ha messo insieme le migliori energie al servizio di un nuovo progetto per l’Umbria“.

Ma è paradossale che per tranquillizzare un centrosinistra colto da improvviso nervosismo, le scappi un paragone con Bucci. Il candidato del centrodestra scelto da Meloni che in Liguria ha rimontato e sconfitto un ex ministro e dirigente nazionale del PD come Andrea Orlando.    

L’unica similitudine con la Liguria – chiosa Proietti è stata la candidatura di un sindaco, come sono anch’io. Sindaca e unica candidata civica di questa tornata elettorale“.

Insomma, una presa di distanza dalle beghe della coalizione, quello di Proietti, e dalle scorie della Liguria. E un tentativo di rimarcare quel distacco dai partiti (come candidata civica) e quel ruolo da federatrice, che sembra l’unica ricetta per andare a prendere voti tra indecisi e moderati delusi dalla politica. Anche perché, nonostante la visita di Calenda, Azione è non ha simbolo e i suoi candidati sono inseriti in una civica. E altrettanto dicasi per Italia Viva. Con Renzi che in Liguria qualche polemica l’ha fatta, ma in Umbria non si è nemmeno fatto sentire. In compenso Massimo Gnagnarini, presidente regionale del partito, rimbrotta Conte e i suoi pentastellati. “Hanno perso – dice – coloro che non si preoccupano di vincere, ma vogliono solo escludere. Qui oggi, pur senza il nostro simbolo, i candidati di Italia Viva al consiglio regionale, ospitati nella lista Civici umbri, sono al fianco di Stefania Proietti per contribuire a ridare alla nostra regione una speranza di cambiamento. Qualcuno a Roma, e non solo, dovrà almeno far tesoro della lezione ligure“.

Ascani (PD): “Voto in Umbria è referendum sull’amministrazione di Donatella Tesei”

Tenuta della coalizione e contrapposizione col centrodestra sono, invece, le ricette che cerca di utilizzare il PD per tenere salda la barra.
Nei giorni successivi alla sconfitta ligure, la front woman scelta dal Nazareno per le cose umbre è Anna Ascani. E così la deputata DEM, vicepresidente della Camera, intervenendo a “Specchio dei tempi” su Rainews24, cerca di dare smalto al lavoro di formazione della coalizione. Che ha bisogno di una rinfrescata dopo la botta ligure.

Da anni nella nostra regione lavoriamo per costruire un centrosinistra largo. Confrontandoci sull’idea di Umbria che vogliamo -sostiene la parlamentare -. Su come gestire il nostro servizio sanitario. Su quali politiche industriali mettere in campo, su come rafforzare infrastrutture e trasporti. È un lavoro lungo, che viene da lontano. Abbiamo definito il programma di alternativa a questo governo regionale sedendoci a un tavolo e attraversando uno per uno i 92 comuni umbri. Ascoltando le esigenze delle cittadine e dei cittadini. Perché in questa elezione c’è in gioco il futuro della regione“.

Ma il collante del lavoro minuzioso di costruzione di questo puzzle, al di là del programma, è sempre quello. Battere la destra. Sconfiggere la Tesei. Tanto che Ascani dà all’operazione elettorale il valore di un referendum pro o contro.

Il voto di novembre in Umbria – conclude – sarà un referendum sul governo di Donatella Tesei, che in questi cinque anni ha devastato la sanità pubblica e il sistema infrastrutturale già debole“.