06 Jun, 2025 - 18:54

Progetto SIERO: come l’Umbria bonifica le falde con il siero di latte

Progetto SIERO: come l’Umbria bonifica le falde con il siero di latte

La Regione Umbria ha presentato oggi a Palazzo Donini il progetto pilota SIERO, finalizzato alla bonifica delle falde acquifere contaminate da solventi organoclorurati utilizzando il siero di latte, sottoprodotto dell’industria casearia. L’iniziativa nasce da un partenariato pubblico-privato – con Regione Umbria, Arpa Umbria, Ramboll Italy, Gruppo Grifo Agroalimentare e ITS Umbria Academy – e incarna un modello di economia circolare per restituire alla collettività risorse idriche altrimenti compromesse.

"Un’idea di economia circolare e rigenerativa che su così larga scala non è mai stata messa in campo", ha dichiarato l’assessore regionale all’Ambiente Thomas De Luca. In pratica, il progetto sfrutta la biodegradabilità del siero di latteper “attivare” i batteri naturali presenti nelle falde, accelerando la degradazione dei contaminanti organici (come il tetracloroetilene) fino ad oggi rimasti a lungo inerti in assenza di trattamento.

Il trattamento delle acque contaminate parte dagli scarti dell’industria casearia

Le falde umbre interessate – in particolare nella zona di Balanzano (Perugia) – risultano fortemente inquinate da tetrachloroetilene (TCE). Secondo Arpa Umbria, i rilievi nel pozzo P41 del Gruppo Grifo hanno evidenziato valori di TCE pari a 610 μg/l, ben oltre il limite di legge di 1,1 μg/l. Questo ha già costretto l’azienda casearia a importare acqua da altre fonti, con notevoli costi economici.

Con SIERO si introduce invece a basso costo un substrato “biologico”: il siero di latte, tipicamente ricco di proteine e grassi, che una volta iniettato nella falda diventa alimento per batteri dechloruranti. Come spiega Andrea Campioni di Ramboll, "si utilizza un materiale facilmente biodegradabile come il siero di latte, che, una volta iniettato, attiva una flora batterica naturale capace di degradare i contaminanti".

SIERO: il ruolo di Regione, Arpa, Ramboll e Gruppo Grifo nel progetto

Il progetto SIERO abbina innovazione scientifica e formazione. Il direttore generale di Arpa Umbria, Alfonso Morelli, spiega che SIERO è "uno dei primi progetti che vogliamo attuare creando innovazione, ricerca e formazione", coinvolgendo anche l’ITS Umbria Academy per formare nuove competenze ambientali.

Andrea Sconocchia (responsabile Servizio Bonifiche di Arpa) ribadisce che si tratta di una tecnologia che punta proprio sulla convenienza del bioprodotto locale: "Abbiamo scelto una tecnologia che valorizza uno scarto comune invece di utilizzare prodotti brevettati".

Siero di latte contro i solventi inquinanti: i dettagli tecnici della sperimentazione

La vera novità di SIERO è la sinergia tra enti pubblici e imprese private: come sottolineato nella nota ufficiale, "collaborare insieme per lo stesso risultato è l’aspetto innovativo di questo progetto. Sinergia di diversi soggetti, ognuno dei quali ha un interesse specifico alla buona riuscita".

Il protocollo d’intesa siglato il 6 giugno dura 12 mesi e non prevede alcun onere finanziario per la Regione Umbria. Arpa Umbria si occuperà dei monitoraggi chimico-fisici delle acque, in parte sulla base di studi universitari precedenti, mentre il Gruppo Grifo (fornitore di siero a “chilometro zero”) e Ramboll mettono a disposizione know-how e risorse tecniche.

Nessun costo per la Regione: il piano tra innovazione e formazione

Il progetto SIERO coniuga così bonifica ambientale ed economia circolare, tanto da essere segnalato anche come possibile modello per la prossima conferenza COP30. Il coinvolgimento dell’ITS Academy, oltre a rappresentare un ponte tra formazione e innovazione, permette anche di stimolare nuove professionalità in un settore sempre più cruciale per la transizione ecologica.

Economia circolare in Umbria: gli altri progetti attivi sul territorio

Il caso SIERO si inserisce in un contesto regionale più ampio di iniziative circolari. Ad esempio, nel 2024 Nestlé ha avviato il progetto nazionale Live-Haze presso lo stabilimento Perugina di San Sisto (Assisi), dove le cuticole delle nocciole (un rifiuto dello stabilimento) vengono trasformate in mangimi per animali. La multinazionale spiega che questi residui, ricchi di proteine e oli naturali, diventano "una preziosa risorsa".

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Francesca Secci
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