Non è solo una questione di turbine eoliche. Il progetto Phobos, che prevede la costruzione di sette enormi pale e una stazione elettrica a Castel Giorgio, sta dividendo l’opinione pubblica e richiamando l’attenzione delle personalità più influenti della cultura italiana. Alice Rohrwacher, Salvatore Settis, Eike Schmidt e Paola Cortellesi sono solo alcuni dei nomi illustri che hanno sottoscritto una lettera rivolta a Sergio Mattarella, chiedendo di fermare questo progetto che, secondo loro, rischia di danneggiare irreversibilmente il paesaggio di Orvieto.
Progetto Phobos, turbine mastodontiche e la minaccia al paesaggio
Le sette pale eoliche previste non sono semplici installazioni. Si tratta di giganti alti 200 metri, che incomberebbero su un territorio storico e naturalistico di grande valore. Il progetto prevede anche la costruzione di una stazione elettrica, aumentando così l’impatto visivo e ambientale in una zona già fortemente tutelata. Queste strutture, infatti, verrebbero erette in prossimità di aree vincolate, contravvenendo alle normative che stabiliscono una distanza di almeno tre chilometri dai beni culturali.
Da tempo, i residenti e le associazioni ambientaliste si battono per fermare l’avanzata del progetto. L’opposizione non è solo una questione estetica o nostalgica, ma riguarda la salvaguardia di un patrimonio unico. Tuttavia, nonostante le numerose proteste, il Tribunale amministrativo regionale (Tar) ha respinto tutti i ricorsi presentati a giugno, dando via libera all’iniziativa. La sentenza del Tar ha lasciato una scia di amarezza tra gli abitanti della zona, che vedono avvicinarsi la minaccia di un cambiamento irreversibile.
L’impatto sul turismo e le alternative possibili
Il progetto Phobos non riguarda solo l’ambiente, ma ha implicazioni profonde sull’economia di Orvieto e delle aree limitrofe, che si basano fortemente su un turismo legato al patrimonio culturale e paesaggistico. La bellezza incontaminata del territorio ha sempre attratto visitatori, e l’introduzione delle pale eoliche potrebbe minare questa attrattiva, allontanando i turisti che scelgono la zona proprio per le sue caratteristiche naturali e storiche. Le imponenti strutture, alte ben 200 metri, non solo dominerebbero il paesaggio ma potrebbero anche interferire con l’esperienza visiva dei visitatori, compromettendo così il fascino di una delle mete più apprezzate del turismo culturale e slow in Italia.
In questo contesto di dissenso, sono emerse proposte per trovare soluzioni meno invasive, che concilino la necessità di energie rinnovabili con la preservazione del patrimonio paesaggistico. Diverse associazioni ambientaliste hanno suggerito la possibilità di puntare su impianti fotovoltaici, che hanno un impatto visivo molto più ridotto rispetto alle mastodontiche pale eoliche. Un’altra proposta riguarda la delocalizzazione delle turbine in aree meno vulnerabili dal punto di vista paesaggistico e storico, consentendo così di perseguire l’obiettivo della transizione energetica senza sacrificare territori di grande valore culturale.
L’intervento della cultura: 100 firme per fermare il progetto
In un momento in cui la battaglia sembrava persa, è arrivato l’intervento del mondo della cultura. Cento personalità di spicco hanno deciso di far sentire la loro voce, firmando una lettera-appello pubblicata sul Corriere della Sera. La lettera, destinata a Sergio Mattarella, mette in luce i gravi rischi che il progetto rappresenta per il territorio. In particolare, si sottolinea che l’installazione delle turbine violerebbe non solo il paesaggio, ma anche l’anima storica di una zona che ha sempre rappresentato un delicato equilibrio tra natura e cultura.
Nella lettera, i firmatari affermano: “Se realizzato, creerà un vulnus insanabile in un territorio ricco di storia e natura e inoltre sarà un precedente pericoloso che legittimerà anche in altri luoghi la possibilità di violentare l’eredità storico-paesaggistica che abbiamo tutti il dovere di difendere”. Non si tratta solo di un problema locale: la preoccupazione è che una decisione favorevole al progetto possa aprire la strada a iniziative simili in altre parti d’Italia, con conseguenze devastanti per il patrimonio culturale del Paese.