Sono in aumento i fascicoli sui quali lavora la Procura di Perugia per associazione con finalità di terrorismo: nell’arco di un solo anno, dal 2023 al 2024, salgono da cinque a otto. E’ quanto emerge dalla relazione del procuratore generale della Repubblica Raffaele Cantone per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025. L’incremento si ricollega allo scoppio del conflitto in Palestina, cui fa seguito una maggiore attenzione da parte delle forze dell’ordine, e della giustizia in generale, sul possibile verificarsi di episodi di radicalizzazione, nel territorio regionale, di gruppi terroristici di stampo internazionale.
Per la Procura di Perugia fa meno preoccupare, invece, il quadro mafioso. Dalla relazione del procuratore Raffaele Cantone si evince, infatti, che in Umbria non esistano, ad oggi, organizzazioni mafiose stanziali nonostante siano presenti alcuni soggetti legati in particolar modo alle ndrine calabresi o ai gruppi camorristici campani che operano in alcuni settori economici. In primo piano, figurano il settore edile, quello turistico e quello commerciale.
Terrorismo a Perugia, più fascicoli dopo guerra in Palestina
Il netto incremento dei fascicoli per terrorismo sembra esser dovuto soprattutto allo scoppio della guerra in Palestina, che per la Procura di Perugia rappresenta un fatto che “ha alzato al massimo livello l’attenzione sul possibile verificarsi in zona di episodi di radicalizzazione di soggetti da parte di gruppi terroristici internazionali. Pericolo ritenuto concreto alla luce anche del fatto che, in un non lontano passato, erano emersi collegamenti di residenti in Umbria con gruppi jiadisti“.
Ad ogni modo, il procuratore Raffaele Cantone ci tiene a sottolineare come “tutti i possibili segnali, a cominciare dalle manifestazioni di propaganda sui siti internet sono oggetto di massima attenzione da parte delle forze di polizia locali e sono in corso su tali aspetti varie indagini, anche in coordinamento con altri uffici inquirenti”.
“E’ fatto notorio – ricorda, poi, il procuratore – come nella zona del folignate operi da tempo un gruppo anarchico, in contatto con il noto ideologo, detenuto in carcere per altri reati, Alfredo Cospito“. A questo proposito, a Raffaele Cantone preme specificare che “il gruppo cui si fa riferimento è ancora attivo ed operativo, sia pure soprattutto con attività di affissioni di manifesti inneggianti alle attività rivoluzionarie e con manifestazioni di protesta a sostegno dei compagni detenuti”.
Mafia, ecco i settori a rischio
Passando dal terrorismo alla mafia, il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, nell’ambito del discorso inaugurale dell’anno giudiziario 2025, ribadisce che “in Umbria non vi siano organizzazioni mafiose stanziali” sebbene “il territorio, invece, appare soprattutto oggetto di interesse da parte di cosche aliunde operanti, soprattutto per attività di riciclaggio e reinvestimento“.
“In questo senso – scrive Cantone – le indagini effettuate in passato e quelle in corso dimostrano la presenza, sia nella provincia di Perugia che in quella di Terni, di soggetti collegati in particolar modo alle ndrine calabresi o ai gruppi camorristici campani che operano in alcuni settori economici (edilizia, turismo e commercio) sia presumibilmente utilizzando denaro e risorse di provenienza illecite, sia anche facendo ricorso, come extrema ratio, alla forza di intimidazione dei gruppi mafiosi di riferimento”. Tra i settori maggiormente a rischio ci sarebbero, pertanto, quello della compravendita di prodotti petroliferi e del riciclo dei rifiuti, soprattutto metallici.
“Rapporti con esponenti della criminalità organizzata campana sono risultati acclarati anche nel settore delle frodi connesse alle provvidenze e ai bonus riconosciuti nella fase pandemica o post pandemica” riferisce, ancora, Raffaele Cantone nella relazione. Il procuratore, inoltre, spiega come “sugli interessi dei gruppi criminali meridionali in Umbria sono in corso anche altre indagini ancora coperte dal segreto investigativo, condotte dalla Dda perugina anche in collegamento con uffici altri omologhi uffici giudiziari di altre procure e con il costante coordinamento della Direzione nazionale antimafia”.