Nell’ambito del processo ad Amanda Knox, che si sta svolgendo oggi 10 aprile davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Firenze, il sostituto procuratore generale ha chiesto la conferma della condanna a tre anni di reclusione. Questa condanna è relativa all’accusa di aver calunniato Patrick Lumumba nelle prime fasi delle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher.

Proprio nei giorni scorsi gli avvocati difensori di Knox avevano richiesto l’assoluzione dal reato di calunnia, così da assolvere definitivamente la scrittrice americana da ogni condanna relativa al caso Meredith. Knox, infatti, era stata già assolta dall’accusa di omicidio. Questo nuovo processo è stato disposto a seguito dell’annullamento della precedente sentenza della Cassazione. Il motivo? L’accertamento della violazione del diritto di difesa accertato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo

Iniziato il nuovo processo ad Amanda Knox

È iniziato oggi il nuovo processo alla scrittrice americana, accusata di aver calunniato Patrick Lumumba nelle prime fasi delle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher. In particolare si discuterà del memoriale scritto dalla donna il 6 novembre 2007 che portò all’accusa di Lumumba. Curiosamente né quest’ultimo – riconosciuto estraneo ai fatti – né Knox – che si trova negli Stati Uniti con i suoi due figli – sono presenti oggi in aula davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Firenze.

L’udienza è iniziata con la relazione del giudice a latere, che ha fornito un quadro delle varie fasi del procedimento. Successivamente hanno preso la parola il sostituto procuratore generale Ettore Squillace, il legale della parte civile Carlo Pacelli e gli avvocati della Knox, Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati. L’accusa ha chiesto la conferma della condanna a tre anni per il reato di calunnia, mentre la difesa punta a una totale e definitiva assoluzione.

Va sottolineato che Amanda Knox ha già scontato i tre anni di reclusione richiesti. Prima di essere assolta per l’omicidio di Kercher, infatti, ha trascorso in carcere quasi quattro anni.

Dopo 17 anni il caso Meredith continua a far parlare

Meredith Kercher, studentessa dell’Università di Leeds, fu trovata morta nella sua casa di Perugia nel 2007. La ragazza si trovava nella città umbra grazie al programma Erasmus per completare i suoi studi nel corso di laurea di Studi Europei.

Fu proprio mentre soggiornava a Perugia che la sua vita venne brutalmente interrotta. Meredith venne trovata senza vita nella sua camera da letto, all’interno dell’appartamento che condivideva con altri studenti, tra cui l’americana Amanda Knox. La causa della sua morte fu stabilita come emorragia derivante da una ferita al collo, inflitta da un oggetto affilato.

L’arresto di Amanda Knox e del suo fidanzato dell’epoca, Raffaele Sollecito, divenne rapidamente il fulcro di un vortice mediatico senza precedenti. La stampa nazionale e internazionale si scatenò con speculazioni su ogni dettaglio, alimentando teorie del complotto e accesi dibattiti sui motivi che portarono a quel tragico evento. Il processo fu uno dei più mediatici e tenne letteralmente con il fiato sospeso l’Italia e il mondo intero, complice anche il ruolo e la figura opaca proprio di Amanda Knox.

Dopo anni di indagini, dibattiti e controversie, Knox e Sollecito furono entrambi assolti nel 2011 per mancanza di prove concrete. Tuttavia, questa decisione fu ribaltata nel 2014 dalla Corte Suprema di Cassazione italiana. Quest’ultima ordinò un nuovo processo che si concluse nuovamente con una sentenza di colpevolezza nel 2015. Amanda Knox ha costantemente ribadito la sua innocenza, lottando strenuamente per dimostrarla. Attraverso un libro dedicato al caso e la partecipazione a programmi televisivi e podcast, ha cercato di condividere la sua versione dei fatti.