Diecimila lavoratori coinvolti, 2.000 partecipanti attivi in workshop di prevenzione e 500 iscritti a percorsi digitali dedicati. Questi sono alcuni dei numeri che testimoniano l’impatto delle iniziative promosse da Inca Cgil Umbria e Inail Umbria dal 2016, nell'ambito di un progetto di prevenzione dei rischi psicosociali nei luoghi di lavoro. L’obiettivo del programma era quello di ideare e realizzare modelli innovativi di prevenzione, in particolare nelle professioni helper, ovvero quei settori legati alla cura e assistenza delle persone.
Il progetto ha coinvolto diverse realtà partner come Anci Umbria, Ancl Perugia, Confapi Perugia, Agci Umbria, e si è concretizzato in numerosi interventi, tra cui la realizzazione di piattaforme digitali, siti web, webinar e video interviste.
Il 25 marzo scorso, i risultati di questo ampio lavoro sono stati presentati nel capoluogo umbro, durante il convegno "Lavoro e benessere: come prevenire e gestire lo stress e il burnout", che si è tenuto presso la Camera di Commercio dell’Umbria. L'incontro, moderato da Roberto Panico, coordinatore regionale di Inca Umbria, ha visto la partecipazione di numerosi esperti, tra cui Sara Palazzoli della presidenza di Inca nazionale, Alessandra Ligi, direttore regionale Inail Umbria, e Maria Rita Paggio, segretaria generale di Cgil Umbria. Durante l’evento, è stato approfondito il valore e i risultati ottenuti da questi progetti, con uno sguardo al futuro delle politiche di prevenzione dei rischi psicosociali.
"I progetti – ha dichiarato Alessandra Ligi, direttore di Inail Umbria – sono nati in un momento in cui il problema emergeva ma non aveva raggiunto i livelli attuali post-pandemici di cui conosciamo ricadute sui livelli di stress negli ambiti lavorativi e sulla salute del lavoratore.” In particolare, le iniziative si sono concentrate sul supporto del personale più esposto al rischio, come gli addetti agli sportelli, coloro che operano nel settore sanitario e para-sanitario, e quelli delle cooperative sociali. L’obiettivo era sensibilizzare i lavoratori sui rischi dello stress, promuovendo soluzioni e strategie per contenerlo prima che diventi dannoso. I risultati ottenuti sono stati definiti positivi, con una crescente consapevolezza tra i partecipanti.
Un altro aspetto fondamentale è stato l’approccio digitale adottato nei percorsi di sensibilizzazione. “I progetti – ha sottolineato Valentina Nardi, psicologa e consulente per Inca Umbria – hanno riguardato in particolare il rischio stress da lavoro correlato, il burnout e come questi diventano pratici nella gestione dei conflitti e delle emozioni.”
L’introduzione di piattaforme web e strumenti digitali ha permesso di superare le barriere tradizionali, offrendo workshop interattivi e webinar che hanno coinvolto attivamente i lavoratori. Grazie a queste esperienze digitali, è stato possibile creare spazi di dialogo in cui i partecipanti hanno potuto condividere le proprie difficoltà, portando a una maggiore consapevolezza collettiva e a una rete di supporto efficace.
Un tema cruciale che è emerso è stato quello dell'affettività organizzativa, un concetto spesso trascurato nelle dinamiche lavorative. Nardi ha spiegato che “si parla poco di affettività organizzativa negli ambienti di lavoro, mentre è un elemento molto importante che non è fatto di amicizia o affetto, ma da qualità come fiducia, sicurezza psicologica di potersi esprimere e poter raccontare i bisogni.” Per questo motivo, è stato fondamentale aprire spazi strutturati di dialogo, capaci di creare una cultura del benessere nelle organizzazioni. L’apertura di tali spazi è stata vista come il miglior strumento di protezione contro i rischi psicosociali.
Per Inca nazionale, la partecipazione a questi progetti è stata determinante. “È fondamentale partecipare a questi progetti per aggredire l’emersione di malattie dovute allo stress da lavoro correlato, che è esploso con il Covid ed è poco attenzionato e conosciuto,” ha affermato Sara Palazzoli. La malattia da stress da lavoro correlato, non ancora riconosciuta come professionale, comporta enormi difficoltà per i lavoratori, che devono affrontare un onere della prova particolarmente gravoso. “Noi come Inca mettiamo a disposizione i nostri medici per strutturare e costruire il percorso per arrivare alla corretta tutela di fronte a una malattia che riteniamo figlia dei nostri tempi.”
Il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro è stato al centro dell'intervento della segretaria generale di Cgil Umbria, Maria Rita Paggio, che ha voluto ricordare “l’ennesimo morto sul lavoro a Orvieto sulla A1.” Un tragico episodio che ha messo in luce l'urgenza di risposte tangibili. “Abbiamo bisogno di risposte concrete, di dare alle persone la certezza che la sera tornino a casa.” Il suo appello è stato inequivocabile: la sicurezza sul lavoro deve essere una priorità imprescindibile, e la cooperazione tra tutte le istituzioni è essenziale per garantire ambienti di lavoro sicuri e protetti. Paggio ha infine annunciato, insieme a Cisl e Uil, la richiesta di istituire un tavolo regionale su salute e sicurezza con la Regione Umbria, con l’intento di affrontare in modo strutturato le problematiche legate alla sicurezza nei luoghi di lavoro.