Una querela, una controquerela e una videoinchiesta con toni da noir umbro: la presidente della Regione, Stefania Proietti, è finita al centro di un caso giudiziario con la famiglia di ristoratori Cuku, che sostiene di essere stata diffamata da un suo intervento in un reportage.
Lei nega tutto, dice che è tutto legittimo e rilancia. Una storia che mescola turismo, accuse di malaffare, politica e un bel po’ di polemica, emersa tra il 3 e il 4 luglio 2025 e già diventata un caso di cronaca regionale che vale la pena raccontare per intero.
Al centro della disputa vi è una videoinchiesta intitolata Assisi città in vendita, pubblicata sul canale YouTube della rivista Lavialibera. Il reportage denuncia gli effetti del turismo di massa ad Assisi e come molte attività economiche locali siano finite sotto il controllo di pochi operatori esterni alla comunità. La famiglia Cuku – attiva nella ristorazione assisana – si ritiene diffamata dai contenuti del video, e il 2 luglio ha presentato una querela per diffamazione aggravata contro Lavialibera e Proietti.
Secondo i querelanti l’inchiesta ha usato toni allusivi e una retorica “antimafia”, con testimonianze anonime e insinuazioni che li dipingerebbero come imprenditori opachi, senza prove concrete. I ristoratori respingono tali descrizioni, affermando di operare in piena regola e che ogni controllo ufficiale ha confermato la loro trasparenza. Con la querela intendono difendere la propria onorabilità e “ristabilire la verità dei fatti” in sede giudiziaria.
La querela depositata dai ristoratori Cuku utilizza parole forti nei confronti di Proietti e dell'inchiesta. Nel testo si legge che il video:
“viene ritenuta diffamatoria e gravemente lesiva della reputazione della famiglia Cuku… vengono insinuate condotte opache e modalità imprenditoriali sospette, senza alcun riscontro oggettivo”.
Proietti, informata dell’azione legale, ha replicato oggi, 4 luglio con una nota ufficiale. Nella comunicazione – diffusa dall’ufficio stampa regionale – “ribadisce la piena legittimità della propria condotta pubblica, professionale, personale e morale” e annuncia che reagirà per vie legali a sua volta, chiedendo il risarcimento dei danni alla sua immagine.
La presidente considera la controquerela un atto dovuto per difendere la propria reputazione e l’istituzione regionale, sottolineando di aver sempre agito nel rispetto della legge e della trasparenza amministrativa e confidando che la magistratura farà piena chiarezza sulla vicenda.
Con la denuncia formalizzata, spetta ora alla magistratura valutare la fondatezza delle accuse e la liceità dei contenuti contestati. L’inchiesta di Lavialibera sarà esaminata per capire se abbia diffamato la famiglia Cuku oppure se rientri nei limiti del diritto di cronaca su fatti di interesse pubblico.
I ristoratori sostengono di essere stati ingiustamente danneggiati, mentre Proietti insiste sulla correttezza del proprio operato negando qualsiasi intento diffamatorio. Il caso pone un delicato equilibrio tra tutela della reputazione privata e libertà di stampa.
Fabrizio Ricci, consigliere regionale di Alleanza Verdi e Sinistra e presidente della Commissione Antimafia umbra, ha elogiato la videoinchiesta definendola “un lavoro giornalistico serio e importante” e si è detto sorpreso per la querela sporta dai soggetti citati. Il consigliere ha espresso solidarietà ai reporter di Lavialibera e a Proietti, dichiarandosi certo che “la querela non scalfirà il loro spirito di servizio e il desiderio di informare la cittadinanza”. Anche associazioni e osservatori vedono il caso come un banco di prova per la difesa del giornalismo investigativo locale, sottolineando la necessità di tutelare chi racconta fenomeni di interesse pubblico.