21 Dec, 2025 - 15:30

Presepe con la mangiatoia rossa a Terni: il Vangelo contro la violenza sulle donne

Presepe con la mangiatoia rossa a Terni: il Vangelo contro la violenza sulle donne

Quest’anno Gesù Bambino nasce su una mangiatoia rossa. Un rosso che non è decorativo, ma profondamente simbolico: richiama infatti la panchina che rappresenta in tutta Italia la lotta contro il femminicidio. È questo il cuore del presepe realizzato dall’Istituto di Studi Teologici e Storico-Sociali di Terni, allestito presso il Cenacolo San Marco, una rappresentazione che dialoga con l’attualità e allo stesso tempo scende nel cuore del Vangelo, trasformandolo in un messaggio radicale contro la violenza di genere.

Un presepe che parla al presente

Non un semplice allestimento natalizio, ma un’opera che interpella, provoca riflessione, chiama alla responsabilità. “Non è soltanto un modo per parlare di ciò che accade quasi ogni giorno – ha spiegato all’ANSA il direttore dell’Istituto, Arnaldo Casali – ma un modo per andare davvero a fondo nel Vangelo, che ci parla anche di femminicidio e ci propone un modello di uomo virtuoso in un’epoca in cui sembra che tutti gli uomini debbano essere criminalizzati”.

Quel modello è Giuseppe. Una figura troppo spesso letta solo in chiave silenziosa e marginale, ma che oggi viene riscoperta come protagonista morale e simbolico.

Giuseppe: il modello di un uomo che sceglie il bene

Casali ha ricordato il contesto storico in cui avvenne l’Annunciazione: “Secondo la legge del tempo aveva il diritto di far uccidere Maria, invece decide di salvarla, di ripudiarla in segreto, difendendo la sua dignità senza volerle fare del male. E lo fa ancora prima dell’apparizione dell’angelo. Giuseppe sceglie di non esercitare violenza”.

Una decisione che diventa fondamento di una nuova storia, non solo religiosa ma culturale: “Da quella mancata violenza – ha sottolineato Casali – nasce non solo il cristianesimo, ma la nostra epoca, e se oggi siamo nel 2025 è perché Giuseppe, quel giorno, fece quella scelta”.

Il presepe, in questa lettura, non è semplicemente memoria, ma testimonianza di una scelta di civiltà.

Tre livelli di significato: dalla sofferenza alla speranza

L’installazione si sviluppa su tre livelli simbolici. Alla base si trovano scarpette rosse, che richiamano le vittime di violenza: donne che non hanno avuto protezione, vite spezzate, storie interrotte.

Al centro si colloca la scena tradizionale: Maria, Giuseppe e Gesù, con la mangiatoia rossa come cuore pulsante. Intorno compaiono altri bambinelli soli: “Sono i bambini che restano soli dopo la violenza di genere – ha spiegato Casali – dopo gli omicidi-suicidi, dopo storie spezzate. Bambini che, a differenza di Gesù, non hanno avuto un padre capace di vincere l’istinto di violenza”.

In alto, figure lontane rappresentano l’indifferenza. “Perché la violenza di genere – ha concluso il direttore – cresce anche quando chi è vicino si volta dall’altra parte.

Un messaggio spirituale e civile insieme

Questo presepe diventa così un potente atto educativo e pastorale. Parla ai credenti, ma anche alla società civile. Chiede di non voltarsi, di non ridurre la violenza sulle donne a statistica o emergenza momentanea, ma a ferita strutturale che riguarda cultura, responsabilità, relazioni e coscienza collettiva.

Richiama inoltre il cuore del messaggio cristiano: il Vangelo non è estraneo alla storia, non resta lontano dal dolore umano, ma entra in esso e lo interroga.

Un percorso di riflessione condivisa

Il presepe non resta un’opera muta. Sarà infatti al centro di un incontro pubblico che si terrà oggi alle ore 17 al Cenacolo San Marco, con la partecipazione della teologa Lilia Sebastiani, per approfondire il legame tra fede, cultura e responsabilità sociale.

L’esposizione resterà visitabile eccezionalmente fino al 25 novembre 2026, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, all’indomani della 22ª edizione del Terni Film Festival, che ogni anno dedica uno spazio significativo proprio a questo tema.

Un presepe che chiede di scegliere

Questo presepe non si limita a raccontare il Natale, ma interpella lo sguardo e il cuore: invita a scegliere, come Giuseppe, una via di rispetto, protezione, cura e responsabilità. Un presepe che non nasconde il dolore, ma indica una strada, ricordando che la storia può cambiare quando qualcuno decide di non esercitare violenza.

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Mario Farneti
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