01 Jul, 2025 - 13:30

Precari della Giustizia in piazza a Perugia: “Abbiamo velocizzato i processi, ora vogliamo un futuro”

Precari della Giustizia in piazza a Perugia: “Abbiamo velocizzato i processi, ora vogliamo un futuro”

Hanno snellito l’arretrato e velocizzato i procedimenti, ma ora rischiano il licenziamento: i precari della Giustizia sono scesi in piazza a Perugia per chiedere una stabilizzazione che, al momento, appare tutt’altro che certa. Di fronte alla Corte d’appello di Perugia, si è tenuto un presidio organizzato da Fp Cgil, Uil Pa e Usb Pi, al quale hanno preso parte decine di lavoratori precari del comparto Giustizia. Si tratta di personale assunto nel 2022 grazie ai fondi del Pnrr, con l’obiettivo di rafforzare la macchina giudiziaria e smaltire l’enorme mole di arretrati che gravava sugli uffici giudiziari italiani.

Solo nella provincia di Perugia parliamo di circa 100 lavoratori - un terzo dell’intero organico ministeriale attualmente attivo sul territorio - divisi equamente tra il Tribunale e la Corte d’appello. Un numero imponente, che mette in evidenza quanto sia strutturale il ricorso a questi contratti a tempo e quanto sia cruciale il loro apporto al funzionamento della Giustizia locale.

“Abbiamo dato tanto alla Giustizia, ma oggi non sappiamo che fine faremo”

A dare voce alla protesta è stato Luciano Morini, delegato Rsu del Tribunale di Perugia:
“Siamo decine e decine di lavoratori in tutta l’Umbria, i cosiddetti precari della Giustizia che a oggi non sappiamo che fine faremo. A un anno dalla scadenza dei nostri contratti, il governo ha stanziato risorse per stabilizzare solo 3mila dei circa 12mila precari in servizio. E questo non è accettabile”.

Il problema, sottolineano i sindacati, è duplice: da una parte l’incertezza per migliaia di lavoratori, dall’altra la prospettiva concreta che gli uffici giudiziari, già cronicamente in affanno, possano ritrovarsi privati proprio di quelle risorse che hanno consentito in questi anni una vera e propria boccata d’ossigeno.
“Parliamo di personale che ha acquisito grande competenza e che ha contribuito in modo determinante alla riduzione dell’arretrato e dei tempi dei processi”, aggiunge ancora Morini.

Il paradosso di un’amministrazione che forma, impiega e poi licenzia

A confermare la gravità della situazione è anche Paola Scaramazza, segretaria della Fp Cgil di Perugia:“Il contributo dato dai precari in questi anni all’ammodernamento del sistema Giustizia, alla riduzione dell’arretrato e all’innovazione organizzativa è innegabile. Stabilizzarne solo una parte significherà penalizzare migliaia di persone che rischiano il licenziamento, ma anche chi resterà in servizio, che sarà sovraccaricato”.

La denuncia è netta: un sistema che ha formato migliaia di professionisti, impiegandoli per funzioni cruciali, oggi li considera sacrificabili. E così, anziché investire su organici strutturali, si rischia un ritorno al punto di partenza.
“Con l’aumento dei pensionamenti e l’invecchiamento del personale, la nostra mancata stabilizzazione potrebbe portare a uno stallo. Rischiamo di annullare tutti gli effetti positivi del Pnrr”, avverte Morini.

Un allarme che non è soltanto sindacale, ma istituzionale. Perché tocca il cuore di una pubblica amministrazione già provata da anni di tagli e riforme parziali.

“Miliardi per le armi, zero per il lavoro: noi lasciati indietro”

Durante il presidio non sono mancate anche riflessioni più politiche. Come quelle di Gianluca Liviabella, Usb:“Mentre il governo investe miliardi in armamenti e riarmo, noi siamo ancora qui a parlare di precariato. Se si dirottano le risorse pubbliche su altri comparti, è chiaro che non resteranno fondi per chi lavora nei tribunali o nelle corti”.

La questione è dunque anche di scelte: se da una parte si investe nell’efficienza della macchina giudiziaria - come richiesto dall’Europa e sostenuto dal Pnrr - dall’altra non si può non prevedere un rafforzamento strutturale degli organici. E ciò non può prescindere dalla stabilizzazione dei lavoratori che ne hanno garantito l’efficienza finora.

Le assemblee e i presidi, hanno fatto sapere i sindacati, continueranno anche nei prossimi giorni davanti a tutti i tribunali italiani, con l’obiettivo di ottenere una risposta politica chiara e risorse adeguate per dare futuro e dignità a migliaia di lavoratori precari della Giustizia.

Per ora, la risposta resta sospesa. Come i contratti di chi, in silenzio, ha rimesso in moto un pezzo di Stato.

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Federico Zacaglioni
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