Fa discutere il recente provvedimento da parte dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia che è stata deferita alla Corte di giustizia per l‘eccesso dei contratti precari nella scuola. Un comportamento che Bruxelles ritiene fortemente discriminatorio perché “non prevede una progressione salariale basata sui precedenti periodi di servizio” e che pone di fatto i precari in una situazione di inferiorità sul piano dei diritti rispetto ai colleghi con l’indeterminato. E a cui il Governo non avrebbe posto rimedio. Immediata la replica del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che ha additato la rigidità della riforma del PNRR, sostenendo che il precariato sia fondamentalmente un’eredità dei precedenti governi di centrosinistra. Sulla questione è intervenuta anche la consigliera regionale Donatella Porzi.

Porzi sulla scuola: “Non stupisce deferimento UE”

Quello da parte dell’UE è un deferimento “che non stupisce” ha sottolineato Porzi in una nota. Da anni i sindacati degli insegnanti si battono a gran voce per chiedere la stabilizzazione dei contratti a termine. Ma la burocrazia italiana sembra una mastodontica macchina incapace di dare concretezza a questo passaggio che è fondamentale per garantire la qualità del lavoro e della vita di tante persone.

E Porzi attacca il ministro. “A poco servono le giustificazioni del ministro Valditara – scrive la consigliera – che difende l’impegno del Governo puntando il dito sulla rigidità della riforma del Pnrr -. Chi ci governa non è stato in grado di presentare un piano strutturale di riforma del metodo di reclutamento del personale, ma solo di tamponare tale sua incapacità di prevenire con una norma sanzionatoria che prevede il raddoppio dell’indennizzo in caso di abuso di contratti a termine, ovvero oltre i 36 mesi“.

Il dilagante precariato nella scuola secondo Porzi è il risultato di una radicata mancanza di progettualità che si protrae da tempo e a cui la maggioranza non sta dando le risposte adeguate. Ma, a giudicare dagli stipendi, non sono soltanto i precari a passarsela male.

Il trattamento ingiusto dei precari, retribuzioni troppo basse anche per chi è di ruolo

La situazione dei precari nelle scuole italiane è chiaramente insostenibile. “E quando come sottolinea ancora Bruxelles – scrive Porzi – la normativa italiana ‘non prevede una progressione retributiva basata sui periodi di servizio precedenti’, lo scatto di anzianità a cui hanno diritto gli assunti a tempo indeterminato, ma non quelli precari, che si traduce in una vera e propria discriminazione. Peraltro, i docenti in ruolo percepiscono già una retribuzione notevolmente più bassa rispetto agli altri europei: nel 2023, poco più di 31mila euro l’anno contro, ad esempio, i 49mila della Germania“.

Porzi passa quindi all’analisi della situazione in Umbria dove l’anno scolastico appena iniziato ha visto da un lato un ulteriore incremento dei contratti precari, dall’altro non pochi avvicendamenti dovuti alla carenza di organico. “Intanto – dati Tuttoscuola – il numero dei precari – prosegue la consigliera è cresciuto dalle 212mila unità nel 2021 fino ai 235mila, ovvero uno su quattro a livello nazionale e anche nella nostra Umbria. Tanto che, anche all’inizio di questo anno scolastico, come non avevo mancato di sottolineare abbiamo assistito ad un notevole balletto di cattedre, di professori che si avvicendano, di posti in organico non coperti, vanificando la progettualità di lungo periodo da parte della governance delle scuole e andando ad inficiare la continuità didattica per i ragazzi, in particolare per i disabili“.

Scuola italiana come cenerentola

Porzi auspica un intervento urgente da parte del Governo che invita a dare maggiore valore al mondo della scuola e dell’istruzione. “Ci auguriamo che chi ci governa – conclude – la smetta di trattare la nostra scuola come una cenerentola, quando è urgente mettere mano complessivamente ad un sistema che è tra i pilastri della crescita delle nuove generazioni e dello sviluppo socio-economico di un Paese che, dall’Europa, non dovrebbe prendere lezioni”.