E’ stato condannato a 6 mesi, dalla Corte d’Appello di Perugia, il poliziotto della sezione di polizia giudiziaria in servizio alla Procura della Repubblica di Terni. E’ stato ritenuto responsabile dell’accesso abusivo del sistema informatico Sicp. La sentenza di secondo grado ha ribaltato quella del Tribunale di Terni che, nel 2021, lo aveva assolto. La vicenda, risalente al 2016, iniziò quando l’uomo pubblicò un post su Facebook dove riportava notizie riservate riguardanti un suo superiore.
Poliziotto pubblica su Facebook notizie riservate: condannato a 6 mesi
Tutto ebbe inizio nel 2016 quando, tramite un post su Facebook, il poliziotto pubblicò delle notizie riservate riguardanti un suo superiore.
Dalle indagini svolte era emerso che il pubblico ufficiale, per motivi di risentimento nei confronti di un suo superiore (costituitosi parte civile nel processo), senza alcuna autorizzazione aveva fatto accesso al Sistema Informativo della Cognizione Penale. Il poliziotto usava il sistema per estrapolare dati riguardanti un particolare procedimento penale.
Dai controlli sono risultati più di quindici accessi in quattro diverse giornate nell’arco di una dozzina di giorni.
Che cos’è il SICP
Il SICP è il sistema informativo della Cognizione Penale ed è composto dai sistemi Re.Ge Web (Registro Generale delle notizie di reato) e BDMC.
Questi sistemi costituiranno le banche informative di tutti i dati fondamentali della fase di cognizione del processo penale.
Tramite SICP, i vari attori dell’azione penale, sia della fase cognitiva, sia di quella esecutiva potranno:
- condividere le informazioni necessarie alle rispettive attività
- aggiornare tempestivamente i dati garantendo maggiore efficacia alle attività decisionali di tutte le componenti coinvolte
È prevista l’installazione di SICP su tutto il territorio nazionale, insieme a quella di SIES, il Sistema Integrato Esecuzione Sorveglianza, e di SIPPI cioè il Sistema Informativo Prefetture e Procure dell’Italia Meridionale.
Non è la prima volta che un poliziotto viene condannato
A gennaio 2024, al poliziotto Gianluca Testini, sono stati contestati 19 accessi allo Sdi, effettuati per reperire informazioni da girare successivamente a un investigatore privato, fonte confidenziale del poliziotto.
La Corte dei Conti dell’Umbria ha condannato il poliziotto che dovrà restituire 1.500 euro. La cifra fa riferimento a indebite percezioni di retribuzioni ed è nettamente più bassa rispetto a quella chiesta nell’udienza di dicembre dalla Procura contabile.
Nell’atto di citazione si richiedevano 31.974 euro come frutto di danno all’immagine e da disservizio, oltre che da retribuzioni indebitamente percepite.
Il poliziotto in sede penale ha patteggiato un anno con pena sospesa. La magistratura, ha evidenziato che quest’ultimo sia stato il primo a riconoscere gli errori commessi e ad assumersi le responsabilità, dando prova di senso del dovere. Nel corso dell’udienza di dicembre l’avvocato del poliziotto, Marco Brusco, ha spiegato che Testini non ha ottenuto alcun vantaggio patrimoniale.
Quando le informazioni segrete non rimangono tali
Il 13 febbraio 2024, Christian Borea, assistente di polizia di 47 anni, è stato accusato dal tribunale di Imperia per aver protetto alcuni pusher fornendogli informazioni riservate.
La procura ha chiesto una condanna a 3 anni e 10 mesi di reclusione. Borea era finito agli arresti domiciliari a novembre 2021, misura poi sostituita con l’obbligo di dimora.
L’indagine, risalente al 2021 e condotta dalla Squadra mobile di Imperia, aveva documentato lo spaccio di cocaina. Gran parte dei clienti, quasi tutti sanremesi, la acquistavano anche più volte al giorno. Dagli accertamenti sul giro di droga, sono poi emersi altri reati. A Borea viene contestato l’accesso abusivo al sistema informatico protetto delle forze dell’ordine, in un caso per verificare l’esistenza di eventuali precedenti o procedimenti di una sanremese, in un altro per svolgere accertamenti su un veicolo, e di omessa denuncia di reato, in particolare di un caso di prostituzione minorile.