Giuseppe Caforio, Garante regionale per le persone sottoposte a misure restrittive in Umbria, ha sollevato nuovamente la necessità di interventi immediati per incrementare il personale della polizia penitenziaria nella regione. Questa richiesta arriva in un momento di particolare tensione. Il personale del carcere di Spoleto ha iniziato oggi uno stato di agitazione per sottolineare la legittimità e l’urgenza delle loro rivendicazioni per il ripristino di condizioni lavorative accettabili. Non solo a Spoleto, ma in tutte le strutture carcerarie umbre.

Il delicato equilibrio su cui si fonda la comunità carceraria che, come afferma Caforio è “composta dalla stessa polizia, dai detenuti, dal personale amministrativo e dal personale medico assistenziale e ricreativo” è messo a dura prova dalle gravi carenze di organico. Queste mancanze stanno causando tensioni e logoramento ma anche, in alcuni casi, episodi di violenza e autolesionismo. A Spoleto, ad esempio, si registra una carenza di circa 100 poliziotti su un organico previsto di 292, ma 24 di questi sarebbero prossimi alla pensione. Una situazione simile si verifica anche nelle altre carceri dell’Umbria, come Terni che evidenzia una mancanza di personale superiore al 30%.

La richiesta di interventi urgenti per la polizia penitenziaria di Spoleto

Le recenti assunzioni tra quelle già fatte e programmate non soddisfano le esigenze delle carceri e sono tali da non riuscire a supportare nemmeno il turn-over dei pensionati che in questo periodo è particolarmente accentuato“. Queste le parole di Cafiero il quale sottolinea che i motivi della protesta del personale della polizia penitenziaria di Spoleto sono non solo legittimi ma necessari.

Il Garante regionale per le persone sottoposte a misure restrittive sottolinea l’urgenza di interventi rapidi e accoglie con favore l’annuncio del Governo riguardante la creazione di un nuovo Dipartimento per l’organizzazione delle carceri con sede a Perugia, che servirà le regioni di Umbria, Abruzzo e Molise, distaccando l’Umbria dalla Toscana. “Come è noto buona parte dei problemi delle carceri umbre nascono anche dal trasferimento in Umbria di detenuti con personalità complicate che arrivano dalla Toscana e vengono dislocati nelle carceri dove purtroppo ci sono già situazioni complicate, alimentando quindi tensioni e talora vere e proprie rivolte“.

La polizia penitenziaria, che gioca un ruolo cruciale nella gestione degli equilibri carcerari, necessita di essere supportata adeguatamente per svolgere il proprio lavoro essenziale. “In più occasioni” – prosegue Caforio – “i poliziotti hanno dimostrato altissima professionalità e sensibilità nella gestione di detenuti che spesso anche per ragioni sanitarie, soprattutto legate ha problematiche psicologiche e talora psichiatriche, si sono spesso sostituiti al personale medico, mostrando doti umane speciali“.

Il Garante conclude con l’auspicio che si possano rapidamente implementare nuove assunzioni per rafforzare il personale della polizia penitenziaria in tutta la regione, anche grazie al previsto nuovo dipartimento per l’organizzazione penitenziaria.

Proclamato lo stato di agitazione a Spoleto

Il personale della Polizia Penitenziaria del C.R. di Spoleto ha alzato la voce contro le condizioni di lavoro insostenibili e la cronica carenza di personale che minaccia la sicurezza dell’istituto. L’organico previsto è stato progressivamente ridotto nel corso degli anni: da 388 unità nel 2001 a soli 281 nel 2017, subendo un taglio netto di 107 posti. Nonostante un leggero incremento nel recente decreto ministeriale, che porta il numero a 292 escludendo i funzionari, la realtà operativa si attesta su 231 unità, di cui appena 193 effettivamente in servizio.

Questa drastica riduzione ha causato un accumulo di oltre 25.000 giornate di spettanze arretrate tra congedi ordinari e riposi compensativi, a fronte di un lavoro straordinario che supera i limiti consentiti. La situazione ha reso precarie le condizioni di sicurezza, tanto che la metafora utilizzata per descriverle suggerisce che sarebbero inadeguate persino per un asilo nido, figuriamoci per un carcere di massima sicurezza. La proposta della Direzione di limitare i giorni di congedo ordinario estivo a soli 9 per persona, rispetto ai 21 spettanti, ha ulteriormente alimentato il malcontento.

In risposta, i sindacati hanno annunciato l’inizio di una protesta a partire oggi 25 marzo, che prevede l’astensione dalla mensa di servizio e potrebbe avere un’escalation fino all’autoconsegna, in attesa di un adeguamento dell’organico che risolva le criticità evidenziate.

La richiesta finale al Direttore dell’Istituto è emblematica: l’autorizzazione all’uso della sala convegni per un’assemblea permanente del personale, segno di una volontà di dialogo ma anche della gravità della situazione. Situazione che richiede soluzioni immediate e concrete per garantire la sicurezza e il benessere di chi lavora e vive all’interno delle mura penitenziarie.