Vengo anch'io? No, tu no! Siamo stati più bravi noi. No, noi siamo stati decisivi. Il Governo Meloni ha consentito di raggiungere il risultato e ci ha messo i soldi. Sì, ma senza l'azione della Regione e della Proietti per l'energia, l'AST non avrebbe firmato. Ma cosa dite? Tutto è frutto del lavoro della precedente giunta Tesei e della legge regionale sull'idroelettrico, sennò staremmo ancora a "carissimo amico". Tutto molto bello, ma senza il contributo del Comune di Terni che ha sbloccato le questioni ambientali e il risanamento della discarica di Valle, non ci sarebbe stato alcun vertice decisivo al MIMIT.
Il giorno dopo la firma dell'Accordo di programma su AST, l'impressione è quella di stare in una sala per giochi da tavolo. Con i carrarmatini che si muovono sullo scacchiere politico degli schieramenti e con il gruppo siderurgico, che ha in mano i dadi e che è pronto a fare come cantavano gli Abba. "The winner, takes it all". Il vincitore si prende il banco.
Non è un caso se la dichiarazione post-firma di Giovanni Arvedi, il patron del colosso siderurgico, è tutta intrisa di riconoscimenti diffusi. Al Governo come alle istituzioni. Ai sindacati come al territorio. Un modo per dare a ciascuno un pezzo di merito, ma anche per marcare una forte respinsabilità: quella di chi ha fortemente voluto questa intesa e tutti i vantaggi localizzativi che si porta dietro. Avendone dettato i tempi, le condizioni e avendone fortemente condizionato il risultato sul versante energetico, infrastrutturale e ambientale. Lasciandosi anche una riserva di potenza di fuoco con i carrarmatini del Risiko da giocare dal 2029 in poi. Quella riserva di oltre 570 milioni di investimenti per il magnetico e la nuova linea a freddo che nell'Accordo di programma è la grande incognita del vincitore.
"Desidero ringraziare il ministro delle Imprese e del Made in Italy e il ministro dell’Ambiente, unitamente ai dirigenti e a tutta la struttura dei rispettivi ministeri, la presidenza della Regione Umbria, il Comune di Terni e i responsabili di Invitalia per l’impegno che ha reso possibile il raggiungimento dell’importante accordo firmato oggi", ha dichiarato.
Secondo Arvedi, si tratta di "un momento significativo per Arvedi Ast e per tutto il territorio: abbiamo compiuto un altro passo avanti nel percorso di rafforzamento dell’azienda, che ora può guardare con maggiore fiducia al proprio futuro industriale". L’accordo, ha aggiunto, "rappresenta non solo un’opportunità per consolidare e innovare la capacità produttiva, ma anche un impegno concreto verso un modello di sviluppo sempre più sostenibile, attento all’ambiente, al lavoro e alla qualità della vita nella città di Terni".
Non è mancato un passaggio di apertura al dialogo con le parti sociali: "Ringrazio anche le organizzazioni sindacali, che si confermano parte attiva e consapevole del confronto già avviato sul piano industriale. Ast continuerà a essere un punto di riferimento per l’economia della regione Umbria, contribuendo, in collaborazione con le istituzioni, alla sua crescita con investimenti, competenze e una visione industriale di lungo periodo".
Il primo carrarmatino nel Risiko politico lo muove l'assessore regionale pentastellato Thomas De Luca. E lo fa in direzione del mondo ambientalista, quello nel quale ha mosso i primi passi politici, e delle impostazioni amministrative precedenti, che - secondo lui - erano più attente ai temi industriali che a quelli ambientali.
"È un giorno storico per Terni, per l’Umbria e per tutto il Paese", dice l’assessore regionale, intestando alla sua azione il "trionfo di una visione ambientalista perseguita per quasi vent’anni, oggi finalmente condivisa da tutte le forze politiche".
L’intesa, per il politico ternano, segna una svolta: l’ambiente e la salute diventano fulcro dello sviluppo, anche grazie alla restituzione agli umbri del controllo sulle risorse energetiche idroelettriche.
"Con la nascita di una società pubblico-privata aperta ai grandi energivori, il 30% dell’energia sarà usata per decarbonizzare i settori hard to abate, come la siderurgia. Non è solo un accordo, è un cambio di paradigma", sottolinea. Rivendicando il "raggiungimento degli obiettivi emissivi 2030 e la riduzione delle scorie in discarica. Non ci interessano le sfilate autocelebrative. Ci interessa che Terni diventi la città più pulita d’Italia. Il nostro modello è Linz, non Taranto".
Girano i dadi sul tavolo del Risiko politico. E tocca a quelli del centrodestra tirare per conquistare il territorio dell'accordo sull'energia che verrà (ci vorrà ancora almeno un anno per costituire la società mista pubblico-privata per l'idroelettrico e bisognerà comunque nattendere, nel 2029 la scadenza delle concessioni, ndr).
"I contenuti del nuovo accordo sull’energia per le industrie energivore umbre, con particolare riferimento al comparto siderurgico, sono il risultato concreto della visione e del lavoro avviato dalla precedente Giunta regionale di centrodestra e continuato dall’attuale", dichiarano i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia Eleonora Pace, Paola Agabiti e Matteo Giambartolomei.
Il centrodestra rivendica il ruolo strategico svolto già nella scorsa legislatura, quando "sono state poste le basi normative e strategiche, tra cui la Legge regionale n. 1/2023, che ha aperto alla gestione mista pubblico-privato delle concessioni idroelettriche. Grazie a questa impostazione - proseguono - oggi la Regione può riservare fino al 30% della produzione energetica alle aziende energivore umbre, attivare strumenti per l’autoconsumo industriale, co-investire in idroelettrico e valorizzare impianti come la Centrale di Pentima. Questi risultati sono il frutto di una strategia concreta e lungimirante. Un modello di buona amministrazione che lascia un segno positivo per l’intera comunità umbra.
Alternativa Popolare, il partito del sindaco di Terni Bandecchi e dell'assessore Cardinali, rivendica sui social il ruolo svolto nella lunga vertenza da Palazzo Spada.
Tra tutti gli intervenuti, quello che rinuncia allo champagne in nome di un approccio sobrio come il loden di Mario Monti, è il segretario territoriale di Azione, Michele Pennoni. Che al tavolo del Risiko politico - pur schierandosi al fianco della presidente Proietti - sceglie il profilo di chi rivendica controlli rigorosi sull'attuazione dell'Accordo.
"La firma dell’accordo di programma AST al Ministero è una buona notizia e una condizione indispensabile per il futuro dell’azienda più importante dell’Umbria - afferma il segretario calendiano -. Ma arriva con almeno tre anni di ritardo, con effetti negativi su sviluppo, crescita e competitività. Se da un lato è giusto accogliere l’intesa con favore, dall’altro i festeggiamenti da parte del centrodestra sono fuori luogo. I ringraziamenti vanno soprattutto alla presidente Stefania Proietti, che ha posto la firma al centro dell’agenda politica".
Ora, avverte Pennoni, è il momento di trasformare le parole in azioni concrete: "risanamento ambientale, riqualificazione produttiva, mantenimento e aumento dei livelli occupazionali, formazione e riduzione delle emissioni. Azione propone un comitato di vigilanza per monitorare il rispetto degli impegni, prima di stappare davvero lo champagne".