Viaggio nelle polemiche che stanno infiammando la campagna elettorale in Umbria. Era cominciato tutto coi toni bassi e l’aplomb britannico. Roba più da Umbriashire che da bettola del borgo, dove si sa che tra una carta tirata e un bicchiere di buon rosso, la parolaccia ci scappa sicuro. A due settimane dal voto, però, chi insegue ha deciso di cambiare registro. Ma anche chi sta avanti nei sondaggi non è che abbia scelto moderazione e contegno da alta società.
C’erano state le prove generali al confronto della CNA, coi militanti del centrosinistra che a favore di telefonino hanno fischiato la Tesei. Mandando in giro video in cui attribuivano la contestazione alla “gente dell’Umbria“. Episodio isolato e “gente” che non ha fischiato più.
Ma poi tutto è cambiato con la fiammata che ha acceso la miccia. Il tartufogate, che prima di scoppiare era già finito con l’archviazione di Donatella Tesei e Paola Agabiti. Passando tra i militanti del PD in piazza Solferino a Terni ad ascoltare Bonaccini, però, c’era chi ancora credeva alla spallata giudiziaria. Archiviato (è il caso di dirlo) il tormentone giustizialista, ecco gli spin doctor di Stefania Proietti che le mettono in mano un programma del centrodestra e le consigliano di fare un atipico (per lei, solitamente pacata e professionale) show. E giù polemiche e rimbrotti. Con tanto di accuse di comportamento antidemocratico e accostamento ai regimi totalitari.
Così ha gioco facile il Fronte del Dissenso, la formazione outsider di sinistra-sinistra, che accusa centrodestra e centrosinistra di combattere sul nulla. E Moreno Pasquinelli, candidato del Fronte, accusa tutti gli schieramenti principali di essere “sicari della sanità. Chi è a capo di una coalizione guidata dal PD – dice da sinistra a Proietti – non può vantare alcuna credibilità come paladino della sanità pubblica”.
Poi c’è la nuova frontiera. Quella delle polemiche interne agli schieramenti usate come una clava dagli avversari.
Regionali Umbria, ultimi botti di campagna elettorale tra le polemiche sulle rispettive divisioni
Il centrodestra aveva polemizzato sulle divisioni interne alla coalizione avversaria. “Sono divisi su tutto – dicevano i sostenitori di Tesei -. Dai rifiuti alla sanità, passando per i valori. La Liguria ha dimostrato che non hanno progetti. Solo impadronirsi delle poltrone“. La risposta dall’altra parte è arrivata subito. “Avete imbarcato tutti nella coalizione, anche Bandecchi con cui litigavate. Siete voi che volete vincere senza un minimo di coerenza“.
Poi è arrivata la litigata vera. Quella tra Riccardo Corridore, vicesindaco e capolista di AP, e il coordinatore ternano di Fratelli d’Italia Marco Cecconi. Accusato di non rispettare gli accordi nazionali. E così il centrosinistra ci ha inzuppato il biscotto.
“Bandecchi ha detto al Foglio che Meloni vince solo se si allea con lui, in Umbria come in Italia – sostiene il segretario comunale ternano del PD, Pierluigi Spinelli -. E il fido scudiero Corridore diffonde un video pieno di acredine contro il consigliere di FdI Cecconi. Preoccupa il fatto che chi vorrebbe governare l’Umbria svenda la propria coerenza per una manciata di voti. La destra prova a costruire il proprio successo elettorale su alleanze farlocche, accettando di farsi deridere dai propri alleati che si muovono con due pesi e due misure a seconda della convenienza”.
Il pentastellato Thomas De Luca ci mette il carico. Corridore ha detto che “Cecconi è l’ultima ruota del carro. Che dire davvero una coalizione che si regge con lo sputo…“.
Centrodestra e centrosinistra se le danno di santa ragione, con gli elettori che fanno da spettatori
Ai due del centrosinistra hanno risposto i diretti interessati. E l’hanno fatto al solito via social. Alimentando polemiche polarizzanti, che aiutano a serrare le fila dei rispettivi seguaci e che lasciano gli elettori come spettatori.
Cecconi, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, partito di cui è anche coordinatore comunale, ha scritto un lunghissimo post su Facebook, per rispondere alle battute di De Luca. Lo ha intitolato “La corretta postura“. E in estrema sintesi ricorda “Non possiamo nemmeno immaginare quanto, via via, debba essersi ingobbita la schiena di chi, sotto la bandiera del M5S, si è reso interprete nel tempo di quella incredibile sequela di contraddizioni, giravolte e voltafaccia. Vengono a parlare a noi di corretta postura? Si occupino dei propri problemi e dei propri numeri. In Liguria come in Umbria“.
E Corridore, l’antagonista interno, dichiara chiusa la contesa. E pure lui rimbrotta la sinistra. “Si ricordi De Luca – attacca – quando presentava denunce contro le giunte PD. Quando godeva delle manette a quelli che allora erano avversari e ora sono alleati politici. E al PD rispondiamo che la coerenza che pretendono dagli altri dovrebbero averla loro per primi. Hanno abbandonato Terni e l’Umbria per mere questioni di interesse di corrente. Hanno chiuso le proprie esperienze amministrative con le manette e le sentenze passate in giudicato. Sono alleati per ragioni di potere con chi la pensa diversamente da loro su tutto Quale credibilità vogliono avere?“.
Gioca coi fanti e lascia stare i santi, l’ultima polemica coinvolge le scelte della Chiesa umbra
La lunga lista delle polemiche più aspre della campagna elettorale in Umbria si chiude col caso dei frati di Assisi. Tutto per colpa di un articolo del Corriere della Sera, tra il vero e il verosimile, che racconta una vista alla Basilica tra i frati che sosterrebbero Proietti, sindaca della città serafica.
Il testo ha fatto il giro delle segreterie dei partiti e dei comitati elettorali domenica mattina. E ha portato il Sacro Convento e la Conferenza episcopale umbra a vergare una smentita totale dei contenuti. Se il giornale avesse voluto mascherare un endorsement alla candidata del centrosinistra, l’operazione è riuscita non benissimo. Ma per non stuzzicare la chiesa, che ha chiesto ai due schieramenti di interpretare al meglio i valori cristiani, le due coalizioni hanno evitato di pestarsi i piedi su un tema così delicato nella terra dei Santi. E pure così divisivo.
E così la polemica c’è stata più dai giornali di centrodestra, come Libero, Il Giornale e la Verità, che hanno fatto quello che di solito è un tic della stampa di sinistra. Il fact-checking. L’analisi e la valutazione dei fatti per stabilire se una notizia è o no una fake news. Per loro il giudizio è impietoso. Complice anche la smentita dei frati francescani e un articolo di segno analogo che lo stesso inviato in Umbria aveva realizzato nel 2019. Quando Salvini in Umbria tirava come una pop star, ma ai religiosi col saio non piaceva proprio. “Fake news allora, fake news oggi“, hanno sentenziato.
Prima che si apra un nuovo fronte di polemiche. Prima che si scavi un’altra trincea.