PNRR: 620 milioni di euro per i Comuni sono le consistenti risorse arrivate in Umbria, da spendere entro il 2026. Ma i co-finanziamenti rappresentano anche una sfida per i gli enti locali della regione. Sono, infatti, chiamati a un impegno straordinario per gestire correttamente e in tempi rapidi questa mole di investimenti. E sono le stesse amministrazioni a denunciare diffuse difficoltà finanziarie e carenze nella dotazione di risorse umane. Situazioni che spesso, nel recente passato, si sono tradotte in ritardi e inefficienze nel portare a termine gli investimenti programmati.

Questo particolare aspetto viene preso in esame dall’Agenzia Umbria Ricerche, in un documento redatto dal dirigente di programma Mauro Casavecchia. L’obiettivo è quello di valutare l’impatto le capacità di pagamento dei Comuni umbri e i possibili rischi di carenza di liquidità.

PNRR, per i Comuni il nodo della cassa per pagare gli avanzamenti dei lavori

Già oggi, la cronaca ci dice che non è raro trovare Comuni che segnalano criticità nel far fronte ai pagamenti delle imprese per l’esecuzione delle opere previste dal PNRR”. Mauro Casavecchia nella sua ricerca evidenzia come, la disponibilità dei co-finanziamenti nazionali ed europei, non rappresenti di per sé la garanzia che i Comuni riescano ad attivare la cassa necessaria al pagamento dei fornitori.

In genere, al momento dell’avvio dei lavori le aziende possono richiedere un acconto di circa il 20-30 per cento del valore dell’intervento – spiega Casavecchia -. Fino a poco tempo fa, l’anticipo erogato dall’amministrazione centrale dello Stato di solito si fermava al 10 per cento e ciò poteva mettere in difficoltà soprattutto gli enti più piccoli. Una boccata d’ossigeno è stata concessa dal recente decreto-legge n. 19/2024 “PNRR-quater”. Che ha aumentato l’anticipo iniziale sui lavori pubblici al 30 per cento, in caso di procedure o interventi già avviati”.

Difficoltà burocratiche, incertezza normativa e certificazioni tra gli ostacoli da superare

Sarà possibile capire solo nel tempo se la misura sarà risolutiva. Intanto, l’esperienza evidenzia erogazioni intermedie soggette a ritardi e difficoltà. Le procedure per i trasferimenti delle risorse finanziarie stabiliscono, in teoria, tempi brevi. Entro 15 giorni dal ricevimento delle rendicontazioni degli stati di avanzamento dei lavori, le Unità di missione PNRR dei ministeri possono erogare i fondi a favore dei soggetti attuatori nell’ambito. Attraverso la piattaforma ReGiS, le amministrazioni centrali titolari delle diverse misure dovrebbero provvedere alla validazione (o, se necessario, alla richiesta di integrazioni) ed entro i successivi 10 giorni al trasferimento dei fondi.

Nella realtà, questi tempi non vengono sempre rispettati – afferma Casavecchia -. Ciò per l’incertezza normativa collegata alle continue revisioni del PNRR. Alla modifica delle fonti di finanziamento dei progetti. Infine, per la diversa efficienza nell’espletamento delle procedure di pagamento riscontrabile tra le varie amministrazioni. Per esempio, alcuni ministeri sono cronicamente considerati cattivi pagatori”.

A titolo di esempio, l’AUR cita caso paradossale del Comune di Marzabotto. Che ha rischiato il predissesto per la cattiva situazione finanziaria causata dal mancato rimborso, da parte del Ministero dell’Interno, delle somme anticipate per non bloccare le opere del PNRR.

PNRR: i Comuni davanti a un bivio. Anticipare con fondi propri o attivare finanziamenti esterni

Insomma, le amministrazioni municipali sono chiamate al rispetto dei rigorosi vincoli temporali di realizzazione delle opere imposti dal PNRR. Ma devono fare i conti anche con le lentezze derivanti da procedure di certificazione dell’avanzamento dei lavori e dei pagamenti non sempre efficienti e da trasferimenti dei fondi dallo Stato non sempre tempestivi.

E così, sul PNRR i Comuni umbri sono a un bivio. Possono anticipare con risorse proprie, anche attingendo ai propri avanzi di amministrazione. Ma è difficile che queste siano disponibili in misura sufficiente, soprattutto nel caso degli enti più piccoli. Oppure possono fare ricorso a finanziamenti esterni, come ad esempio anticipazioni di cassa attraverso le banche. Ma questa alternativa ha un costo dato dagli interessi passivi e comunque può essere attivata solo con un tetto ben preciso. Fino a un massimo di cinque dodicesimi delle entrate comunali proprie.

Per affrontare questo problema – argomenta la ricerca di AUR – la Cassa Depositi e Prestiti ha creato un apposito prodotto finanziario. Si tratta di uno strumento finalizzato a far fronte alle esigenze di liquidità degli enti locali beneficiari di contributi PNRR e PNC che sono in attesa dell’incasso dei fondi. Tuttavia, anche questo strumento ha costi di interesse che ricadrebbero comunque a carico della collettività. Senza poi contare il fatto che non tutti i Comuni hanno margini per contrarre nuovo indebitamento”.

Il nodo della liquidità resta, dunque, una delle questioni da monitorare attentamente. I Comuni e le pubbliche amministrazioni sono soggetti, infatti, anche all’obbligo di rispettare i tempi di pagamento dei fornitori. In caso di ritardo incorrono in sanzioni e sono soggetti a pesanti interessi di mora. Inoltre, si corre il rischio che il blocco dell’attuazione dei progetti sia deleterio per il successo stesso del PNRR.