"Se non c'è chiarezza, la tradizione rischia di trasformarsi in una ferita aperta." Così un consigliere comunale ha commentato la decisione, senza precedenti a memoria cittadina, di convocare la Seconda Commissione Urbanistica nel pieno del periodo ceraiolo. Sabato 17 maggio l’ingegnere Mario Traversini, direttore dei lavori del cantiere in corso nella zona dell’ex ospedale e di San Francesco, sarà ascoltato in una seduta straordinaria dopo che le ultime settimane hanno sollevato molte domande sulla gestione dei lavori pubblici e sul conseguente cambio di percorso dei Ceri.
A quasi un anno dall'apertura del cantiere, con la scadenza prevista per marzo 2026, la città si ritrova segnata da lavori che hanno inciso sull'accesso e la fruibilità del centro storico. In particolare, la mancata agibilità del tratto tra l'ex ospedale e via Cavour ha costretto l'amministrazione comunale a valutare soluzioni alternative per il tradizionale percorso ceraiolo.
Il direttore dei lavori, ing. Mario Traversini, figura storica di Cooprogetti, riferirà "quanto successo in questi mesi con i molti lati da chiarire tra ricostruzioni e dichiarazioni", come si legge nella nota ufficiale diffusa dalla Conferenza dei capigruppo.
La motivazione addotta dall’Amministrazione per lo spostamento del percorso non riguarda la sicurezza, ma le tempistiche: "basta passare in zona per vedere che i lavori non sarebbero stati completati in tempo". Gli operai sono pochi, i turni ordinari, e le previsioni ottimistiche si sono scontrate con la realtà del cantiere.
Le dichiarazioni dell’assessore ai Lavori Pubblici, Spartaco Capannelli, che per mesi ha sostenuto la regolarità dell’opera, vengono ora reinterpretate alla luce delle novità emerse. In sede di Conferenza dei capigruppo, il sindaco Vittorio Fiorucci ha ricostruito le fasi della decisione, riconoscendo che i sopralluoghi si sono intensificati solo nei giorni precedenti alla discesa dei Ceri.
È evidente una diversità di lettura tra sindaco e assessore, ma anche la volontà di ricondurre il dibattito su binari istituzionali, alla ricerca di trasparenza e responsabilità condivisa.
La decisione di modificare il tragitto ha suscitato dibattito anche per le modalità: è stato infatti coinvolto il cosiddetto Tavolo dei Ceri, che pur non essendo un organo formalmente istituzionale, ha una sua legittimazione fondata nella tradizione.
Come ricordato nell’articolo pubblicato su queste stesse pagine, dal titolo "Tradizione e legittimità: perché il Tavolo dei Ceri può decidere anche senza il Consiglio Comunale", esiste una dimensione giuridica della consuetudine che, nel caso dei Ceri, ha forza e valore. La sua convocazione riflette il rispetto per un patrimonio identitario che appartiene all’intera comunità.
La convocazione dell’ingegnere Traversini in Commissione rappresenta un’occasione importante per chiarire alcuni nodi ancora aperti: la tempistica del cantiere, la gestione delle fasi critiche, le responsabilità pregresse e le eventuali richieste di adeguamento da parte dell’impresa.
Domande legittime, anche riguardo al bando iniziale e alla sua capacità di prevedere le esigenze ceraiole del 2025. È un’occasione di confronto che riguarda non solo l’attuale Amministrazione ma anche le scelte precedenti.
Gubbio non cerca colpevoli, ma chiarezza. Il passaggio dei Ceri è cuore identitario, è sacralità popolare, è unità oltre le appartenenze. Modificarne il percorso è una scelta che merita condivisione e spiegazione.
Il Consiglio Comunale, le Commissioni, la Giunta e le forze di opposizione sono chiamate a un passo di responsabilità, senza esasperazioni. Perché se è vero che la Festa è del popolo, è altrettanto vero che il popolo ha diritto alla trasparenza.
In attesa dell’audizione di sabato 17 maggio, resta la certezza che tradizione e partecipazione non sono in conflitto. Possono anzi, se ben governate, costruire insieme il senso più profondo della cittadinanza.
Come ha detto un cittadino: "la Festa passa per le mani di tutti, ma il cuore deve restare unito".