Èstato il Palazzo Broletto di Perugia, sede simbolica delle politiche sociali umbre, ad aver ospitato il primo confronto operativo per il nuovo Piano Socio-sanitario Territoriale promosso dalla Regione Umbria. Un appuntamento che ha visto seduti attorno allo stesso tavolo Anci Umbria, i Comuni capofila delle dodici Zone sociali regionali e la direttrice regionale Salute e Welfare, Daniela Donetti, insieme a componenti del gruppo di lavoro regionale.
L’obiettivo dichiarato è ambizioso: definire un piano strategico condiviso con i territori, costruito dal basso, capace di integrare la dimensione sanitaria con quella sociale in un unico sistema, efficace e coeso.
Un passo che rompe con la lunga assenza di programmazione strutturale: l’ultimo Piano Sanitario Regionale risale infatti al 2009.
“Esprimo soddisfazione per questo importante momento di confronto -ha dichiarato Federico Gori, presidente di Anci Umbria-che considero un segnale concreto di un metodo di lavoro partecipato, capace di valorizzare l’ascolto e l’attenzione verso i territori”.
Per Gori, l’incontro rappresenta l’avvio di un percorso virtuoso, in cui i sindaci non sono meri attuatori, ma co-autori delle politiche socio-sanitarie regionali. “Un’impostazione - ha aggiunto- che ci consente di affrontare con maggiore efficacia le criticità che le nostre comunità vivono quotidianamente”.
Alla base dell’intero impianto c’è una visione: superare la tradizionale separazione tra sociale e sanitario, integrando competenze, strumenti e risorse per una presa in carico della persona nella sua interezza e dignità.
Un principio rafforzato anche dagli interventi della dirigente regionale Valentina Battiston e di Emilio Paolo Abbritti, direttore del Distretto del Trasimeno dell’Usl Umbria 1, presenti al tavolo.
Nel nuovo disegno strategico, le Case della Comunità diventano cardine della riorganizzazione territoriale: luoghi fisici e simbolici dove cittadini e operatori sociali e sanitari si incontrano.
Un approccio condiviso anche da Costanza Spera, coordinatrice della Commissione Welfare di Anci Umbria, che ha sottolineato: “Il metodo scelto è corretto perché prevede la reale partecipazione dei territori e del terzo settore, i veri protagonisti”.
La struttura del Piano Socio-sanitario Territoriale si incastra nel più ampio Piano Socio-sanitario Regionale 2025-2030, con un focus specifico su prevenzione, telemedicina, cure domiciliari e presa in carico dei soggetti fragili. Particolare attenzione sarà dedicata all’invecchiamento della popolazione e all’aumento della cronicità, temi ormai centrali nella sanità pubblica italiana.
L’incontro di Perugia non è stato che il primo tassello. Il percorso partecipativo prevede una fase allargata di consultazione con tutti i soggetti istituzionali, associativi e del terzo settore interessati, per rafforzare la coerenza delle scelte con i reali bisogni delle comunità locali.
“Il confronto ha fatto emergere diversi elementi sociali rilevanti -ha aggiunto Gori -che integrati alla componente sanitaria offrono una prospettiva di crescita culturale nell’affrontare tematiche complesse”.
La Regione Umbria, attraverso la Giunta regionale e la Direzione Salute e Welfare, conferma dunque una linea chiara: lavorare su una programmazione condivisa, dove l’ascolto istituzionale non sia episodico ma strutturato, con l’ambizione di rimettere i territori al centro delle scelte sulla salute e sul benessere dei cittadini.
Un’operazione tutt’altro che formale, che segna un’inversione di rotta rispetto al passato e apre a nuove forme di governance socio-sanitaria, più prossime, trasparenti e partecipate.