17 Oct, 2025 - 12:05

Pian d’Assino, troppi incidenti: 21 vittime in 20 anni. Ecco il piano in tre mosse per fermare la strage

Pian d’Assino, troppi incidenti: 21 vittime in 20 anni. Ecco il piano in tre mosse per fermare la strage

La statale 219 Pian d’Assino, la tangenziale di Gubbio, è diventata negli anni sinonimo di dolore e paura. Gli automobilisti la chiamano "la strada della morte".

Quella che dovrebbe essere una via di collegamento veloce tra E45 e SS 318 si è trasformata in una strada a rischio continuo. Solo negli ultimi due anni le cronache hanno raccontato morti, feriti gravi, auto ribaltate e camion fuori controllo. L’ultimo dramma, con un giovane eugubino di 28 anni deceduto ieri sera, ha riacceso il dibattito: come mettere finalmente in sicurezza questa arteria?

Secondo i dati ricostruiti dalle testate locali, i decessi complessivi ammontano a 21 persone dal 2005 ad oggi. E i feriti si contano ormai a decine. Una situazione che richiede non più annunci, ma interventi concreti e visibili.

Per rendere chiaro il percorso, proponiamo un piano in tre stadi, dal breve al lungo periodo, spiegando anche cosa cambierà nella vita quotidiana degli automobilisti.

Primo stadio: subito, la sicurezza d’urgenza

Le prime misure devono essere immediate e a basso costo, ma capaci di avere effetto già nei prossimi giorni.

  • Riduzione della velocità effettiva: non bastano i limiti scritti sui cartelli, servono controlli veri. Autovelox fissi e tutor mobili possono far calare la velocità media del 20–30%, abbassando drasticamente il rischio di impatti mortali.

  • Segnaletica shock e bande sonore: strisce luminose, cartelli gialli temporanei, bande rumorose sull’asfalto. Interventi rapidi che costringono l’automobilista a prestare attenzione, soprattutto di notte o in condizioni di pioggia.

  • Illuminazione provvisoria degli svincoli critici: torri faro LED a Gubbio Est e Torre Calzolari. Basta poca luce in più per evitare manovre azzardate al buio.

Effetto pratico: chi percorre la strada avrà l’impressione di imboccare un “tratto sorvegliato”. Saprà che non può correre, che la corsia non è infinita, che all’improvviso la strada “parla” con rumore e luci.

Secondo stadio: entro sei mesi, la svolta strutturale

Dopo l’urgenza, serve passare a lavori più solidi ma realizzabili in tempi brevi, con cantieri mirati.

  • Barriere spartitraffico: nei rettilinei con spazio sufficiente, l’inserimento di new jersey centrali può azzerare i frontali, il tipo di incidente più letale.

  • Trattamenti antiskid e drenaggi: l’asfalto va rifatto con materiali ad alto grip. Così le auto non “galleggiano” sull’acqua e tengono meglio la traiettoria.

  • Corsie di immissione e isole spartitraffico: allo svincolo di Gubbio Est, epicentro di molti schianti, bisogna ridisegnare subito la geometria. Piccoli allargamenti, segnaletica a zebratura, divieti di svolta pericolosa possono cambiare radicalmente le dinamiche di ingresso.

  • Illuminazione definitiva e catarifrangenti: un impianto stabile di LED e paletti catarifrangenti ogni 50 metri trasforma la percezione della strada nelle ore notturne.

Effetto pratico: i viaggiatori sentiranno la differenza. Non più una tangenziale buia e stretta, ma un percorso che segnala i pericoli e li riduce alla radice. Le manovre di ingresso saranno più naturali, i sorpassi vietati più rispettati, i rettilinei meno insidiosi.

Terzo stadio: entro due anni, una vera tangenziale

Il passo finale deve arrivare presto, non fra dieci anni. Entro due anni la Pian d’Assino deve diventare una tangenziale moderna.

  • Sezione a 2+2 corsie: nei tratti più trafficati tra Gubbio Est e Torre Calzolari, raddoppiare le corsie con spartitraffico centrale significa ridurre la conflittualità dei flussi.

  • Nuovi svincoli: rampe di accelerazione e decelerazione adeguate, incroci a raso eliminati, rotatorie per gli accessi secondari.

  • Piazzole di sosta e colonnine SOS: attualmente inesistenti, sono fondamentali per chi ha un guasto o un malore. Fermarsi in corsia oggi è un suicidio annunciato.

  • Barriere bordo ponte di ultima generazione: i viadotti vanno messi in sicurezza con parapetti che reggano l’urto di auto e mezzi pesanti.

Effetto pratico: guidare sulla Pian d’Assino non sarà più una scommessa, ma un’esperienza simile a quella delle altre superstrade umbre. Due corsie per senso di marcia, corsie dedicate per entrare e uscire, aree per fermarsi in sicurezza. In breve, una strada all’altezza del traffico che sopporta.

Dalle parole ai fatti

Ogni anno, sulle strade italiane, si ripete il copione degli annunci. Ma a Gubbio la misura è colma: 21 morti in 20 anni significano una media di una vita spezzata all’anno. Numeri che raccontano famiglie distrutte, comunità segnate, giovani e meno giovani che non tornano a casa.

La Pian d’Assino non è un’autostrada né una strada secondaria: è la tangenziale di una città di 30 mila abitanti, crocevia per Umbria e Marche. Non può restare una carreggiata stretta senza piazzole e senza protezioni.

Con un piano in tre stadi — urgenza immediata, lavori rapidi entro sei mesi, trasformazione definitiva entro due anni — la strada può cambiare volto. Non si tratta solo di ingegneria o di segnaletica: si tratta di salvare vite umane.

E questa volta, non ci sono più alibi per rinviare.

 

(FOTO cortesia VivoGubbio)

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Mario Farneti
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