12 Oct, 2025 - 12:01

Perugia, dal sogno Serie B al rischio retrocessione: società sotto accusa

Perugia, dal sogno Serie B al rischio retrocessione: società sotto accusa

Le parole, ormai, sono finite. Restano solo i numeri, e raccontano una verità durissima: nove partite, tre pareggi e sei sconfitte consecutive. È il bilancio impietoso di un Perugia che fatica a trovare la strada giusta in un campionato iniziato nel peggiore dei modi. Il penultimo posto in classifica, che sarebbe ultimo se il Rimini non avesse avuto i dodici punti di penalizzazione, fotografa alla perfezione il momento drammatico del club biancorosso.

Ieri pomeriggio, al “Renato Curi”, il Rimini ha espugnato il campo con il minimo sforzo, vincendo 1-0 grazie al gol di Lepri nella prima frazione di gioco. Un colpo che ha lasciato i tifosi attoniti e che ha messo a nudo il re. Perché oggi il Perugia è nudo, fragile, pieno di contraddizioni.

Da progetto ambizioso a incubo sportivo

Quest'estate l'obiettivo dichiarato dal club era chiaro: riportare il Perugia in Serie B entro due anni. L’obiettivo sembrava alla portata, forte di una piazza storica, di un allenatore esperto come Vincenzo Cangelosi e di un progetto che voleva coniugare sostenibilità economica e competitività.

Dopo poche settimane di campionato, però, quel sogno si è trasformato in un incubo sportivo. La squadra non vince, non segna e, soprattutto, non convince. Il Perugia sembra vivere in una bolla di disillusione, dove ogni partita diventa una montagna da scalare e ogni errore un macigno che pesa doppio.

Mercato sbagliato e promesse mancate

Gli errori societari sono evidenti. La campagna acquisti estiva, gestita dal direttore tecnico Mauro Meluso, non ha colmato le lacune evidenziate nella scorsa stagione. Anzi, in alcuni reparti le ha persino amplificate.

Al Perugia serviva un centravanti di peso, un giocatore capace di garantire gol e presenza in area. Invece, la società ha puntato su Ogunseye, arrivato in prestito negli ultimi giorni di mercato dopo annate opache. Era stato trattato a lungo La Mantia, poi finito al Gubbio, ma la trattativa non si è concretizzata.

Il mantra della società è stato chiaro fin dall’inizio: sostenibilità prima di tutto. Un concetto condivisibile, ma che non può diventare un alibi. Perché non è vero che vince solo chi spende di più - lo dimostra la Virtus Entella, capace lo scorso anno di imporsi con un monte ingaggi molto inferiore rispetto ad altre rivali - ma è altrettanto vero che per vincere serve una progettualità chiara e giocatori funzionali al disegno tecnico.

Oggi, guardando la rosa biancorossa, è difficile individuare un’identità precisa. E questo è forse il segnale più preoccupante.

Meluso e la società: un rapporto da chiarire

Il nome più discusso in queste settimane è quello di Mauro Meluso. Il direttore tecnico è finito nel mirino della tifoseria, accusato di aver costruito una squadra debole e priva di equilibrio. Ma c’è anche chi sostiene che il problema sia a monte, e che la società abbia imposto limiti di spesa troppo rigidi per rendere il progetto competitivo.

La verità, probabilmente, sta nel mezzo. Tra un budget limitato e scelte tecniche discutibili, il risultato è sotto gli occhi di tutti: una squadra senza identità, costruita in modo disomogeneo, che fatica a reagire alle difficoltà.

Eppure il Perugia non è da penultimo posto. I nomi, sulla carta, valgono molto di più. Ma quando mancano fiducia e compattezza, anche i valori individuali si annullano.

Una squadra vuota e fragile

Il gol subito contro il Rimini è il manifesto della crisi. Una palla innocua, raccolta spalle alla porta, un liscio clamoroso di Tozzuolo - arrivato a parametro zero e ancora lontano dalla condizione ottimale - e il tiro di Lepri che si infila sotto le gambe della difesa. Gara finita, spirito spezzato.

Il Perugia crea poco, concretizza ancora meno e al primo errore crolla. I biancorossi non riescono a trasformare le poche occasioni in gol, come dimostra il clamoroso errore di Ogunseye nel primo tempo: colpo di testa a pochi metri dalla porta, palla a lato. Un episodio che racchiude tutto il momento di una squadra bloccata, dove la paura di sbagliare è più forte della voglia di osare. Braglia, nel post partita, ha provato a intravedere qualche segnale di reazione, qualche spiraglio di orgoglio. Ma la sensazione è che il tecnico stia lottando contro un muro invisibile.

Braglia cerca la scossa

Il tecnico toscano, uomo di esperienza e carattere, ha ammesso di non aver mai vissuto una situazione simile: dopo quattro gare non è ancora riuscito a imprimere la propria mentalità alla squadra. È un dato che fa riflettere.

Braglia vuole ripartire proprio dalla reazione, dal tentativo di costruire qualcosa di solido sul piano mentale prima ancora che tecnico. Il modulo potrà cambiare, ma serve ritrovare una scintilla, un’identità collettiva che oggi sembra smarrita.

Il prossimo turno, in trasferta contro il Pineto, rappresenta un bivio. Non tanto per la classifica - anche se ogni punto pesa come oro - ma per il morale. Serve una vittoria, una prestazione convincente, un segnale di vita. Perché il tempo stringe e il rischio è quello di scivolare in una spirale da cui diventa difficile risalire.

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Lorenzo Farneti
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