E’ il ‘Poverello d’Assisi’ l’oggetto del contendere tra centrodestra e centrosinistra, con la consigliera comunale ed ex candidata sindaca di Perugia Margherita Scoccia che sulla figura di San Francesco oggi chiede e pretende rispetto.

“Rispetto, prima di ogni altra cosa – dichiara Scoccia in una sua nota – La campagna elettorale per le elezioni regionali in Umbria deve ancora entrare nel vivo ma stanno già accadendo cose buffe che talvolta travalicano i confini del grottesco, quando non sfociano direttamente nel controsenso. Proprio su questo ultimo aspetto intendo soffermarmi in questa mia riflessione”.

Scoccia: “Su San Francesco ostentazione smodata”

“Non sarà sfuggita agli umbri l’ostentazione smodata che viene fatta della figura di San Francesco da parte di illustri rappresentanti del cosiddetto campo largo” è quanto afferma Margherita Scoccia.

“Il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, candidata per il centrosinistra alla presidenza della Giunta, ne fa qualcosa di quasi personale: nella sua prima uscita pubblica ha dichiarato che il Cantico delle creature di San Francesco è «quanto di più vicino» al suo programma elettorale. «Il mio manifesto», ha sentenziato” racconta. Il manifesto di un campo largo – così Scoccia attacca Proietti – che in Umbria mette insieme tutto e il contrario di tutto, dai boy scout ai centri sociali”. Il riferimento è alle diverse forze politiche e civiche, afferenti all’area di centrosinistra, che appoggiano la candidatura della sindaca di Assisi a presidente di Regione: dal Partito democratico al Movimento 5 Stelle, passando per Alleanza Verdi e Sinistra e Azione, fino ad arrivare al mondo cattolico.

Scoccia: “Ferdinandi? Una comunista col rolex”

“Ed ecco che arriviamo al controsenso – spiega Margherita Scoccia – perché proprio al mondo dei centri sociali è contiguo il sindaco di Perugia, Vittoria Ferdinandi, comunista di ferro (pugno chiuso, Rolex e stella rossa tatuata sul polso)”.

Lei, esponente della sinistra più radicale, al Teatro Lyrick nel giorno della presentazione della Proietti è salita sul palco chiamandola «sorella mia» – ricorda la consigliera comunale di Fratelli d’Italia – E poi giù, il solito passaggetto sui «sogni» e subito a seguire un altro sul «linguaggio universalistico di San Francesco da recuperare». Va così: quella del «marxismo caldo» oggi abbraccia San Francesco”.

Scoccia: “Distinguete sacro e profano”

“Meritano di essere sottolineati alcuni aspetti – puntualizza, quindi, Margherita Scoccia – affinché nel futuro prossimo, se possibile, si evitino ulteriori speculazioni. ‘Scherza con i fanti ma lascia stare i santi’, dice un antico proverbio che ci ricorda di tenere distinto il sacro e il profano“.

“San Francesco – dice – è una figura profondamente religiosa, mentre il comunismo, soprattutto nella sua forma marxista, è intrinsecamente ateo e materialista. Karl Marx vedeva la religione come ‘l’oppio dei popoli’, uno strumento usato dalle classi dominanti per mantenere il controllo sulle masse, distraendole dalla lotta di classe e dai problemi materiali. San Francesco predicava una vita di povertà volontaria, spiritualità e umiltà per avvicinarsi a Dio – prosegue la consigliera di FdI – e ciò è molto diverso dal concetto di povertà del comunismo inteso come il risultato di ingiustizie sociali ed economiche da eliminare: per i comunisti la povertà non è un valore da ricercare ma una condizione da combattere con l’azione politica e la rivoluzione“.

Scoccia: “San Francesco rinuncia, Marx requisisce”

“E se la missione del Poverello era incentrata sulla trasformazione personale e spirituale degli individui per una vita in armonia con la natura, gli altri esseri umani e Dio, quindi senza alcuna visione politica strutturata – sottolinea, ancora, Scoccia – l’enfasi del comunismo è posta su un cambiamento di sistema da sviluppare attraverso la rivoluzione sociale e l’azione di massa. Qui la dimensione politica è ovviamente centrale”. E, poi, ribadisce: “San Francesco era un pacifista convinto e il suo obiettivo era servire i poveri, non certo prendere il controllo delle strutture politiche per cambiarle dall’alto. Il suo approccio era basato sulla rinuncia volontaria, non sulla requisizione delle risorse o sulla rivoluzione. Nei regimi comunisti si lottò con metodi violenti e questo sarebbe in netto contrasto con la sua filosofia di non violenza”.

“Ecco, mettere insieme i due mondi crea una dissonanza ironica: le basi, filosofiche e morali, sono profondamente diverse, in molti casi letteralmente inconciliabili – conclude la propria riflessione, pertanto, Margherita Scoccia – È come mischiare acqua e olio: il brodo si allunga ma i liquidi si riconoscono perfettamente”.