C’è un luogo, alle porte di Perugia, dove il respiro millenario degli Etruschi riaffiora dalle viscere della terra per raccontare, ancora oggi, la potenza silenziosa di una civiltà che ha saputo tramandare il culto dei morti trasformandolo in arte. E ora, finalmente, quel luogo, l’Ipogeo dei Volumni e la Necropoli del Palazzone a Ponte San Giovanni, si prepara a risplendere di nuova luce. È di questa mattina, 27 giugno, l’inaugurazione ufficiale del cantiere di riqualificazione, un investimento di oltre due milioni di euro che punta a restituire ai cittadini e ai turisti un patrimonio unico nel suo genere, rimettendolo al centro dell’offerta culturale dell’Umbria.
Una mattinata di sole ha accolto autorità, tecnici e cittadini accorsi per assistere a un gesto simbolico ma carico di significato: il sollevamento di una delle preziose urne cinerarie, atto che segna l’inizio dei lavori, sotto lo sguardo attento del direttore dei Musei nazionali dell’Umbria, Costantino D’Orazio, e della sindaca Vittoria Ferdinandi. Un momento atteso, frutto di una visione condivisa e di risorse importanti: 2.181.000 euro, di cui 1.973.000 provenienti dal Pinqua (Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare) e 208mila euro stanziati direttamente dal ministero della Cultura per i Musei nazionali di Perugia.
“Non è solo un progetto di restauro di un patrimonio culturale, ma è anche un progetto che rigenera una parte della città”, ha dichiarato Costantino D’Orazio, sottolineando l’intreccio virtuoso tra recupero storico e rinascita urbana. Un concetto ribadito dalla sindaca Ferdinandi, che ha ricordato come interventi di questo tipo “dimostrano quanto la rete interistituzionale e sinergie lungimiranti servano a riqualificare le nostre comunità, perché quello che comincia oggi, un progetto che ereditiamo dalla precedente giunta, non è solo il recupero di un grande parco archeologico, ma il recupero di un pezzo di comunità che si inserisce in una riqualificazione più generale di Ponte San Giovanni”.
L’obiettivo è ambizioso: restituire all’Ipogeo e alla necropoli un ruolo di primo piano nel racconto dell’identità perugina, potenziando la fruizione con strumenti contemporanei e accessibili. E così, entro marzo 2026, l’intero sito potrà contare su una riorganizzazione completa dell’esposizione delle urne, che permetterà di “leggere con maggiore coerenza le vicende delle principali famiglie etrusche”, come ha spiegato D’Orazio. Un allestimento pensato non solo per i visitatori, ma anche per le scuole e per chiunque voglia scoprire la storia in modo immersivo.
Cuore del progetto è proprio l’esperienza di visita. Oltre al nuovo percorso pedonale, che collegherà parcheggio, parco e sito archeologico, saranno installate segnaletiche contemporanee e un’innovativa installazione multimediale con rilievo 3D dell’Ipogeo. Grazie a questa tecnologia, sarà possibile ripercorrere la storia della tomba monumentale dal II secolo a.C. fino alla sua scoperta nel 1840, vivendo un viaggio virtuale tra le camere sepolcrali e gli arredi funebri. La sistemazione della viabilità interna al parco permetterà inoltre di raggiungere agevolmente le oltre duecento tombe disseminate lungo la necropoli del Palazzone. Non mancherà infine un totale riallestimento dell’Antiquarium, spazio espositivo che custodisce reperti di straordinario valore.
Maria Angela Turchetti, direttore scientifico del sito, insieme all’assessore comunale ai Lavori pubblici Francesco Zuccherini, ha seguito da vicino la definizione di ogni dettaglio: un segno di come la sinergia tra istituzioni locali, soprintendenza e ministero abbia saputo mettere a sistema risorse, competenze e visione.
Ma che cos’è, in fondo, l’Ipogeo dei Volumni? Un capolavoro dell’arte funeraria etrusca, una dimora per l’eternità scavata in profondità nella collina e modellata come una vera casa romana. Si accede all’interno attraverso una ripida scalinata che conduce al cuore della tomba, articolata in un atrio e diversi cubicola laterali, fino al tablinum dove riposano, tra altre, le urne di Arnth Velimnas Aules e dei suoi discendenti. Scolpiti nel travertino e nel marmo, i volti dei defunti e le teste di Medusa sorvegliano le porte dell’Ade, mentre demoni alati vigilano sulle anime. Ogni dettaglio racconta la potenza simbolica di un popolo che concepiva la morte come prosecuzione di una vita da celebrare.
E poi la necropoli: quasi duecento tombe scavate nel terreno naturale, a camera e precedute da dromos, che ancora oggi restituiscono frammenti di un passato di commerci, guerre, alleanze. Molte di queste tombe risalgono all’età ellenistica, ma non mancano testimonianze arcaiche di grande interesse per la storia di Perugia antica.