Una crisi che non accenna a fermarsi. Sei sconfitte consecutive, nessuna vittoria dopo nove giornate e un penultimo posto che comincia a far paura. Il Perugia è ufficialmente in caduta libera. Anche oggi, contro l’ultima della classe, il Rimini, al “Curi”, i tifosi si aspettavano una reazione, un segnale di vita. Invece, è bastato il gol di Lepri, nato dall’ennesima leggerezza difensiva, per condannare i biancorossi all’ennesima sconfitta. Tre punti facili per i romagnoli, che hanno espugnato il campo umbro con il minimo sforzo.
Il momento è delicatissimo. Il Grifo resta fermo a tre punti, frutto di tre pareggi ottenuti nelle prime giornate, e non riesce più a rialzarsi. Una squadra impaurita, fragile, incapace di reagire agli episodi e di gestire la pressione di un ambiente che si aspettava ben altro. Il cambio in panchina, con l’esonero di Cangelosi e l’arrivo di Piero Braglia, non ha prodotto la scossa sperata: per il tecnico toscano è la quarta sconfitta consecutiva da quando siede sulla panchina biancorossa.
La fotografia del momento è impietosa: gioco sterile, mentalità fragile e una difesa che continua a concedere troppo. Il problema non è solo tecnico, ma anche mentale. La squadra sembra prigioniera delle proprie paure, incapace di liberarsi di un blocco che ormai è evidente a tutti.
Braglia, arrivato per ridare ordine e compattezza, sta cercando di intervenire su diversi aspetti, ma la realtà è che il gruppo fatica a seguirlo. Il tecnico toscano, intervistato da Umbria Tv, non ha nascosto l’amarezza:
“Dispiace, avevamo bisogno di trovare morale e convinzione. Abbiamo creato tanto, anche se il portiere loro non ha dovuto compiere grandi parate. Abbiamo costruito diverse azioni, soprattutto nel primo tempo. Nel secondo loro si sono abbassati e noi, negli ultimi minuti, eravamo praticamente senza Kanouté e Giurado: il primo si è rotto un dito, il secondo ha avuto un indurimento muscolare. Eravamo monchi da un lato. Non voglio cercare scuse, ma è chiaro che la situazione è difficile”.
Il tecnico prova comunque a trovare spiragli di luce in mezzo al buio:
“Bisogna ripartire dal primo tempo, aggiungendo mezz’ora di quella intensità anche nella ripresa. C’è solo da chiedere scusa, non tanto per la prestazione, ma per il momento che stiamo vivendo. Tuttavia, le scuse ormai servono a poco: dobbiamo rimetterci a lavorare e andare a prenderci i risultati. Non possiamo continuare a perdere. Bisogna affrontare la realtà e trovare un risultato subito, altrimenti le cose diventano montagne difficili da scalare”.
Braglia ammette anche di non aver mai vissuto un periodo simile:
“Non mi aspettavo questa situazione. È la prima volta che mi succede di non riuscire a incidere. Non è facile, ma devo aggrapparmi a quel primo tempo: per la prima volta da quando sono qui, ho visto una squadra che somiglia a ciò che voglio. Non mi era ancora capitato di vedere segnali positivi, ma oggi qualcosa si è intravisto”.
Sul piano tattico, il tecnico ha provato a cambiare qualcosa:
“Ho messo tre attaccanti, abbiamo provato a spingere con i terzini e a creare superiorità sulle fasce. Stiamo cercando soluzioni diverse per aiutare l’attacco, ma Kanouté sta facendo più fatica ad attaccare gli spazi. Anche i tiri dal limite sono occasioni, ma vanno sfruttate meglio. Manca un risultato positivo, manca la convinzione di poter fare punti contro chiunque”.
Il tecnico, apparso lucido e autocritico, si assume ogni responsabilità:
“Sono qui da quindici giorni e mi prendo le responsabilità delle quattro sconfitte, anche dell’espulsione che ho preso ingenuamente. Non possiamo continuare così: serve rispetto per la maglia, per la città e per noi stessi. Sono convinto che la ruota girerà, ma dobbiamo smetterla di parlare e cominciare a fare. Ci sto mettendo molto tempo perchè non è semplice ribaltare la situazione che ho trovato. Sto iniziando a metterci mano, sto iniziando a conoscere i giocatori. Non ho problemi in caso di farmi da parte. In allenamento sono tutti fenomeni, in partita qualcuno sparisce. Bisogna fare autocritica e guardare avanti. A me quello che preoccupa non è tanto la difesa, a me quello che preoccupa è l'attacco, bisogna dare una mano ai ragazzi”.
Dopo la gara, in sala stampa è intervenuto anche Hernan Borras, in rappresentanza della società, vista la sospensione del presidente Javier Faraoni. Le sue parole sono state un misto di amarezza e autocritica.
Alla domanda se l’esonero di Cangelosi sia stato un errore, Borras ha risposto con cautela:
“Parlo a nome della società. Il presidente non può parlare in questo momento, ma non spetta a me giudicare se sia stato giusto o meno cambiare allenatore. Quello che possiamo dire è che oggi ci vergogniamo di questa situazione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e vanno analizzati. La situazione è complicata e va risolta sul campo. Se abbiamo sbagliato, non posso rispondere io, ma ci assumiamo le nostre responsabilità”.
Borras non si nasconde dietro alle difficoltà:
“Non so cosa stia succedendo. Dopo tre sconfitte abbiamo deciso di fare un ritiro a Perugia. Abbiamo dato al mister e ai giocatori tutti gli strumenti per correggere questa situazione. È una vergogna per la società e per tutti i tifosi che, nonostante tutto, continuano a essere presenti. Li ringrazio: le contestazioni arrivano solo dopo la partita, mai durante, e questo dimostra grande rispetto. Mi scuso con loro, non era nostra intenzione ritrovarci in questa condizione”.
Sulla qualità della rosa, Borras difende il gruppo:
“Non pensiamo che i giocatori non siano all’altezza. Crediamo che lavorando si possa uscire da questo momento. La classifica dice che siamo penultimi, ma non pensiamo di avere una squadra da fondo classifica. Io e il presidente ci scusiamo con tutti i tifosi, ma siamo convinti che la situazione possa essere ribaltata”.