L’Università degli Studi di Perugia ha ottenuto un finanziamento di 4,8 milioni di euro per il progetto “Polymeer”. L’obiettivo è chiaro, sviluppare nuovi polimeri che possano sostituire la plastica tradizionale utilizzando le trebbie residue della produzione della birra. Le professoresse Assunta Marrocchi e Ombretta Marconi, rispettivamente dei dipartimenti di chimica e di scienze agrarie dell’Università di Perugia, guidano questa iniziativa. Che è una delle due selezionate nell’ambito del bando Horizon-Ju-Cbe-2023-r-04, promosso da Circular bio-based Europe joint undertaking. Un partenariato da 2 miliardi di euro tra l’Unione Europea e il Consorzio per le bioindustrie, mirato a potenziare la competitività delle bioindustrie circolari in Europa.

Perugia, addio plastica: finanziamento e obiettivi del progetto

All’Università degli Studi di Perugia si punta in alto e si cerca di creare un futuro in cui la plastica non esista più. Grande invenzione del Novecento, citata anche nel capolavoro cinematografico “Il Laureato” di Mike Nichols con uno strepitoso Dustin Hoffman, la plastica è ormai out. Almeno quella tradizionale. Di questo grande prodotto ne è stato fatto un uso eccessivo ed ora la sua funzione principale sembra essere quella di infestare il nostro pianeta. Al suo posto le due professoresse di Perugia, Assunta Marrocchi e Ombretta Marconi, vogliono provare a creare dei polimeri a partire dalle trebbie della birra. Ovvero il residuo dell’estrazione a caldo del cereale maltato.

Bioplastica è quindi la parola del futuro, di un futuro non troppo lontano. Il rettore dell’Università di Perugia, Maurizio Oliviero, ha espresso grande soddisfazione per il prestigioso riconoscimento. “Desidero esprimere le mie più sentite congratulazioni, a nome personale e della comunità universitaria, alle professoresse Assunta Marrocchi e Ombretta Marconi per l’importante finanziamento ottenuto con il progetto Polymeer“, ha dichiarato. Non ha mancato di sottolineare l’importanza della collaborazione internazionale nel fronteggiare le sfide globali. Il progetto Polymeer riflette i valori di sostenibilità e benessere, posizionando l’ateneo come un punto di riferimento nella comunità scientifica internazionale.

Questo prestigioso riconoscimento internazionale rappresenta un’ulteriore testimonianza dell’eccellenza della nostra ricerca“, prosegue Oliviero. Il progetto Polymeer, uno dei due selezionati nel bando Horizon-Ju-Cbe-2023-r-04 promosso da Circular bio-based Europe joint undertaking, incarna perfettamente i principi della sostenibilità e del benessere delle persone, valori fondamentali del nostro ateneo. Le docenti hanno dimostrato ancora una volta, conclude il rettore, “come la ricerca possa e debba essere al servizio del progresso e del benessere collettivo, rendendo il nostro ateneo un punto di riferimento per la comunità scientifica internazionale“.

Dettagli del progetto “Polymeer”

Il progetto di ricerca dell’Università di Perugia che, si spera, porterà all’abbandono della plastica avrà una durata quadriennale con partenza nel mese di settembre 2024. Prevede la collaborazione di 13 partner tra università, enti di ricerca e aziende tecnologiche, coordinati dall’Università di Perugia. “Polymeer” si propone di creare polimeri, co-polimeri e miscele polimeriche innovative, che andranno a sostituire le plastiche tradizionali con materiali bio-based derivati dalle trebbie della birra, contribuendo così alla riduzione dell’impatto ambientale delle plastiche.

Il progetto rappresenta un significativo passo avanti nella ricerca di soluzioni sostenibili per il settore delle bioindustrie circolari in Europa. Il finanziamento di 4,8 milioni di euro non solo conferma l’eccellenza della ricerca dell’Università di Perugia ma pone anche le basi per futuri sviluppi tecnologici che potrebbero rivoluzionare l’industria delle materie plastiche, integrando innovazione e sostenibilità in un settore chiave per l’economia globale.

Biopolimeri resistenti dai gusci dei granchi: la ricerca della North Carolina State University

Molte sono le ricerche esistenti sulle bioplastiche, uno dei filoni maggiormente battuti dai ricercatori e scienziati di tutto il mondo. Ad esempio, ricercatori della North Carolina State University hanno scoperto che i gusci dei granchi possono essere utilizzati per produrre biopolimeri resistenti. Il chitosano, estratto dai gusci, combinato con l’agarosio, un biopolimero derivato dalle alghe, ha portato alla creazione di pellicole ecologiche e durevoli. Queste pellicole non solo sono biodegradabili ma possiedono anche proprietà antibatteriche e idrorepellenti.

Questa nuova pellicola biopolimerica potrebbe quindi sostituire i tradizionali film in plastica, riducendo così l’impatto ambientale. Gli esperimenti messi in campo hanno mostrato che la combinazione di chitosano e agarosio produce un materiale più resistente rispetto ai tentativi precedenti, grazie alla struttura micro e nanometrica delle fibrille di chitosano che forniscono forza e stabilità al film di agarosio.

Se questi biopolimeri raggiungessero la produzione su scala commerciale, potrebbero rivoluzionare il settore degli imballaggi, offrendo un’alternativa sostenibile e biodegradabile ai polimeri sintetici attualmente in uso. Questo approccio innovativo rappresenta un passo avanti significativo nella lotta contro l’inquinamento da plastica, fornendo una soluzione ecologica per l’imballaggio di alimenti e beni di consumo.