Ieri mattina, fuori dal tribunale di Perugia, si è tenuta una manifestazione con motti no vax e richieste di giustizia per coloro che – dicono i manifestanti – “non si sono piegati al sistema”. Al centro dell’attenzione ci sono 3 medici di Perugia che rischiano un processo poiché accusati di aver rilasciato certificati falsi riguardanti le condizioni dei pazienti, al fine di escluderli dall’obbligo vaccinale anti Covid durante la pandemia.
Mentre la manifestazione no vax è in corso, infatti, all’interno del tribunale si sta svolgendo la difesa degli avvocati dei tre dottori davanti al gup Margherita Amodeo.
Perugia, Covid: esenzioni false e medici a processo
Secondo l’accusa, i tre professionisti avrebbero creato delle false certificazioni riguardanti le condizioni dei propri pazienti con l’obiettivo di escluderli dall’obbligo vaccinale per il Covid-19. Il procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini ha aperto il fascicolo a carico dei medici dell’ospedale di Perugia, ma a ribadire l’ipotesi di falso ideologico ieri, per l’accusa, è stato il sostituto Mario Formisano. Durante la discussione in aula, la procura ha insistito sulla richiesta di rinvio a giudizio e di processo.
Dall’altra parte, le difese dei medici hanno strenuamente chiesto il proscioglimento dei loro assistiti. Tra i tre imputati figura anche il medico di Città di Castello, coinvolto in un procedimento per omicidio colposo legato alla morte del biologo Franco Trinca. Quest’ultimo era noto come uno dei principali testimonial del movimento no vax “Uniti per la libera scelta”, composto da varie associazioni contrarie al vaccino anti Covid. Nonostante siano passati oltre due anni dalla morte di Trinca (avvenuta il 4 febbraio 2022), il procedimento non sembra aver ancora raggiunto una conclusione definitiva. L’udienza preliminare per il processo a carico dei tre medici di Perugia accusati delle false esenzioni per il vaccino Covid è prevista per il prossimo 28 maggio.
Anche a Ravenna indagati 36 medici per false esenzioni
Quello di Perugia non è un caso isolato, al contrario. Alla fine del 2023 la procura di Ravenna ha aperto un’inchiesta che coinvolge 36 persone, tra medici e pazienti, accusati di aver falsificato certificati di esenzione dalla vaccinazione contro il Covid-19. Tra il 2021 e il 2022, questi documenti falsi sono stati utilizzati per evitare l’immunizzazione obbligatoria, basandosi su presunti motivi di allergie ai componenti del vaccino e mutazioni genetiche.
Sono sette i medici indagati, provenienti da diverse città italiane: Ravenna, Cotignola (Ravenna), Manciano (Grosseto), Napoli, San Pietro in Vincoli (Ravenna), Verona e Rieti. I pazienti coinvolti sono principalmente residenti a Ravenna, ma alcuni provengono anche da altre province e regioni. L’inchiesta è partita dopo che un agente della polizia locale di Ravenna, obbligato a vaccinarsi per il suo ruolo nelle forze dell’ordine, ha presentato un certificato di esenzione sospetto. Il documento ha sollevato alcuni dubbi, portando il comandante del Corpo a trasmettere una informativa alla Procura, la quale ha avviato le indagini.
Quest’ultima, coordinata dal Pm Angela Scorza, ha avuto inizio nel 2021 e ruota principalmente intorno a un medico 66enne di Ravenna, noto per le sue posizioni no vax e no mask. Con l’aiuto di un virologo di Grosseto, il medico è stato il principale responsabile della certificazione dei falsi presupposti per l’esenzione. Egli stesso il 31 marzo 2022 ha ottenuto un certificato di esenzione grazie alla complicità di due colleghi, ora anche loro indagati.
Al termine della pandemia accrescono quindi i controlli sui procedimenti effettuati nel biennio 2020/2022 per quanto riguarda le vaccinazioni e quello che emerge è un quadro allarmante. Si spera che la giustizia farà il suo corso nel più breve tempo possibile.