Il Comune di Perugia ha ufficializzato la sua adesione al Manifesto della comunicazione non ostile, un documento che propone dieci principi per favorire un uso più inclusivo e rispettoso del linguaggio. Presentando l’iniziativa, la sindaca Vittoria Ferdinandi ha spiegato: “Ogni trasformazione vera passa in primo luogo a partire dal linguaggio.”

L’annuncio è stato fatto durante una conferenza stampa, in cui Ferdinandi, insieme all’assessore Costanza Spera, ha illustrato come il progetto si inserisca nel percorso intrapreso dalla nuova amministrazione. “Per chiarezza, l’iter era inserito tra le azioni positive dalla precedente amministrazione, ma non era stato approvato. Abbiamo scelto di farlo da subito, perché una amministrazione che vuole rinnovarsi deve partire dal linguaggio,” ha aggiunto Ferdinandi.

Con questa iniziativa, il Comune di Perugia vuole offrire un esempio concreto di come sia possibile costruire un dialogo rispettoso e costruttivo, sia online che offline.

Manifesto della comunicazione non ostile: deliberazione e collaborazione istituzionale

L’adesione è stata deliberata dalla giunta comunale durante la seduta del 4 dicembre. La proposta, presentata dal Comitato unico di garanzia per le pari opportunità del Comune, trova le sue radici in un’idea promossa dal presidente del comitato, Matteo Stelluti. La delibera prevede l’adozione del manifesto come strumento per migliorare la qualità e l’accessibilità della comunicazione pubblica, in un’ottica di inclusività e modernità.

Rendere la comunicazione più inclusiva e accessibile

Il manifesto si propone di rendere le informazioni più accessibili a tutti i cittadini. L’assessore Spera ha dichiarato: “Il documento consentirà al Comune di rendere più fruibili per tutti e tutte le informazioni, garantendo un linguaggio più inclusivo.” Ha poi aggiunto: “Dalla rete nazionale di enti che hanno aderito al manifesto possono essere apprese buone prassi grazie ad un confronto.”

L’importanza del linguaggio per affrontare le questioni sociali

La scelta di aderire al manifesto si inserisce in un quadro più ampio di interventi per affrontare le problematiche sociali che interessano la città. Ferdinandi ha dichiarato: “Le urgenze sociali sono tante in città e vanno affrontate in rete con misure importanti, anche a partire da un atto come questo.” Per la sindaca, il linguaggio non è solo uno strumento di comunicazione, ma un mezzo per costruire relazioni più solide tra l’amministrazione e i cittadini.

Formazione per i dipendenti comunali

Uno degli aspetti centrali del progetto è la formazione. Nei prossimi mesi, circa 150 dipendenti comunali di vari settori parteciperanno a sessioni di formazione organizzate dall’associazione Parole Ostili, promotrice del manifesto. Stelluti ha spiegato: “L’adesione al manifesto porterà all’avvio, nei prossimi mesi, di una formazione gestita dall’associazione Parole ostili che ha creato il manifesto.” Ha poi aggiunto: “Sarà occasione per diffondere la storia del manifesto e anche di adeguare gli strumenti relativi alla comunicazione.”

Social network e linguaggio consapevole

L’attenzione al linguaggio è particolarmente importante in un momento in cui i social media giocano un ruolo centrale nella vita quotidiana. La frase “virtuale è reale”, che apre il manifesto, sottolinea l’importanza di un approccio responsabile anche nel mondo digitale.

Questo principio si collega a una realtà sempre più evidente: il bullismo online, amplificato dai social media, non è un problema marginale ma un fenomeno che lascia cicatrici profonde. Secondo l’UNICEF, un adolescente su tre ha subito episodi di bullismo, inclusi quelli digitali, con conseguenze devastanti sulla salute mentale, dall’ansia alla depressione.

I dati dell’Osservatorio indifesa rivelano che il 19% dei giovani italiani è stato vittima di cyberbullismo, un’esperienza che mina l’autostima e porta spesso all’isolamento. È un richiamo potente alla responsabilità di usare il linguaggio come strumento di connessione, non di divisione. Attraverso scelte come il Manifesto, il Comune di Perugia si pone l’obiettivo di diffondere un modello positivo, dove le parole non feriscono ma costruiscono relazioni.