La Procura di Perugia, sotto la guida di Raffaele Cantone, ha avviato un’indagine che coinvolge politici italiani e celebrità dello sport e della televisione. L’indagine riguarda un presunto accesso non autorizzato alla banca dati delle Segnalazioni di Operazioni Sospette (SOS) della Procura Nazionale Antimafia.

Il principale sospettato è Pasquale Striano, un finanziere che avrebbe cercato informazioni su politici, figure del mondo del calcio e dello spettacolo. Striano, precedentemente in servizio presso la Procura Nazionale Antimafia, è ora al centro di un’indagine condotta dalla Procura di Perugia. Una lista di personaggi illustri di cui, secondo le prime ricostruzioni della Procura di Perugia, sarebbero state cercate ed ottenute informazioni attraverso circa 800 accessi non autorizzati alla banca dati delle SOS. Tuttavia, al momento, non risultano creati dossier sui personaggi monitorati. È quindi esclusa, almeno per il momento, l’ipotesi di dossieraggio.

Politici e non solo: cosa emerge dall’indagine di Perugia

Sono diversi e di grande notorietà i personaggi pubblici finiti nel mirino di questo spionaggio non autorizzato. Tra questi spiccano addirittura dei ministri tra cui: Francesco Lollobrigida, ministro all’Agricoltura; Marina Elvira Calderone, ministra al Lavoro; Gilberto Pichetto Fratin, ministro all’Ambiente; e Adolfo Urso, ministro alle Imprese.

Ed ancora: i sottosegretari Andrea Delmastro e Giovanbattista Fazzolari. Ma anche Matteo Renzi, direttore del Riformista e leader di Italia Viva neocandidato alle elezioni europee. Infine, sarebbero coinvolti anche personaggi dello spettacolo come il rapper Fedez ed il calciatore – con un passato in Italia, tra le fila della Juventus tra il 2018 ed il 2021 – Cristiano Ronaldo. Insomma, personalità di un certo spicco che fornisce rilevanza e notiziabilità non indifferente alle indagini

L’indagine: le persone coinvolte

Oltre a Pasquale Striano, sono indagate altre quindici persone, tra cui un magistrato e alcuni giornalisti. Tra questi, tre giornalisti del quotidiano Domani (Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine) sono finiti sotto inchiesta per aver realizzato inchieste giornalistiche con documenti autentici ed ottenuti dalle fonti giudiziarie.

I dettagli e lo sviluppo delle indagini

Nonostante le accuse, non risulta al momento che Striano abbia ricevuto denaro in cambio delle informazioni fornite. L’indagine della Procura di Perugia continua e si attendono ulteriori sviluppi. La questione solleva importanti questioni sulla privacy e sulla sicurezza dei dati, e mette in luce la necessità di una maggiore trasparenza e responsabilità nell’accesso e nell’uso delle informazioni sensibili.

Le dichiarazioni

L’Usigrai (organizzazione sindacale rivolta ai giornalisti della Rai, servizio pubblico radiotelevisivo italiano.) fa sapere in una nota: “Sono finiti sott’inchiesta semplicemente per aver fatto il loro lavoro di giornalisti di inchiesta. Quello che gli viene contestato, non è di aver scritto falsità o di aver diffamato qualcuno, ma di aver realizzato inchieste giornalistiche con carte vere ottenute da fonti giudiziarie e per questo rischiano fino a 5 anni di carcere. Un attacco alla libertà di stampa”.

È invece Maurizio Gasparri, Senatore di Forza Italia, a dare voce al mondo politico. Così il forzista: “Io credo che bisognerebbe dar luogo ad un’immediata ispezione e valutare se debbano essere poi assunti provvedimenti straordinari per la guida di questo organismo che pare essere sfuggito al controllo”. Poi aggiunge: “Non è possibile che soltanto un maresciallo della guardia di finanza abbia potuto scorrazzare dentro banche dati compiendo atti che sembrano assolutamente fuori da qualsiasi regola. Questa vicenda – conclude Gasparri – getta un’ombra su questa fondamentale istituzione”.