“Vi facciamo chiudere”. Con questa minaccia si è conclusa l’esperienza dell’Umbria Jazz per Edicola 518, un evento che avrebbe dovuto rappresentare un momento di celebrazione e crescita culturale per l’attività e la città di Perugia e che invece si è trasformato in un incubo.

Da un lato, è stata un’edizione dolce, gratificante e ricca di soddisfazioni. Sui social, il titolare dell’attività scrive: “È stata la più gratificante in termini di partecipazione, di scambio, di offerta culturale da noi proposta (con un evento artistico/musicale a sera) e di economie generate”. Dall’altra parte, però, l’episodio di spiacevole tensione subìto.

Perugia, minacce a edicola 518: cosa è successo

Sono stati diversi gli episodi spiacevoli. Almeno tre. Il titolare parla di uno un avvocato: “Con studio sopra di noi che, per aver trovato una persona appoggiata al ‘suo’ portone, entra al Quasi gridando a squarciagola davanti ai clienti sbigottiti che la nostra attività è illegale e che avrebbe chiamato la polizia”.

Poi c’è stato il vicino di attività che: “A fronte di un nostro cliente che si è approssimato pericolosamente ai suoi tavolini, mi si fa addosso come un gangster a dire che io sono illegale, che non posso mettere i tavolini lì e che violo i regolamenti comunali”.

Infine, c’è il residente del palazzo sopra che: “Durante una serata chitarra-voce proposta sotto Umbria Jazz con la città in delirio e terminata alle 10 di sera!!!!, viene da me e col tono amichevole tipico dei mafiosi mi dice: ‘Voi non dovete fare più musica, perché siamo stanchi, stiamo creando un gruppetto e se continuate chiamiamo l’Arpa e vi facciamo chiudere’”.

La risposta del titolare

Il titolare dell’Edicola 518 ha espresso il suo disappunto per questi comportamenti, ribadendo che la sua attività è completamente legale e conforme a tutte le normative. Sui social ha scritto: “Non è mia intenzione entrare nel merito formale di questi interventi. Ma credo sia necessario aprire un dibattito civico su questi temi e pretendere prese di posizione definitive da parte di chi ci amministra”.

Poi, nel suo lungo sfogo social, ha richiamato anche l’attenzione sulla necessità di un confronto pubblico e istituzionale su queste problematiche, soprattutto in un momento di transizione amministrativa per la città di Perugia. Ha sottolineato l’importanza di supportare le attività culturali che contribuiscono alla crescita e alla visibilità della città a livello internazionale.

Un appello alle istituzioni

Infine, ha rivolto un appello alle istituzioni affinché prendano una posizione chiara e decisa a favore delle attività culturali, proteggendo chi le porta avanti da minacce e comportamenti ostili. Ha scritto che: “Le istituzioni devono stabilire, una volta per tutte, quali sono i confini che non vanno superati”. Sottolineando l’importanza di non ignorare le minacce ricevute, trattandole con la serietà che meritano. Il titolare di Edicola 518 ha concluso il suo sfogo esprimendo la speranza che, il prossimo anno, l’Umbria Jazz possa essere vissuta senza dover affrontare ulteriori minacce o ostilità. Nello specifico ha scritto:

“Quindi sia chiaro che d’ora innanzi, in attesa di risposte dalle istituzioni competenti, nell’interesse di una città che, nonostante tutto, continua a crescere in presenze, offerta culturale e visibilità, renderemo pubblici questi episodi privati, per sentirci meno soli e per far sentire meno solo chi, in altri quartieri e con altre attività, si trova nella medesima e spiacevolissima situazione. Sperando, il prossimo anno, di poter dedicare il lunedì dopo Umbria Jazz semplicemente al ringraziamento di tutti quelli che ci sono venuti a trovare, senza amare postille”.