28 Sep, 2025 - 12:57

Perugia, dal ritiro in Argentina al mercato senza rinforzi: cronaca di una crisi annunciata

Perugia, dal ritiro in Argentina al mercato senza rinforzi: cronaca di una crisi annunciata

Sette partite giocate, zero vittorie, tre pareggi, quattro sconfitte e un esonero già archiviato. È questa la desolante fotografia del Perugia, oggi penultimo in classifica in Serie C. I biancorossi stanno vivendo un avvio di stagione da incubo, con la curva in aperta contestazione e una piazza che non riconosce più la propria squadra. A fare ancora più rumore è il fatto che, senza la penalizzazione di undici punti inflitta al Rimini, il Grifo sarebbe ultimo in solitaria: un dato che pesa come un macigno sulla testa di società, giocatori e allenatore.

A Perugia il calcio è passione viscerale, ma anche orgoglio e senso di appartenenza. Oggi però la curva, che non ha mai fatto mancare il proprio supporto, è stanca. Le contestazioni non si limitano ai risultati: i tifosi criticano soprattutto lo scarso attaccamento alla maglia dimostrato in campo. Si vedono prestazioni svogliate, prive di coraggio e lontane dallo spirito battagliero che da sempre contraddistingue il Grifo. 

Non solo tecnica: il Perugia manca di forza mentale

Il club, in estate, aveva dichiarato come obiettivo un ritorno in Serie B nel giro di due anni. Ma alla prova del campo la squadra appare fragile, senza personalità e incapace di reagire alle difficoltà. Non è un problema solo tecnico: il Perugia non ha una rosa da primo posto, è vero, ma nemmeno da penultimo. Il vero deficit è mentale.

Nel calcio, così come nella vita, qualità come resilienza, spirito di sacrificio e forza morale vengono prima delle doti tecniche. La rosa dispone di giocatori validi, ma nessuno riesce a imporsi come leader. I senatori non trascinano, i giovani non riescono a emergere. Il risultato è un gruppo che in campo sembra impaurito, quasi paralizzato.

Quattro allenatori in un anno: il caos panchina

La crisi non può più essere attribuita a una sola persona. Negli ultimi dodici mesi sono cambiati ben quattro allenatori, ma il rendimento non è migliorato. La società, finora, ha scaricato troppe volte le colpe su chi sedeva in panchina, alimentando un clima di precarietà e sfiducia. Ora è evidente: il problema è più profondo e riguarda l’intera gestione.

L’ultimo a pagare è stato mister Cangelosi esonerato poche settimane fa. Al suo posto è arrivato Piero Braglia, tecnico di grande esperienza, ma che ha già dovuto affrontare due gare praticamente senza conoscere la squadra. Nonostante ciò, c’è già chi invoca un suo esonero. Un paradosso che rischia di minare ulteriormente la stabilità dell’ambiente.

Il ritiro in Argentina: una scelta sbagliata?

Tra le decisioni più contestate c’è il ritiro estivo in Argentina, voluto fortemente dal presidente Javier Faroni. L’idea era quella di rafforzare il gruppo con un’esperienza diversa, ma il risultato è stato tutt’altro. Il Grifo ha trovato un clima invernale, poco adatto ai carichi di lavoro, e ha svolto una preparazione lontana da casa senza ottenere benefici concreti. Una scelta che oggi, alla luce dei risultati, appare più un ostacolo che un valore aggiunto.

Un mercato deludente: troppi nomi, pochi fatti

Il mercato estivo doveva rappresentare la svolta, ma si è rivelato un flop. Sono circolati nomi importanti, ma alla fine sono arrivati giocatori normali, spesso svincolati o giovani ancora acerbi. Il Perugia aveva bisogno di rinforzi soprattutto in attacco, ma il grande obiettivo, Andrea La Mantia, è sfumato: il bomber si è accasato al Gubbio, dove sta già lasciando il segno. In entrata è arrivato Ogunseye dal Cesena, attaccante d’esperienza ma con una lunga lista di problemi fisici. Una scommessa che non basta a colmare il vuoto offensivo.

Altra nota dolente è la gestione di Lisi e Bartolomei. Messì fuori rosa già da fine giugno, i due giocatori non hanno trovato una sistemazione e sono rimasti a libro paga, separati in casa con ingaggi pesanti. Solo con l’arrivo di Braglia sono stati reintegrati, ma la vicenda ha lasciato strascichi sia nello spogliatoio che nelle casse societarie. 

Una squadra senza leader

Indossare la maglia del Perugia è una responsabilità, e non tutti sembrano in grado di sostenerla. Oggi la squadra appare senza leader. I giocatori più esperti non riescono a trascinare il gruppo, mentre i giovani, gettati nella mischia, faticano a reggere la pressione di una piazza esigente come quella umbra. Il risultato è un Perugia senza identità, incapace di dare continuità alle prestazioni.

La stagione è ancora all’inizio e nulla è compromesso. La classifica è corta e con una striscia positiva il Perugia potrebbe risalire velocemente. Ma serve un cambio di rotta immediato. La squadra deve liberarsi della paura e ritrovare orgoglio. L’unico modo per uscire dalle sabbie mobili è assumersi le responsabilità, smettere di scaricare le colpe e iniziare a giocare con coraggio.

I tifosi, nonostante la contestazione, restano al fianco del Grifo. Ogni domenica la curva è pronta a sostenere la squadra, ma il primo passo deve arrivare dal campo. Non si può vedere un Perugia che ha paura di giocare. Serve un segnale forte, subito, prima che la crisi diventi irreversibile.

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Lorenzo Farneti
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