La caduta è fragorosa e inequivocabile. Al “Città di Arezzo” va in scena forse la peggior versione del Perugia da quando in panchina siede Giovanni Cangelosi. Il “Derby dell’Etruria” finisce 2-0 per i padroni di casa, ma il risultato sta persino stretto alla formazione di Cristian Bucchi, che per 90 minuti comanda la scena, impone ritmo e gioca un calcio moderno, verticale e intenso. Dall’altra parte un Perugia opaco, spento, incapace di reagire. Il mal di trasferta si fa cronico, i numeri iniziano a pesare, ma non è il caso di drammatizzare: il cammino sotto la gestione Cangelosi resta positivo. Tuttavia, il treno playoff rischia ora di scappare.
L’approccio dei toscani è feroce. Bucchi chiede pressing alto e intensità fin dai primi minuti e viene accontentato. La coppia centrale biancorossa va subito in affanno, e al 37’ arriva l'episodio chiave: Amoran perde un pallone sanguinoso sulla propria trequarti, Tavernelli ringrazia, scappa via e incrocia il destro portando in vantaggio i toscani.
Il Perugia prova timidamente a reagire ma la manovra è lenta, prevedibile. Matos e Kanoute faticano a trovare spazi, Montevago è isolato e mal supportato. L’unico squillo arriva su una disattenzione della retroguardia amaranto, con Broh che spreca dal limite una buona chance. Troppo poco per impensierire un Arezzo che non sbaglia nulla: il trio Tavernelli-Ravasio-Pattarello gioca sul velluto, con Mawuli e Dezi a fare da metronomi perfetti in mezzo al campo. Nella ripresa il copione non cambia. L’Arezzo continua a macinare gioco e al 47’ chiude i conti: azione manovrata, Pattarello incrocia il sinistro archiviando la gara.
Il dato che preoccupa più di tutti è quello relativo al rendimento esterno. Nelle ultime quattro trasferte (Entella, Milan Futuro, Ternana, Arezzo) il Perugia ha raccolto solo due punti, frutto di due pareggi a reti bianche, e ha subito due sconfitte senza segnare nemmeno un gol. È un Grifo che fuori casa perde mordente, che fatica a trovare soluzioni offensive e che si espone spesso a errori individuali come quello commesso da Amoran.
Ma i numeri del ciclo Cangelosi, nel complesso, restano incoraggianti: in otto partite, il tecnico siciliano ha collezionato quattro vittorie, due pareggi e due sconfitte. Ha dato solidità, ha allontanato la zona calda e ha riacceso la speranza playoff. Però il salto di qualità definitivo – soprattutto a livello mentale – ancora non si vede.
Contro l’Arezzo, Cangelosi aveva preparato una gara attendista. Linea bassa, blocco compatto e ripartenze rapide. Ma l’intensità degli avversari ha vanificato tutto. Il Perugia è stato costantemente schiacciato nella propria metà campo, senza mai trovare il coraggio di alzare il baricentro o di pressare alto. Il centrocampo, spesso superato in velocità, non è mai riuscito a fare filtro né a innescare gli esterni. Montevago, da terminale offensivo, ha toccato pochissimi palloni, perdendoli quasi tutti. La manovra si è spenta sulle fasce, dove Matos e Kanoute hanno perso tutti i duelli. Il pressing amaranto ha mandato in tilt la costruzione dal basso, e la squadra si è sciolta.
A rendere tutto più complicato ci ha pensato la qualità di Bucchi e dei suoi: pressing mirato, densità centrale e accelerazioni sugli esterni. Una lezione di calcio che il Perugia dovrà metabolizzare in fretta.
La sconfitta di Arezzo fa male anche per la classifica. Il Gubbio è ora a due punti di distanza, mentre il Pontedera - grazie al successo sulla Lucchese - ha operato il sorpasso, salendo a quota 44, uno sopra il Perugia.
Ma c’è ancora speranza: i prossimi tre turni saranno decisivi. Il calendario propone Sestri Levante (in casa), Campobasso (fuori) e Pontedera (in casa, nell’ultima giornata del 27 aprile). Tre finali, nove punti in palio, con l’obiettivo chiaro di agganciare almeno l’undicesimo posto, che potrebbe diventare valido per i playoff in caso di vittoria del Rimini in Coppa Italia di Serie C.