Un momento carico di significati, simboli e prospettive future ha segnato la vita della Chiesa perugina: tra emozione, memoria e speranza, l'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve ha ufficialmente chiuso il Giubileo della Speranza. Un evento che non è stato soltanto liturgico, ma profondamente pastorale e sociale, capace di parlare alle famiglie, ai giovani, alle istituzioni e all’intera comunità ecclesiale.
La celebrazione conclusiva si è svolta nella chiesa della Santa Famiglia di Nazareth, nel quartiere di San Sisto, luogo emblematico scelto non a caso. Qui l’arcivescovo Ivan Maffeis ha presieduto la messa che ha sancito la conclusione dell’Anno Santo in diocesi, davanti a una comunità numerosa e partecipe. Una liturgia intensa, che ha raccolto il cammino di mesi segnati da pellegrinaggi, riflessioni e gesti concreti di fede.
Nel corso dell’omelia, il presule ha ripercorso le tappe più significative del Giubileo, ricordando in particolare i pellegrinaggi a Roma, vissuti in momenti diversi ma ugualmente carichi di entusiasmo e spiritualità: prima con gli adolescenti, poi con i giovani e infine con le famiglie. Un cammino scandito da volti, storie e domande, che ha rafforzato il senso di appartenenza e di comunione ecclesiale.
Il cuore del messaggio di monsignor Maffeis si è concentrato sul valore della famiglia, tema reso ancora più incisivo dalla coincidenza liturgica con la festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Un parallelismo che ha offerto all’arcivescovo lo spunto per una riflessione profonda e consolante.
"La coincidenza della conclusione dell'Anno Santo con la festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe - ha proseguito - mi fa pensare, con consolazione, che, in realtà, c'è un luogo dove la porta non viene mai chiusa: e questo luogo è rappresentato dalle nostre famiglie".
Parole che hanno risuonato con forza tra i fedeli, richiamando il simbolo centrale del Giubileo - la Porta Santa - e traslandolo nella quotidianità delle relazioni familiari. La famiglia, secondo l’arcivescovo, è il primo spazio di accoglienza, il luogo dove la speranza può continuare a vivere anche quando le porte simboliche si chiudono.
Nel suo intervento, monsignor Maffeis non ha limitato la riflessione alla dimensione spirituale, ma ha esteso lo sguardo al piano civile e istituzionale, ringraziando apertamente i rappresentanti delle istituzioni presenti alla celebrazione. Un passaggio significativo, nel quale l’arcivescovo ha sottolineato l’importanza di politiche pubbliche attente al nucleo familiare.
"Grazie a quegli amministratori e a quei politici - ha dichiarato - che non confinano la famiglia nella sfera del privato, ma si impegnano per riconoscerle piena cittadinanza, assicurandole la qualità dei servizi, l'attenzione ad agevolare la conciliazione dei tempi della casa con quelli del lavoro, un sistema fiscale che non penalizzi chi ha figli e riconosca il valore sociale della famiglia".
Un messaggio chiaro e diretto, che ribadisce come la famiglia non sia soltanto una realtà privata, ma un pilastro della società, da sostenere attraverso servizi adeguati, politiche di welfare e un sistema fiscale equo. Un appello che intreccia fede e responsabilità pubblica, in linea con la dottrina sociale della Chiesa.
Se a San Sisto si è chiuso il capitolo diocesano del Giubileo della Speranza, lo sguardo della Chiesa resta proiettato verso l’orizzonte universale. Sarà infatti Papa Leone XIV a concludere ufficialmente il Giubileo Ordinario, con un gesto altamente simbolico: la chiusura della Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano.
L’appuntamento è fissato per il 6 gennaio 2026, solennità dell’Epifania del Signore, data che richiama il tema della luce e della rivelazione, elementi centrali del cammino giubilare. Un momento che suggellerà un percorso iniziato con grandi aspettative e vissuto come tempo di grazia per milioni di fedeli nel mondo.