Torna a Perugia la sesta edizione del progetto “Per Aspera Ad Astra – riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza” con il coinvolgente spettacolo “La popola del futuro ama”. Gli appuntamenti sono fissati per giovedì 9 maggio alle 18.00 nella casa circondariale di Capanne e lunedì 13 maggio alle 19.00 al Teatro Morlacchi.

La direzione artistica è affidata a Vittoria Corallo e vede la collaborazione di diverse istituzioni, tra cui Acri, l’Associazione nazionale delle fondazioni di origine bancaria, con il sostegno della Fondazione Perugia e la produzione del Teatro Stabile dell’Umbria. Questa iniziativa si distingue per il suo impegno continuo nei percorsi di formazione professionale nel teatro, coinvolgendo i detenuti in vari ruoli creativi e tecnici: dalla recitazione alla scenografia, fino alla costumistica e agli altri comparti di produzione.

Perugia, “Per Aspera ad Astra”: un ponte tra teatro e rieducazione

Durante la conferenza stampa di lancio, la presidente della Fondazione Perugia Cristina Colaiacovo ha evidenziato come “Per Aspera Ad Astra” sia uno dei progetti più significativi, che mira a riscoprire e valorizzare le capacità personali e relazionali dei detenuti. “Un’avventura sociale, culturale, artistica e relazionale. Davvero uno dei progetti più riusciti fra quelli sostenuti dalla nostra Fondazione, poiché racchiude in sé una pluralità di obiettivi e valori costituzionali, riuscendo ad andare ben oltre le nostre normali attività“, ha dichiarato.

È intervenuto anche il direttore del Teatro Stabile dell’Umbria Nino Marino, il quale ha ribadito che “i detenuti anche quest’anno saranno scritturati come attori dal Teatro Stabile dell’Umbria“. Avranno modo, quindi, di “presentare, prima in carcere e poi al Teatro Morlacchi, il frutto di un lavoro che ha un duplice valore artistico e pedagogico“.

Oltre a promuovere l’inclusione sociale, quest’anno il progetto ha visto l’importante collaborazione degli studenti del liceo scientifico G. Galilei e del liceo artistico Bernardino di Betto. Questi studenti hanno partecipato a laboratori insieme ai detenuti, arricchendo lo scambio culturale e umano sotto la guida di Vittoria Corallo. I ragazzi, spiega la regista, “hanno condiviso la lettura del testo di Bell Hooks “Tutto sull’amore” con i detenuti, partecipando anche ad alcune giornate di laboratorio in carcere. Alcuni di loro hanno deciso di proseguire l’esperienza partecipando allo spettacolo. Bell Hooks riporta l’amore sul tavolo, su tutti i tavoli, lo immagina capace di ribellarsi al ruolo marginale che la sfera pubblica e politica gli concedono, lo riconsegna alla sua natura universale di guida e radice dell’umanità“.

L’importanza del teatro per i detenuti

Il progetto, giunto alla sua sesta edizione, riscuote da anni molto successo sia all’interno del carcere che fuori. Questo perché, sia per i detenuti che per le loro famiglie ma anche per la società stessa, è fondamentale ritrovare un modo per dialogare con se stessi e con il mondo e il teatro, in questo, ricopre un ruolo di eccezionale importanza. Come ha detto la direttrice della casa circondariale di Perugia Capanne, Antonella Grella, “rimanere nell’inattività, aspettando che il tempo passi senza un impegno intellettuale o manuale, non aiuta a riflettere su di sé e sulle vicende della propria esistenza che hanno portato a vivere nell’illegalità e a ritrovarsi in carcere“.

L’inattività“, afferma Grella, “può determinare una cronicizzazione di modi di pensare, di agire e di relazionarsi agli altri che non sono corretti e che inevitabilmente porteranno il soggetto, una volta terminato di scontare la pena, a ripetere gli stessi comportamenti, a ripercorrere strade già note o ancora più pericolose“. Per questo, sottolinea, “è importante che all’interno degli istituti penitenziari vi siano proposte trattamentali che aiutino i detenuti a rielaborare l’esperienza di vita per ridefinirsi e dare un senso e una direzione diversa alla propria esistenza“.

In questo senso il teatro è la forma artistica che più di tutti riporta l’attenzione su se stessi, permettendo di agire sul proprio essere, di imparare a conoscersi. Sempre Grella: “La dimensione teatrale, nell’affrontare l’umano da diversi punti di vista, dà l’occasione di sperimentarsi, di rivelare qualcosa di più di se stessi, della propria ricchezza, delle proprie capacità e risorse personali. Il teatro consente di creare percorsi che possono aiutare nella trasformazione della persona, apportando contribuiti positivi in termini relazionali e di benessere personale. Grazie al potere terapeutico dell’arte teatrale possono aprirsi nuove vie di cambiamento“.