Roma-Firenze, la partita è aperta. Sulla Direttissima dell’Alta Velocità che taglia fuori i treni regionali sotto i 200 km/h, l’Autorità di regolazione dei trasporti apre al dialogo, ma lo scontro politico non si placa. Il Segretario della Lega Umbria, l'Onorevole Riccardo Augusto Marchetti, prende posizione e lo fa con parole nette: “ART al lavoro per gestire le criticità, il MIT non c’entra nulla”.
Un passaggio che mira a disinnescare le polemiche e a spostare l’attenzione sui contenuti, mentre la Regione Umbria insiste nel chiedere un maggiore protagonismo del Ministero delle Infrastrutture.
L’intervento dell’Autorità di regolazione dei trasporti è arrivato a ridosso dell’ultima ondata di proteste, lanciando un segnale preciso: il tema è all’attenzione dei tavoli istituzionali. Nella nota diffusa dal parlamentare leghista, si legge che “sono in corso approfondimenti per individuare eventuali deroghe, anche parziali” alle attuali prescrizioni, che dal dicembre 2025 rischiano di impedire la circolazione sulla Direttissima ai convogli regionali non abbastanza veloci.
Marchetti, membro della Commissione Trasporti della Camera, difende il dicastero guidato da Matteo Salvini, bersaglio nelle scorse settimane di critiche da parte delle opposizioni: “La sinistra ha usato la vicenda per attaccare in modo strumentale il Ministero, ma i fatti parlano chiaro: il MIT non ha responsabilità diretta in merito”.
L’orizzonte si allunga al 2026, quando dovrebbero entrare in funzione i 12 nuovi treni elettrici acquistati dalla Regione Umbria con un investimento da 175 milioni di euro. Mezzi progettati per raggiungere i 200 km/h, pronti - almeno sulla carta - per affrontare la sfida della Direttissima.
Ma se per Marchetti il quadro è già sufficientemente chiaro, la posizione della Regione Umbria resta più articolata. L’assessore regionale ai trasporti, Stefano De Rebotti, riconosce l’apertura da parte di ART come un primo passo, ma “all’appello manca ancora il Ministero”.
La richiesta, avanzata congiuntamente da Umbria, Lazio e Toscana, è quella di una regia nazionale capace di garantire omogeneità e continuità, anche per il trasporto pubblico locale. Per De Rebotti, “è il MIT che può assicurare il corretto trattamento ai pendolari dell’Italia di mezzo, quelli che viaggiano fuori dall’Alta Velocità”.
Nel frattempo, la Regione ha messo sul tavolo tre proposte operative per attenuare l’impatto delle nuove regole:
Uno sconto del 20% sugli abbonamenti dei pendolari, condividendo con Trenitalia un impegno economico pari a circa 500mila euro;
L’estensione dell’utilizzo degli abbonamenti regionali anche su treni InterCity e Frecce, senza costi aggiuntivi, fino a giugno 2026;
Il ripristino di collegamenti pomeridiani essenziali, tra cui l’InterCity 598 sulla Direttissima e il potenziamento del RV 4106, per garantire un rientro dignitoso ai lavoratori.
Tre misure concrete, già inviate ai soggetti coinvolti. La palla, ora, è nelle mani delle società ferroviarie e, soprattutto, del Ministero.
Il braccio di ferro istituzionale continua, ma nel sottofondo cresce la pressione dei territori. Il rischio che la Direttissima diventi un’autostrada per pochi - lasciando ai margini pendolari e aree interne - è troppo concreto per essere ignorato. E mentre ART tesse la sua rete di contatti, l’Umbria attende un segnale da Roma.