Durante i lavori di ristrutturazione e rifacimento della pavimentazione in Piazza 40 Martiri, davanti alla Farmacia dell’Ospedale, sono stati rinvenuti frammenti di un antico pavimento a mosaico risalente con probabilità all’epoca augustea, almeno da quello che traspare dai teli che lo ricoprono. Questo inatteso ritrovamento, pur essendo un “incidente di percorso”, non costituisce una sorpresa assoluta, vista la vicinanza del sito al Teatro Romano e ad altre aree di interesse archeologico già note.

La scoperta ha immediatamente allertato le autorità locali e la Soprintendenza ai Beni Archeologici di Perugia, che ha ricevuto immediatamente la notifica dell’accaduto. La zona è stata prontamente coperta con teli bianchi per evitare l’accesso di curiosi e preservare la preziosa testimonianza storica in attesa di interventi più accurati. Ora si attendono le disposizioni della Soprintendenza per decidere come procedere in modo da tutelare adeguatamente il reperto, senza però compromettere eccessivamente i tempi dei lavori in corso.

Il mosaico rinvenuto in Piazza 40 Martiri si inserisce in un contesto archeologico ricco e affascinante. La zona, infatti, si trova in prossimità di uno dei teatri romani più significativi dell’Italia centrale, che testimonia la presenza di una comunità romana ben sviluppata in questa regione

Il pavimento a mosaico scoperto a Gubbio getta uno sguardo sulla vita e sulla cultura romana

Questi ritrovamenti non solo offrono uno sguardo sulla vita quotidiana e sulla cultura dell’epoca, ma aggiungono un tassello importante alla ricostruzione del passato di quest’area. I pavimenti a mosaico erano tipici delle abitazioni più raffinate e di edifici pubblici, spesso utilizzati per decorare atri, cortili e stanze da pranzo. Essi avevano una duplice funzione: da un lato estetica, per mostrare il prestigio e la ricchezza dei proprietari, dall’altro pratica, poiché i mosaici erano resistenti e facili da pulire.

L’area circostante il ritrovamento era già nota per la presenza di altri mosaici rinvenuti in precedenza, il che fa pensare che la piazza attuale si erga sul proseguimento dell’insediamento urbano romano già presente intorno al Teatro Romano. Questo nuovo reperto potrebbe gettare ulteriore luce sulle dimensioni e sulla complessità della città romana, ampliando la nostra conoscenza storica dell’insediamento in questa parte della regione.

Il ritrovamento del pavimento a mosaico pone naturalmente una sfida per i lavori di rifacimento di Piazza 40 Martiri, già avviati con una precisa tabella di marcia. L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Vittorio Fiorucci, si è dimostrata sensibile alla necessità di tutelare il patrimonio archeologico, ma è altresì consapevole dell’urgenza di completare i lavori per non causare disagi prolungati ai cittadini e alle attività commerciali della zona.

In questo contesto, l’assessore ai lavori pubblici, Spartaco Capannelli, si è subito attivato in collaborazione con la Soprintendenza per trovare una soluzione che possa garantire il rispetto sia del patrimonio storico sia delle tempistiche del progetto di rifacimento della piazza.

Ogni ritrovamento archeologico deve essere studiato e catalogato in maniera adeguata

Una delle possibilità allo studio potrebbe essere quella di integrare il ritrovamento nel progetto di ristrutturazione della piazza, permettendo ai futuri visitatori di ammirare i mosaici attraverso apposite vetrine o altre soluzioni di esposizione protetta. L’iniziativa non solo offrirebbe un valore aggiunto al restyling urbano, ma trasformerebbe il ritrovamento in un elemento di attrazione turistica

Il rinvenimento di reperti di questo tipo solleva una questione fondamentale: come conciliare lo sviluppo urbano con la necessità di preservare il nostro patrimonio storico e archeologico? Le città italiane, ricche di storia stratificata, sono spesso teatro di scoperte simili, e ciò impone una riflessione su come intervenire per proteggere tali tesori senza ostacolare il progresso e la vita quotidiana.

La tutela del patrimonio archeologico è regolata da leggi specifiche, e la Soprintendenza svolge un ruolo fondamentale in questo processo. L’obiettivo principale è garantire che i ritrovamenti vengano adeguatamente studiati, catalogati e, laddove possibile, resi accessibili al pubblico. Tuttavia, la gestione di questi ritrovamenti richiede spesso tempi lunghi e risorse considerevoli, che non sempre coincidono con le esigenze pratiche delle amministrazioni locali e delle imprese coinvolte nei lavori di ristrutturazione.

In situazioni come questa, la collaborazione tra le istituzioni locali, le autorità archeologiche e le aziende che si occupano dei lavori diventa fondamentale.

In questo caso specifico, la parola finale spetta alla Soprintendenza ai Beni Archeologici di Perugia, che dovrà stabilire come procedere per la tutela e la valorizzazione del mosaico ritrovato. Le possibilità sono molteplici: il mosaico potrebbe essere trasferito in un museo per essere conservato in un ambiente controllato, oppure si potrebbe optare per una soluzione che lo mantenga nel luogo di ritrovamento, rendendolo accessibile al pubblico attraverso tecniche di conservazione in situ.

Importante la protezione e la fruibilità del bene al pubblico

Entrambe le soluzioni presentano vantaggi e svantaggi: il trasferimento in un museo garantirebbe una protezione ottimale del manufatto, ma ne priverebbe il contesto originario; la conservazione sul posto, d’altro canto, richiederebbe un impegno maggiore in termini di manutenzione e protezione, ma consentirebbe ai cittadini di ammirare il mosaico nel suo ambiente storico. La soluzione peggiore sarebbe quella di trasferire il mosaico a Perugia dove giacciono già, dimenticati, altri reperti rinvenuti a Gubbio.

Qualunque sia la decisione finale, è fondamentale prenderla tenendo conto della straordinaria importanza del reperto e del suo potenziale contributo alla conoscenza della storia locale.

L’auspicio è che il ritrovamento del pavimento a mosaico possa essere non solo un arricchimento culturale per la città, ma anche un’occasione per promuovere il turismo e la conoscenza della storia locale, trasformando quello che inizialmente sembrava un ostacolo in una risorsa per tutti.