Il recente sopralluogo della Soprintendenza Archeologica di Perugia presso gli scavi di Piazza 40 Martiri a Gubbio che hanno riportato alla luce frammenti di pavimentazione di epoca romana, gettando nuova luce sulla storia antica della città. Tuttavia, nonostante l’importanza della scoperta, l’orientamento attuale della Soprintendenza sembra propendere per la ricopertura dei mosaici. Un approccio discutibile dal momento che i mosaici giacciono sotto dei teli e non sono state rese pubbliche le immagini.

Durante il sopralluogo, erano presenti l’assessore comunale ai lavori pubblici Spartaco Capannelli, l’ingegnere Mario Traversini, responsabile dei lavori di riqualificazione della piazza, e gli archeologi Giorgio Postrioti della Soprintendenza e Francesco Giorgi, incaricato di gestire i ritrovamenti. Tuttavia, un’assenza rilevante si è fatta notare: l’assessore alla cultura Paola Salciarini, la cui mancata presenza desta domande senza risposta.

Gli scavi nella storica Piazza 40 Martiri, un’area di grande rilevanza sia per la memoria locale che per il patrimonio archeologico, hanno rivelato frammenti di pavimentazione romana, con tracce di pavimentazione in opus signinum risalente al periodo augusteo. Tracce dello stesso genere sono emerse anche in un’area poco distante.  Questi ritrovamenti confermano la presenza nella zona di ruderi romani di grande importanza come una domus o addirittura delle terme, già evidenziata durante lavori di altra natura negli anni ’60.

La pavimentazione di epoca romana forse ricoperta con uno speciale tessuto e interrata

Tuttavia, nonostante l’importanza della scoperta, sembra che la Soprintendenza abbia adottato una linea di azione controversa: ricoprire la pavimentazione di epoca romana con “tessuto non tessuto” per proteggerli temporaneamente e, dopo averli fotografati e documentati, interrarli nuovamente per consentire la prosecuzione dei lavori di riqualificazione. Questa decisione mira a bilanciare la salvaguardia dei reperti con l’avanzamento dei lavori in piazza, che, secondo le dichiarazioni dell’assessore Capannelli, non subiranno ritardi significativi.

L’assessore Capannelli ha infatti dichiarato che “non perderemo nemmeno un giorno di lavoro”, sottolineando la necessità di mantenere il calendario previsto per i lavori di riqualificazione, considerati essenziali per migliorare l’aspetto urbano e la fruibilità della piazza.

Interrare i mosaici potrebbe essere interpretato come la perdita di un’opportunità per far emergere e valorizzare ulteriormente l’antico patrimonio di Gubbio. La città, già conosciuta per la sua ricchezza culturale e storica, avrebbe potuto trarre beneficio dal rendere visibili queste scoperte e includerle in un circuito turistico. La pavimentazione romana potrebbe infatti rappresentare un’attrattiva aggiuntiva per il turismo culturale, che negli ultimi anni ha registrato consistenti defezioni a Gubbio.

Non è la prima volta che la ricopertura di reperti archeologici causa controversie. In molte città italiane e europee, le scelte riguardanti la tutela e la valorizzazione dei reperti emersi durante i lavori di costruzione o riqualificazione si sono scontrate con necessità di tipo pratico ed economico. Tuttavia, alcuni esempi virtuosi dimostrano che è possibile integrare elementi archeologici all’interno di spazi pubblici senza interrompere i lavori o comprometterne la funzionalità.

La strana assenza dell’assessore alla cultura

L’assessore Salciarini, che non ha assistito al sopralluogo, aveva sottolineato, in altre occasioni, l’importanza di rendere Gubbio una città a misura di turisti, puntando sulla cultura come motore di sviluppo. La sua assenza potrebbe quindi essere interpretata come un segnale di scarsa attenzione per un tema così rilevante per il futuro culturale della città, oppure semplicemente come una coincidenza dettata da impegni lavorativi concomitanti.

Alcuni cittadini hanno ricordato che i frammenti di pavimentazione romana emersi recentemente non sono una novità. Già alla fine degli anni ’60, durante altri lavori, vennero alla luce reperti simili nello stesso punto, davanti alla Farmacia comunale. Tuttavia allora si scelse di ignorarli interrandoli nuovamente senza una reale valorizzazione.

L’integrazione dei ritrovamenti nella vita quotidiana della città, attraverso l’allestimento di percorsi archeologici o spazi museali all’aperto, potrebbe rappresentare un valore aggiunto per il turismo culturale e per la valorizzazione dell’identità storica della città.

Il futuro di Piazza 40 Martiri e dei suoi reperti romani è ancora incerto. Se da un lato le decisioni della Soprintendenza sembrano ormai orientate verso la ricopertura, dall’altro, l’interesse della cittadinanza e delle associazioni culturali locali potrebbe portare a un ripensamento delle modalità di conservazione e valorizzazione del patrimonio.

Questa vicenda mette in evidenza una questione più ampia: la gestione del patrimonio culturale nelle città storiche italiane. In un paese ricco di storia come l’Italia, ogni intervento urbanistico porta con sé il rischio di scoprire antichi tesori, e la sfida è trovare un equilibrio tra lo sviluppo moderno e la tutela del passato.